10 frasi di Luigi Pirandello sulla solitudine, ti aiuteranno a capire perché ti senti solo e troverai il modo di uscirne

Luigi Pirandello non è stato solo uno scrittore, ma un anatomista dell’anima umana. Nelle sue pagine non ci sono eroi, ma persone che inciampano nella propria identità come in un gradino dimenticato. Pirandello è stato un uomo ironico, malinconico, lucidissimo e soprattutto profondamente solo. Non una solitudine da romanzo, ma quella autentica, quella che ti guarda allo specchio e ti fa pensare: “ma chi diamine sono, io?”.

frasi di Luigi Pirandello sulla solitudine
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Pirandello, l’uomo che rideva della vita (mentre la smontava pezzo per pezzo)

Nato ad Agrigento nel 1867, Luigi Pirandello ha sempre vissuto tra due mondi: quello caldo e teatrale della Sicilia e quello gelido e razionale della mente. Nella sua vita privata, la solitudine non fu una posa letteraria. La moglie, Antonietta Portulano, soffriva di gravi disturbi mentali e lui visse per anni diviso tra la dedizione e la disperazione. Il successo non lo salvò: dietro la fama del Nobel, c’era un uomo che continuava a sentirsi “nessuno”.

La solitudine secondo Pirandello

Per Luigi Pirandello, la solitudine non è stare senza gli altri. È, piuttosto, non riuscire più a trovarsi in mezzo agli altri. Nel suo capolavoro Uno, nessuno e centomila, scrive una delle sue frasi più potenti:

La vera solitudine è in un luogo che vive per sé e che per voi non ha traccia né voce, e dove dunque l’estraneo siete voi.”

Dietro queste parole c’è una visione spietata: la solitudine è sentirsi fuori posto anche nel mondo che ci appartiene. È quando entri in una stanza piena di gente e ti accorgi che, in fondo, potresti essere su Marte: nessuno ti vede davvero, nemmeno tu.
Pirandello ci dice, in sostanza, che la solitudine non dipende da chi ci circonda, ma da quanto siamo in contatto con noi stessi.

Il paradosso pirandelliano: soli per conoscerci, ma non troppo

Pirandello non invita a fuggire dal mondo, ma neppure a perdercisi dentro. Lui stesso alternava momenti di isolamento totale a un’ironia pungente verso l’ipocrisia sociale. Ne Il fu Mattia Pascal, il protagonista prova a reinventarsi, a “morire” e rinascere con un’altra identità, convinto che così si libererà dalle convenzioni e dagli altri. Ma scopre presto che non c’è scampo: la solitudine non è fuori, è dentro. È come fare le valigie per scappare da sé stessi, e poi ritrovarsi in vacanza con la propria ombra.

Perché ci sentiamo soli

La frase sulla “vera solitudine” è ancora attuale perché racconta un disagio moderno: viviamo circondati da rumore, ma disconnessi da noi stessi. Passiamo ore a parlare, postare, sorridere, eppure ci sentiamo invisibili. Pirandello ci direbbe: È normale. Ti sei perso di vista.”

La sua “cura” non è consolatoria, ma funziona:

  • Riconosci la tua maschera. Tutti recitiamo. Ammetterlo è il primo passo per smettere di crederci troppo.
  • Accetta l’estraneo in te. Quello che ti sembra incomprensibile di te stesso non è un difetto, è la parte più vera.
  • Scegli il tuo pubblico. Non serve piacere a tutti: basta trovare chi sa restare quando togli la maschera.

Pirandello non promette la felicità, ma un po’ di lucidità, che è già tanto.

Quando la solitudine diventa libertà

Alla fine, per lui, la solitudine non è una condanna. È un passaggio obbligato per scoprire chi siamo, senza i riflessi distorti degli altri. Non è “stare soli”, ma “smettere di essere chi non siamo”. E forse è proprio questo il segreto pirandelliano: accettare di essere estranei, per tornare finalmente a casa.

10 frasi di Luigi Pirandello sulla solitudine

  1. La solitudine non è mai con voi; è sempre senza di voi; è soltanto possibile con un estraneo attorno: luogo o persona che sia, che del tutto vi ignorino, che del tutto voi ignoriate, così che la vostra volontà e il vostro sentimento restino sospesi e smarriti in un’incertezza angosciosa e, cessando ogni affermazione di voi, cessi l’intimità stessa della vostra coscienza. La vera solitudine è in un luogo che vive per sé e che per voi non ha traccia né voce, e dove dunque l’estraneo siete voi.”
  2. Cadeva ogni orgoglio. Vedere le cose con occhi che non potevano sapere come gli altri occhi intanto le vedevano. Parlare per non intendersi. Non valeva più nulla essere per sé qualche cosa. E nulla più era vero, se nessuna cosa per sé era vera. Ciascuno per suo conto l’assumeva come tale e se ne appropriava per riempire comunque la sua solitudine e far consistere in qualche modo, giorno per giorno, la sua vita.”
  3. Di ciò che posso essere io per me, non solo non potete saper nulla voi, ma nulla neppure io stesso.”
  4. Una realtà non ci fu data e non c’è, ma dobbiamo farcela noi, se vogliamo essere: e non sarà mai una per tutti, una per sempre, ma di continuo e infinitamente mutabile.”
  5. Le anime hanno un loro particolar modo d’intendersi, d’entrare in intimità, fino a darsi del tu, mentre le nostre persone sono tuttavia impacciate nel commercio delle parole comuni, nella schiavitù delle esigenze sociali. Han bisogni lor propri e loro proprie aspirazioni le anime, di cui il corpo non si dà per inteso, quando veda l’impossibilità di soddisfarli e di tradurle in atto. E ogni qualvolta due che comunichino fra loro così, con le anime soltanto, si trovano soli in qualche luogo, provano un turbamento angoscioso e quasi una repulsione violenta d’ogni minimo contatto materiale, una sofferenza che li allontana, e che cessa subito, non appena un terzo intervenga. Allora, passata l’angoscia, le due anime sollevate si ricercano e tornano a sorridersi da lontano.”
  6. Folle! Come mi ero illuso che potesse vivere un tronco reciso dalle sue radici?
  7. Ma sì! così era! il simbolo, lo spettro della mia vita era quell’ombra: ero io, là per terra, esposto alla mercé dei piedi altrui. Ecco quello che restava di Mattia Pascal, morto alla Stìa: la sua ombra per le vie di Roma.”
  8. Ed ecco, ora, dopo essermi aggirato per due anni, come un’ombra, in quella illusione di vita oltre la morte, mi vedevo costretto, forzato, trascinato per i capelli a eseguire su me la loro condanna. Mi avevano ucciso davvero! Una volta per uno!
  9. Perché guardi così? E nessuno pensa che tutti dovremmo guardare sempre così, ciascuno con gli occhi pieni dell’orrore della propria solitudine senza scampo.”
  10. Siamo io e l’ombra mia, su la terra. Me la son portata a spasso, quest’ombra, di qua e di là continuamente, e non mi son mai fermato tanto, finora, in un luogo, da potervi contrarre un’amicizia duratura.”

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