L’empatia è una di quelle parole che vanno di moda: tutti la sbandierano, pochi la capiscono davvero e ancora meno la usano nel modo giusto. Poi arriva Agnese Scappini, psicologa, scrittrice e divulgatrice, e ci mette davanti a una verità tanto semplice quanto spiazzante: l’empatia è un dono, ma solo se impariamo a gestirla. Altrimenti diventa una zavorra che ci trascina a fondo. Con le sue riflessioni, Agnese Scappini ci invita a guardare l’empatia non come un superpotere incontrollabile, ma come un muscolo da allenare insieme all’intelligenza emotiva. E lo fa con frasi che colpiscono come pugni morbidi nello stomaco, ricordandoci che essere sensibili non significa dover fare i “bidoni della spazzatura emotiva” del mondo.
Quando l’empatia diventa un macigno
“Troppe volte ci troviamo a soffrire per la nostra troppa empatia perché non abbiamo imparato a usarla nel modo giusto” scrive Scappini. E come darle torto? Quante volte ci siamo ritrovati a portare addosso i problemi degli altri, come se fossero nostri, fino a sentirci stanchi, svuotati, a volte persino arrabbiati senza sapere bene perché?
La sua osservazione è tagliente: “Le persone empatiche assorbono tutto ciò che gli capita intorno senza filtri e questo fa diventare la loro anima pesante.” Ecco il punto: l’empatia senza confini ci trasforma in spugne. E una spugna bagnata, si sa, prima o poi cola da tutte le parti.
Il filtro che salva la pelle (e l’umore)
La frase che meglio riassume il pensiero di Agnese Scappini è questa:
“Dobbiamo imparare a filtrare ciò che ci fa bene da ciò che ci fa male e ad assorbire solo ciò che ci fa bene.”
Un consiglio che, detto così, sembra quasi banale. Ma è proprio qui che sta la differenza tra vivere meglio o continuare a farsi succhiare l’energia. Filtrare significa imparare a distinguere tra ciò che è nostro e ciò che appartiene agli altri. Significa capire che non è necessario caricarsi addosso i problemi del mondo per essere persone sensibili e presenti.
In pratica? È un invito a dire: “Ti ascolto, ti capisco, ma non mi trasferisco nel tuo dolore.”
Empatia sì, ma con cervello
Ed è qui che entra in gioco la famosa “intelligenza emotiva”. Agnese Scappini lo sottolinea:
“Per non farci togliere energie dall’empatia è necessario che intervenga l’intelligenza emotiva, che è la capacità che abbiamo di riconoscere gli stati degli altri senza però farsene carico.”
Tradotto: l’empatia è il Wi-Fi che ci collega alle emozioni altrui, ma l’intelligenza emotiva è il firewall che impedisce ai virus di entrare. Una bella differenza, perché non serve a diventare più freddi, ma a proteggersi.
La lezione che ci lascia
Alla fine, il messaggio di Agnese Scappini è chiaro e – diciamolo – liberatorio:
“L’empatia può essere la nostra principale risorsa, ma solo se accompagnata da una buona intelligenza emotiva.”
Non si tratta di smettere di essere empatici, ma di imparare a gestire quella sensibilità come uno strumento prezioso. È un po’ come avere un’auto di lusso: inutile se non sai guidarla, rischiosa se la usi senza freni, meravigliosa se impari a controllarla.
Quindi, la prossima volta che ti senti prosciugato dalle emozioni degli altri, ricorda Agnese Scappini: metti il filtro, tieni ciò che ti fa bene e lascia andare il resto. Non sei l’aspirapolvere emotivo di nessuno.
Frasi di Agnese Scappini sull’empatia
- “Troppe volte ci troviamo a soffrire per la nostra troppa empatia perché non abbiamo imparato a usarla nel modo giusto.”
- “Le presone empatiche assorbono tutto ciò che gli capita intorno senza, filtri e questo fa diventare la loro anima pesante.”
- “Per non farci togliere energie dall’empatia è necessario che intervenga l’intelligenza emotiva, che è la capacità che abbiamo di riconoscere gli stati degli altri senza però farsene carico.”
- “Dobbiamo imparare a filtrare ciò che ci fa bene da ciò che ci fa male e ad assorbire solo ciò che ci fa bene.”
- “L’empatia può essere la nostra principale risorsa, ma solo se accompagnata da una buona intelligenza emotiva.”
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