Charles Bukowski non era solo un poeta e scrittore americano, ma un osservatore spietato e ironico della vita. La sua scrittura è fatta di verità crude, di notti insonni, di bicchieri mezzo vuoti e mezzo pieni di alcool, di sogni spezzati e di ricordi che bruciano come sale sulle ferite. Tra i temi che amava affrontare c’è la nostalgia, quella strana sensazione che ci fa rimpiangere ciò che non c’è più… o che forse non è mai esistito davvero.

Chi era Charles Bukowski
Charles Bukowski era un tipo sui generis: rozzo, diretto, ma con un’umanità nascosta sotto strati di cinismo e umorismo tagliente. La sua vita, fatta di lavori precari, bar fumosi, donne e scrittura, lo portava a guardare al passato con occhi lucidi, senza romanticismi inutili. Parlava della nostalgia non come di un sentimento poetico da cartolina, ma come di un’illusione pericolosa, una trappola della mente che ci tiene prigionieri dei “se solo…”.
La nostalgia secondo Bukowski
Per Bukowski, la nostalgia è il ricordo di ciò che non avrebbe mai potuto essere. Lo dice chiaramente nella frase:
“Non lasciatevi ingannare dalla nostalgia di quel poteva essere. Non poteva essere nient’altro, altrimenti lo sarebbe stato.”
In queste parole c’è un invito potente: smettila di vivere nel rimpianto, nel sogno di una vita alternativa che non esiste. Per lui, pensare al passato con dolcezza è pericoloso, perché rischia di impedirci di vivere davvero il presente. E questa frase, in particolare, ha una funzione quasi terapeutica quando si tratta di relazioni complicate.
Immagina una persona che continua a suggerirti che “stare assieme sarebbe divino”, che ti riempie di promesse non mantenute o di scenari ipotetici. Bukowski ci ricorda che quel “potrebbe essere” è solo fumo negli occhi. Non sarebbe stato nient’altro perché, se davvero fosse stato destinato a succedere, sarebbe successo. Accettarlo significa liberarsi di illusioni e manipolazioni emotive, e recuperare il diritto di stare bene con noi stessi.
Dove Bukowski parla di nostalgia
Nelle sue poesie e nei suoi romanzi, come Post Office o Factotum, Bukowski torna spesso sul tema dei ricordi, delle persone perse, dei sogni infranti. In molte frasi attribuite a lui, come:
“A volte ti alzi dal letto al mattino e pensi che non ce la farai, ma ridi dentro di te, ricordando tutte le volte in cui ti sei sentito così”
emerge la consapevolezza dolorosa e al tempo stesso liberatoria che il passato è passato, e che il presente va affrontato senza illusioni.
Il consiglio di Bukowski
Se la nostalgia ti inganna e qualcuno cerca di convincerti che ciò che non c’è più o ciò che non è mai successo sarebbe stato perfetto, ricorda Bukowski. Non è una frase da citare in versi delicati, ma un pugno di realtà: non poteva essere nient’altro, altrimenti lo sarebbe stato. È una cura amara, ma necessaria, per imparare a dire addio, a scrollarsi di dosso chi ci vuole intrappolare in fantasie di felicità impossibili. È una forma di libertà: smettere di rimpiangere e cominciare a vivere davvero.
Frasi di Bukowski sulla nostalgia
- “Non lasciatevi ingannare dalla nostalgia di quel poteva essere. Non poteva essere nient’altro, altrimenti lo sarebbe stato.”
- “Ricorderò la tua piccola stanza, la sensazione di te, la luce nella finestra, i tuoi dischi, i tuoi libri, il nostro caffè al mattino, i nostri pomeriggi, le nostre notti…”
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