Frasi di Bukowski sulla solitudine, riuscirai a spiegare perché ami stare da solo con te stesso e tutti ti invidieranno

Charles Bukowski non era certo il tipo che ti invitava a una festa in salotto, ma era uno di quelli che sapeva come stare bene da solo. La solitudine, per lui, non era un castigo o un triste isolamento, ma una compagna di bevute e riflessioni crude, a volte amare, ma sempre autentiche. Ma chi era davvero Bukowski, cosa pensava della solitudine, come la viveva, e soprattutto perché diceva: “Non sono mai stato solo. Mi piaccio. Sono il miglior intrattenimento che ho. Beviamo altro vino!”?

Frasi di Bukowski sulla solitudine
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Bukowski: l’uomo dietro il mito

Bukowski era un poeta e scrittore americano, ma non il classico “poeta da manuale”. Era un uomo del popolo, un outsider che viveva tra bar, bettole, e notti insonni. La sua vita non è mai stata una passeggiata: lavorava in uffici tristi, beveva come se non ci fosse un domani, e scriveva di tutto ciò che vedeva: la povertà, l’amore complicato, la rabbia verso il mondo. Ma soprattutto, scriveva di sé stesso, senza filtri e senza vergogna. Perché Bukowski era uno che non cercava l’approvazione, ma la verità.

La solitudine secondo Bukowski: un’amica scomoda, ma vera

Per Bukowski la solitudine non era qualcosa da evitare o da curare. No, era parte integrante della sua vita e del suo mestiere. In molti suoi scritti – soprattutto nei suoi racconti e poesie – la solitudine emerge come un tema centrale, quasi un personaggio secondario che gli stava sempre alle spalle.

La solitudine per lui era un momento di confronto con sé stesso, un’occasione per scoprire quanto poteva contare davvero sulle proprie forze (e sul proprio sarcasmo). Non era una prigione, ma un luogo dove poteva essere libero da tutte le finzioni e i giudizi degli altri.

Viveva la solitudine in prima persona come un’alleata, anche se a volte scomoda. Scriveva con l’aria stropicciata del barista di un locale di periferia, con la sigaretta sempre accesa e la bottiglia di vino a portata di mano, raccontando che la solitudine può anche far male, ma fa parte del gioco.

“Non sono mai stato solo. Mi piaccio. Sono il miglior intrattenimento che ho. Beviamo altro vino!”: cosa voleva dire Bukowski?

Questa frase è un po’ come un brindisi amaro e sincero. Bukowski qui vuole dire che, alla fine, l’unica compagnia su cui possiamo davvero contare è noi stessi. E non bisogna farsene un dramma, anzi: bisogna imparare a divertirsi con quello che si ha, cioè con sé stessi.

Quando dice “Mi piaccio. Sono il miglior intrattenimento che ho”, ci sta regalando una specie di manuale di sopravvivenza alla solitudine: accettarsi, conoscersi, amare anche i propri difetti e stranezze. Perché, se non lo fai tu, nessuno lo farà per te.

E il “Beviamo altro vino!”? Quello è il suo modo di dire: non prenderti troppo sul serio, anche nei momenti difficili. La vita è una bevuta amara, ma almeno cerchiamo di farla con stile e un po’ di ironia.

Consigli bukowskiani per convivere con la solitudine

Bukowski non era uno psicologo, ma il suo messaggio è chiaro: la solitudine fa parte della vita e non è una nemica. Ecco cosa ci suggerisce, senza giri di parole:

  • impara a stare con te stesso. Se non ti sopporti, ti aspetta una vita complicata;
  • trova il tuo “intrattenimento”: può essere un hobby, scrivere, leggere, o semplicemente osservare il mondo con un po’ di sarcasmo;
  • non cercare la compagnia a tutti i costi. A volte stare soli è il modo migliore per scoprire chi sei davvero;
  • prendi tutto con un pizzico di ironia e, se serve, brindaci su.

Cosa ci insegna Bukowski?

Charles Bukowski ci insegna che la solitudine non è un castigo ma una compagnia inevitabile e, se la impariamo a conoscere, può diventare persino divertente. Non si tratta di restare isolati o tristi, ma di accettarsi con tutte le imperfezioni, trovando il modo di piacersi e di non prendersi troppo sul serio.

Quindi, la prossima volta che ti senti solo, pensa a Bukowski: sei il miglior spettacolo che puoi avere, quindi siediti, stappa una bottiglia e brindaci su. La solitudine, dopotutto, è solo un altro modo per fare festa con te stesso.

Frasi di Bukowski sulla solitudine

  1. E come la chiami? Libertà o solitudine?
  2. Non sono mai stato solo. Mi piaccio. Sono il miglior intrattenimento che ho. Beviamo altro vino!
  3. La solitudine non mi ha mai dato fastidio, perché ho sempre avuto questo terribile prurito per la solitudine.”
  4. È quando sono a una festa… che potrei sentirmi solo.”
  5. Gli uomini più forti sono quelli più soli.”
  6. Mi nascondevo nei bar, perché non volevo nascondermi nelle fabbriche.”
  7. C’è una solitudine in questo mondo così grande che puoi vederla nel lento movimento delle lancette di un orologio.”
  8. Ci sono cose peggiori dell’essere soli, ma ci vogliono decenni per capirlo e, il più delle volte, quando lo capisci è troppo tardi.”
  9. A volte ho la sensazione di essere solo al mondo. Altre volte ne sono sicuro.”
  10. Non odio le persone. Semplicemente mi sento meglio quando non ci sono.”
  11. Quel bar non lo aveva mai visto così pieno… ma è comunque una via che si percorre in solitudine.”
  12. Solo con tutti… siamo tutti intrappolati in un destino singolare. Nessuno trova mai quello giusto.”
  13. La carne copre l’osso e la carne cerca qualcosa di più della carne.”
  14. C’è un uccellino blu nel mio cuore che vuole uscire, ma io sono troppo duro per lui.”
  15. Mi ero sistemato nel nulla; una sorta di non-esistenza, e l’accettavo… pur di restare solo.”
  16. Ero diventato un altro ubriacone che pensa al suicidio, seduto per giorni in stanzette con le tapparelle abbassate.”

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