Se fosse un cocktail, Paolo Crepet sarebbe un mix di psichiatria, sociologia e peperoncino. Classe 1951, barba da intellettuale disilluso e voce ferma di chi non la manda a dire, Crepet è uno dei volti più noti (e temuti) della riflessione pubblica in Italia. Psichiatra, sociologo, scrittore e opinionista televisivo, è famoso per le sue analisi pungenti sulla società contemporanea, la famiglia, i giovani e i narcisisti. Non è un tipo da mezze parole. Quando parla, lo fa per scuotere, far riflettere, o se serve, svegliare qualcuno a schiaffi verbali. E i narcisisti, secondo lui, se li meriterebbero eccome.
I narcisisti secondo Crepet: non sono belli, ma si piacciono un sacco
“Per il narcisista più che esserci conta farsi vedere”, scrive Crepet. E ha ragione. Che sia in un’intervista o in uno dei suoi libri più famosi, come Libertà o Il coraggio, Crepet ritorna spesso su questo tema. Il narcisismo – soprattutto quello moderno, da social – è per lui una vera epidemia silenziosa.
Secondo Crepet, il narcisista non è solo quello che si guarda allo specchio due ore al giorno. È, piuttosto, quello che vive per ricevere approvazione. E non importa se quello che mostra è vero, falso o photoshoppato. L’unico obiettivo è ottenere una reazione. Cuoricini, commenti, visualizzazioni.
Perché, come dice lui:
“Il narcisista non si preoccupa di ciò che mostra ma solo dell’effetto che ottiene”
In pratica, se potesse postare una foto delle sue emozioni… sceglierebbe comunque un filtro vintage.
Selfie, post, stories: il nuovo specchio di Narciso
Il mito di Narciso raccontava di un giovane che si innamorò della propria immagine riflessa nell’acqua. Oggi, invece, secondo Crepet, i Narcisi 2.0 si innamorano dei propri selfie. Ma non tanto perché si piacciono, quanto perché piacciono agli altri.
Il dramma, dice Crepet, è che non ci interessa più essere, ma apparire. Non ci chiediamo più “chi sono?”, ma “quanti mi hanno messo like?”. E così, ci si trasforma in personaggi, in vetrine ambulanti. Non si vive più per vivere, ma per “stare in scena”.
Un consiglio di Crepet? Spegni il telefono ogni tanto. Guarda chi hai di fianco. E chiediti se stai davvero vivendo la tua vita o solo interpretando un ruolo per il pubblico.
I consigli del dottor Crepet: meno post, più sostanza
Nei suoi libri e nei suoi interventi pubblici, Crepet invita alla ribellione. Ma non con i cartelli in piazza. Con gesti piccoli ma rivoluzionari: un silenzio, una lettura, una chiacchierata vera.
Per combattere il narcisismo dilagante, propone un’educazione al pensiero critico, alla lentezza, all’ascolto. Ai genitori, dice di non trasformare i figli in mini-divi da Instagram. Ai giovani, consiglia di cercare la bellezza nella profondità, non nella visibilità.
E ai narcisisti? Beh… più che consigli, a volte lancia stilettate. Ma sempre con l’intento di accendere una luce nel buio dell’apparenza.
Crepet e la società dello spettacolo: “Tutti protagonisti, nessun contenuto”
In fondo, quello che più spaventa Crepet non è il narcisismo in sé, ma la sua normalizzazione. Il fatto che ormai sembri “normale” ostentare tutto: relazioni, successi, dolori, pure la colazione.
In una società dove tutti vogliono “essere qualcuno”, Crepet ci ricorda che sarebbe già tanto essere se stessi. E che se il tuo valore dipende da uno smartphone… forse c’è da farsi qualche domanda.
Essere o postare, questo è il dilemma
Paolo Crepet è uno che va dritto al punto. Non indora la pillola, non si nasconde dietro il politicamente corretto. Quando parla di narcisismo, lo fa con la preoccupazione di chi vede una società sempre più vuota e affamata di attenzione.
Ma anche con la speranza – neanche tanto velata – che possiamo ancora svegliarci. Spegnere la fotocamera frontale, guardarci negli occhi. E magari, riscoprire che non serve “farsi vedere” per sentirsi vivi.
O, come direbbe lui:
“Meglio una vita autentica senza like, che un’esistenza fasulla piena di follower”
E con questo, magari, possiamo anche posare il cellulare per cinque minuti. O almeno fino al prossimo post.
Frasi di Crepet sui narcisisti
- “Il narcisismo ha due livelli. Il primo, sano, è l’amore per se stessi. Al secondo livello, si sconfina nell’eccesso: il narciso patologico crede che il mondo giri intorno a lui. I narcisi sono sempre esistiti, ma finché non sono stati inventati i selfie, avevano poche occasioni di dare dimostrazione di sé.”
- “I narcisi sono così attaccati a se stessi che perdono di vista l’altro, e il confronto con gli altri è invece essenziale e salutare.”
- “I narcisi non sono mai sazi.”
- “Oggi abbiamo scoperto miliardi di narcisisti che una volta erano nell’ombra: ti parlano dei loro fatti personali e lo devono dire al mondo intero. C’è tutto un mondo che va verso la maleducazione, l’improvvisazione e la superficialità.”
- “Il Web rappresenta una sorta di casa degli specchi in cui si ha l’illusione di moltiplicarsi, mentre in realtà ci si frammenta.”
- “Per il narcisista più che esserci conta farsi vedere. Che si tratti di un selfie o di un post, il narcisista non si preoccupa di ciò che mostra ma solo dell’effetto che ottiene.”
- “I social network funzionano da moltiplicatori del loro desiderio di essere al centro dell’attenzione. Il narciso è attento più all’aspetto che al talento.”
- “Il primo comandamento dei narcisi è ‘farsi vedere.’“
- “I social network hanno affermato la visibilità come misura del valore.“
- “Il primo segnale che siamo nel campo di un disturbo della personalità narcisistica è la quantità di tempo passata sui social network.”
- “Il discrimine sta anche nell’età: una sedicenne può cambiare una volta al giorno la foto del profilo, ma se qualcuno lo fa dopo i vent’anni ha un problema.”
- “La vita del suo partner può essere un inferno perché il narciso vuole piacere a tutti. Non si occupa del partner, non lo ascolta, non si accorge se sta bene o male.”
- “Non avere un’altra chance al di fuori dei social network è l’ultimo stadio del disturbo, il più grave per il soggetto.”
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