Dacia Maraini è una di quelle persone che, anche quando parlano piano, fanno rumore. Scrittrice, poetessa, drammaturga, donna coraggiosa e scomoda, ha attraversato la storia italiana (e non solo) con una penna affilata e una voce libera. Non ha mai avuto paura di dire quello che pensa, né di restare sola quando farlo significava andare controcorrente. La sua vita è stata tutto fuorché tranquilla: l’infanzia segnata dal campo di concentramento giapponese durante la guerra, gli anni accanto ad Alberto Moravia, la scrittura come compagna fedele e ostinata. Eppure, se c’è un tema che ritorna spesso nei suoi libri e nelle sue interviste, è proprio quello della solitudine.

La solitudine secondo Dacia Maraini: una prova, ma anche un’occasione
Per Dacia Maraini, la solitudine non è una condanna, ma una condizione umana inevitabile e, se la si sa guardare bene, persino preziosa. La sua frase più famosa lo dice chiaramente:
“La solitudine è una condizione che può essere vissuta come una prigione o come una possibilità.”
Questa riflessione nasce da un’esperienza profonda, non da una teoria astratta. Dacia Maraini ha vissuto lunghi periodi di isolamento, ma non li ha mai subiti completamente. Nei suoi libri – da Amata scrittura a La lunga vita di Marianna Ucrìa – la solitudine è spesso un personaggio silenzioso ma centrale: è quella voce interiore che obbliga a conoscersi davvero, a fare i conti con le proprie ombre, ma anche a scoprire quanto siamo forti quando non abbiamo nessuno a sorreggerci.
Tra prigione e possibilità: dipende tutto da come la guardi
E qui arriva il colpo di genio. Dacia Maraini non idealizza la solitudine, non la dipinge come una passeggiata zen tra i pensieri. Dice chiaramente che può essere una prigione: soffocante, piena di paura, un buco nero dove ci si perde. Ma può anche essere una possibilità: di rinascita, di silenzio creativo, di libertà dai ruoli e dalle aspettative degli altri.
Insomma, la differenza non è nella solitudine in sé, ma in come la viviamo. È una lezione che suona quasi provocatoria oggi, nell’epoca in cui non riusciamo nemmeno a prendere un caffè senza controllare il telefono ogni tre secondi.
Un consiglio per chi soffre e per chi ama
Dacia Maraini non parla mai da maestrina, ma da persona che ha capito – sulla pelle – che stare soli può far male, ma può anche insegnare a non dipendere da chiunque ci stia accanto. E qui arriva la parte che può esserci davvero utile: quando qualcuno che amiamo sta attraversando un momento difficile, il nostro istinto è “riempire” la sua solitudine. Telefonate, messaggi, distrazioni. Ma a volte il gesto più d’amore è non scappare dalla solitudine altrui: restare accanto, in silenzio, lasciando che l’altro ritrovi se stesso. Perché – direbbe Dacia Maraini – nessuno può salvarci dalla solitudine, ma possiamo imparare a non averne paura.
Imparare a stare soli (senza sentirsi soli)
Dacia Maraini ci insegna che la solitudine non è il contrario dell’amore, ma del disamore verso se stessi. E se imparassimo a viverla come una “possibilità”, potremmo scoprire che dietro quel silenzio si nasconde la voce più autentica che abbiamo: la nostra.
Forse, dopotutto, non serve aver paura della solitudine. Serve solo una buona tazza di tè, un libro di Dacia Maraini e un po’ di coraggio per guardarci dentro, senza filtri e senza fretta.
Frasi di Dacia Maraini sulla solitudine
- “È unicamente nella solitudine che noi riusciamo a capire alcune cose ed è nella solitudine che possiamo confermare la nostra vocazione per la poesia.”
- “La solitudine è una condizione che può essere vissuta come una prigione o come una possibilità.”
- “La solitudine è una forma di libertà, ma anche una forma di dolore.”
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