Fëdor Dostoevskij non è stato solo uno scrittore. È stato uno di quei pochi individui capaci di guardare dritto negli occhi l’abisso e poi scriverci sopra un capolavoro. Se pensi che la tua giornata stia andando male, prova a leggere qualche pagina dei suoi romanzi: sentirai improvvisamente una strana forma di consolazione. Perché Dostoevskij non solo ha capito l’infelicità, ma l’ha dissezionata con l’occhio clinico del filosofo e il cuore sofferente dell’uomo. E ha avuto anche la sfortuna (o il talento) di viverla sulla propria pelle.

L’infelicità secondo Dostoevskij: una questione personale
Per Dostoevskij l’infelicità non era un accidente della vita, ma una condizione costitutiva dell’essere umano. Era un po’ come la forfora o la bolletta del gas: inevitabile. Secondo lui, soffriamo perché siamo liberi. Paradossale, vero? Ma proprio così: la libertà di scegliere porta con sé il dubbio, l’errore, il rimorso, la colpa. Ecco la ricetta perfetta per l’infelicità.
Ne scrive ovunque, ma è ne I demoni, L’idiota e soprattutto Memorie dal sottosuolo che la sua teoria diventa esplosiva: l’uomo, dice, è così complicato da desiderare il dolore, perfino quando potrebbe scegliere la felicità. Perché? Per affermare il proprio libero arbitrio. Un modo un po’ masochista di dire “decido io, anche se mi fa male”.
Un’infelicità vissuta e sudata
Dostoevskij l’infelicità non la raccontava per sentito dire: ci aveva fatto colazione, pranzo e cena. Nato in una famiglia problematica, cresciuto tra violenze e malattie, viene arrestato nel 1849 per attività sovversiva contro lo zar. Condannato a morte, viene graziato all’ultimo secondo (letteralmente: quando era già davanti al plotone d’esecuzione). Una bella botta, insomma. Seguono quattro anni di lavori forzati in Siberia. Altro che ritiri spirituali.
Quell’esperienza lo segna per sempre. Quando torna alla scrittura, è un altro uomo: più spirituale, più tormentato, più consapevole che l’infelicità è la materia prima dell’anima. Ed è anche l’unico scrittore al mondo che può vantare una crisi epilettica al centro di una dichiarazione d’amore. Altro che Tinder.
Perché siamo infelici? Chiedilo a Raskol’nikov
Dostoevskij ci dice che l’uomo moderno è infelice perché ha perso il contatto con il sacro, con la comunità, con la responsabilità morale. Vuole tutto, subito, e senza pagare il conto. Ma la coscienza, quella sì che presenta il conto, prima o poi.
In Delitto e castigo, Raskol’nikov uccide per dimostrare a se stesso di essere “oltre il bene e il male”. Risultato? Una crisi esistenziale con i fiocchi. La punizione non viene dalla legge, ma dal suo stesso cervello.
In pratica, Dostoevskij ci sussurra: non sei infelice perché il mondo è cattivo. Sei infelice perché credi di essere Dio… e non lo sei.
C’è una via d’uscita? Forse sì. Ma non è comoda
Lui non ci lascia del tutto senza speranza. Dostoevskij crede nella redenzione. Ma attenzione: non è quella delle pubblicità di cioccolatini o delle frasi motivazionali su Instagram. È una redenzione che passa attraverso il dolore, l’umiltà, il riconoscimento dei propri limiti. È solo accettando il proprio essere fragile e imperfetto che l’uomo può ritrovare un barlume di serenità.
Non a caso, i suoi personaggi trovano pace solo dopo la crisi, mai prima. Per Dostoevskij, la felicità autentica non è assenza di dolore, ma consapevolezza di ciò che siamo: esseri umani, imperfetti e splendidi nel nostro disastro.
Impariamo a soffrire (bene)
Dostoevskij non ci insegna a fuggire dall’infelicità, ma a stare dentro il dolore e capirlo. A non evitarlo con distrazioni, ma ad ascoltarlo come un maestro severo. Perché forse solo chi ha sofferto profondamente può amare altrettanto profondamente.
E se proprio oggi ti senti un po’ giù, non preoccuparti. Potresti essere semplicemente… dostoevskiano.
Frasi di Dostoevskij sull’infelicità
- “L’infelicità è il crogiolo in cui si tempra l’anima.”
- “La sofferenza è l’unica causa della coscienza.”
- “Per essere felici bisogna esistere. A me non è stato dato di cominciare ad esistere.”
- “L’uomo è infelice perché non sa di essere felice; solo per questo.”
- “Chi sogna trova sempre più felicità del risvegliato.”
- “L’uomo è sventurato perché non conosce la sua felicità, ecco tutto.”
- “La sofferenza è la sola causa della coscienza.”
- “Se vuoi essere rispettato dagli altri, la grande cosa è rispettare prima sé stessi. Solo con tale rispetto puoi esigere il rispetto degli altri.”
- “La sofferenza umana è universale, ma ciascuno la sopporta a modo suo.”
- “La disperazione ha le ali più rapide della speranza.”
- “Il dolore e la sofferenza sono sempre inevitabili per una coscienza elevata e per un cuore profondo.”
- “L’uomo è un essere che si abitua a tutto, e credo che questa sia la sua migliore definizione.”
- “Quanto più sono infelice, tanto più sento la sete di vivere.”
- “A volte l’uomo ama la sofferenza, la ama appassionatamente.”
- “La bellezza salverà il mondo, ma quale bellezza salverà noi dalla bellezza?”
Leggi altre frasi celebri di Dostoevskij e le frasi celebri sull’infelicità