Elsa Morante non è stata solo una delle più grandi scrittrici italiane del Novecento: era anche un vulcano di pensieri, parole, passioni e, soprattutto, sogni. Ma non quelli da cioccolatino con dentro la sorpresa. I suoi sogni erano cose serie, a volte scomode, spesso dolorose. E a tratti, da cambiare come si fa con un paio di scarpe che stringono. E infatti una delle sue frasi più famose suona così:
“Devo liberarmi di queste voglie e sogni. Voglio altri sogni, un’altra vita.”
Una frase che sembra uscita da una crisi di mezz’età ma che, letta bene, è un concentrato di consapevolezza (e una bomba educativa, per chi è genitore).
Elsa Morante: una donna fuori dal tempo e dai cliché
Nata nel 1912, Elsa Morante era tutto tranne che accomodante. Ironica, graffiante, emotiva fino all’eccesso, amava i gatti, la letteratura e le verità scomode. Non cercava mai l’applauso facile: scriveva per scavare, per disturbare, per svegliare.
Ne L’isola di Arturo, La Storia o Menzogna e sortilegio, i sogni sono spesso motori di fuga, slanci di speranza, ma anche trappole. Per Elsa, sognare non era un hobby da salotto: era un bisogno, ma anche una responsabilità. Perché – sembrava dirci – sognare male, o troppo a lungo, può farci più male della realtà stessa.
I sogni secondo Elsa Morante: belli, sì, ma solo se servono
Nella sua visione, il sogno è desiderio ma anche illusione. È una forza che può portarti lontano o farti girare in tondo come un criceto sulla ruota. La frase “Voglio altri sogni, un’altra vita” è un’esplosione di lucidità: Elsa capisce che i sogni che ha coltivato non le servono più. Sono vecchi, ingombranti, magari neppure suoi davvero.
È come quando ti accorgi che stai ancora inseguendo l’idea di vita che avevi a 18 anni, ma ne hai 40 e due figli. Ecco, lì Elsa ti prenderebbe per le spalle e ti direbbe: “Sveglia. Cambia sogno. Ne esistono altri migliori per te. E soprattutto: più veri.”
Un consiglio anche per i genitori di figli testardi
Questa frase può diventare un’arma educativa sorprendente. Perché diciamolo: a volte i figli si incaponiscono con sogni che non sono roba loro. Sognano di fare gli astronauti, ma non sopportano nemmeno l’altalena. Vogliono diventare influencer, ma non riescono a finire una frase senza “boh”.
Invece di smontare i loro sogni come fossero castelli di sabbia, si può fare come Elsa: invitarli a cambiarli. Spiegare che i sogni non sono tatuaggi. Si possono riscrivere, sostituire, aggiornare. A volte sono sogni imposti, modelli altrui travestiti da desideri personali. E allora è giusto liberarsene. Non per arrendersi, ma per rinascere.
Quando i sogni diventano zavorre
Elsa Morante lo sapeva: alcuni sogni ci tengono fermi, ci impediscono di vivere davvero. È lì che arriva la necessità di “un’altra vita”, non perché quella che hai faccia schifo, ma perché i sogni che avevi non ci stanno più dentro. È come cercare di infilarsi nei jeans del liceo: una perdita di tempo, e un colpo all’autostima.
Riconoscere che un sogno è superato è un atto di coraggio. Significa che stai crescendo. E che hai capito una cosa fondamentale: non sei obbligato a rincorrere per sempre qualcosa solo perché un giorno lo hai desiderato.
Elsa Morante, i sogni e l’arte di ricominciare
Insomma, Elsa Morante ci ha lasciato un’eredità preziosa: la libertà di cambiare sogno. Di dire “basta” senza sensi di colpa. Di scegliere, ogni tanto, un’altra vita. Perché la vita è lunga (se ci va bene), e i sogni, come i vestiti, vanno cambiati quando non ci stanno più bene addosso.
E se tuo figlio un giorno ti guarda e ti dice che vuole diventare una rockstar, fagli leggere Elsa Morante. Magari capirà che non c’è niente di male a voler essere una rockstar… ma che si può anche scegliere di diventare un insegnante felice. O un panettiere sognatore. L’importante è che quel sogno sia suo. E che non sia una trappola con le luci di Natale.
Frasi di Elsa Morante sui sogni
- “Si sa che la fabbrica dei sogni spesso interra le sue fondamenta fra i tritumi della veglia o del passato.”
- “Che miracolo i sogni! Spesso sono processi notturni di tutte le colpe della giornata. Come ci si accusa, ci si condanna! E ci si scopre, ogni giorno di più…”
- “Dicono che, immergendosi allo specchio nei propri occhi – con attenzione cruciale e al tempo stesso con abbandono – si arrivi a distinguere … invece, nello stagno acquoso dei miei occhi, io non ho scorto altro che quel solito niño tardivo che vegeta segregato dentro di me.”
- “Ma io devo liberarmi di queste voglie e sogni. Voglio altri sogni, un’altra vita. I miei sogni continuano a rivelarmi le sudicie correnti della mia vita, i bassi padroni che la tengono preda.”
- “Oramai, se dura così, sarò preda ogni notte di questi sogni? Il mio desiderio e bisogno, e più di tutto, la lunga voglia di essere soddisfatto solo nel sogno.”
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