Se la felicità fosse un sentiero di montagna, Erri De Luca ci andrebbe a piedi, senza mappa, con lo zaino leggero e lo sguardo in alto. Scrittore napoletano, classe 1950, ex operaio e rivoluzionario gentile, De Luca non si è mai accontentato delle risposte facili. Non nei libri, non nella vita e nemmeno in quelle ricette preconfezionate sulla “ricerca della felicità” che si trovano su Instagram sotto forma di citazioni sbagliate. No, lui la felicità se la va a prendere. A mani nude. Scalando parole e pareti.
Erri De Luca: uno che la vita non se l’è fatta raccontare
C’è chi fa lo scrittore perché ha letto tanto, e chi – come Erri De Luca – perché ha vissuto tanto. Napoletano di origine e spirito libero per vocazione, ha lavorato come muratore, trasportatore, operaio in fabbrica. E poi ha imparato da solo l’ebraico per leggere la Bibbia “così com’è”, ha partecipato ai movimenti rivoluzionari degli anni Settanta, ha scalato montagne vere e metaforiche. In tutto questo, ha scritto come si respira: poco, ogni giorno, ma essenziale.
Per lui, la scrittura non è una professione ma una conseguenza. E la felicità? Non è una destinazione, ma uno stato di grazia che si raggiunge… lavorando duro. Sì, anche su se stessi.
Felicità secondo Erri: una faccenda seria, ma non seriosa
In un’intervista ha detto:
“La felicità non è un diritto. È un colpo di fortuna, una grazia, e bisogna essere pronti a riconoscerla.”
Ecco, già qui ci dice molto. Per De Luca la felicità non è un premio, ma un incontro. E nemmeno tanto frequente. Non la trovi dietro il divano o tra i biscotti integrali. No. Arriva quando meno te l’aspetti, spesso in momenti scomodi, magari mentre stai scalando una parete e non senti più le dita.
Ha scritto di felicità nei suoi racconti, nelle sue poesie, nei romanzi asciutti come un bicchiere d’acqua dopo la corsa. Non urla mai la parola “felicità”. La sussurra. Come in Il giorno prima della felicità, dove racconta la vita di un ragazzo a Napoli nel dopoguerra. La felicità lì è semplice: un pallone, un amore, una città da guardare dalla terrazza.
La felicità è un rischio da prendersi
Nonostante il tono pacato, Erri De Luca è uno che non ha mai avuto paura di dire cose scomode. Secondo lui, la felicità non è per chi sta fermo ad aspettarla.
“Si conquista. Come si conquista una cima. Con il fiato corto e i muscoli stanchi.”
La felicità va sfidata, cercata, provocata. Non va chiesta col cappello in mano. Va presa di petto, a costo di sbagliare. Perché sì, a volte per essere felici bisogna anche avere il coraggio di andarsene, lasciare un lavoro, rompere una convinzione, scalare una parete interiore.
E qui De Luca è tagliente, ma giusto:
“Non è detto che tocca a tutti essere felici. Ma tutti possono provarci.”
Punto.
La felicità è una faccenda da artigiani
Erri De Luca ci insegna che la felicità non è per i pigri, né per gli ansiosi di risultati immediati. È per chi sa aspettare e lavorare. Per chi si sporca le mani. Per chi conosce il valore delle piccole cose: un cielo sereno, una pagina scritta bene, un dolore che finalmente passa.
E se alla fine non arriva? Poco male. Perché, come dice lo stesso De Luca:
“Anche il tentativo è già una forma di felicità.”
E allora proviamoci. Magari inciampando. Magari ridendo. Ma proviamoci.
12 frasi di Erri De Luca sulla felicità
- “La felicità è un agguato. Si viene presi alla sprovvista e forse è meglio così.”
- “Capita così anche a te, al culmine di una felicità, di accorgerti che c’era già stata prima e che questo è un ritorno?“
- “Arriva all’improvviso, dura quanto i cerchi nell’acqua dopo il sasso, interrompe i pensieri, la malinconia, non si fa prenotare, nessun appuntamento, la misteriosa briciola della felicità.”
- “La libertà uno se la deve guadagnare e difendere. La felicità no, quella è un regalo.”
- “Sulla felicità non si costruisce una polis e nemmeno una stanza, solo si possono produrre scintille brevi e irripetibili.”
- “Una felicità prolungata è una narcosi.”
- “Si praticava la pubblica felicità con insolenza.”
- “A riempire una stanza basta una caffettiera sul fuoco.”
- “Il tempo non è un sacco, magari è un bosco. Se hai conosciuto la foglia, poi riconosci l’albero. Se l’hai vista negli occhi, la ritroverai. Pure se è passato un bosco di tempo…“
- “Quando saremo due, nessuno sarà uno, uno sarà l’uguale di nessuno e l’unità consisterà nel due.”
- “Gli occhi per vedere hanno bisogno di lacrime, se no diventano come quelli dei pesci che all’asciutto non vedono niente e si seccano ciechi.”
- “Nell’età delle commozioni il cuore non basta a reggere la spinta del sangue. Il mondo intorno è poco in confronto alla grandezza che si allarga in petto.”
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