Gabriella Tupini non è solo una scrittrice e una pensatrice: è una donna che sa guardare negli angoli più nascosti della mente e del cuore. Tra i tanti temi che affronta, uno spicca per la sua attualità e utilità pratica: la rabbia. Secondo Gabriella Tupini, la rabbia non è un nemico da combattere, ma una forza da riconoscere, comprendere e assumersi.
La rabbia secondo Gabriella Tupini
Per Gabriella Tupini la rabbia nasce da torti subiti, piccoli o grandi, dall’infanzia fino all’età adulta. Non importa se questi torti li cancelliamo dalla memoria: la rabbia resta, silenziosa o rumorosa, pronta a farsi sentire. È un segnale del nostro bisogno di giustizia, ma attenzione: spesso la giustizia sulla Terra non esiste, e la rabbia rischia di diventare un fuoco che brucia chi ci sta accanto.
Ne ha parlato in diversi testi e video, dove distingue chiaramente tra il desiderio di vendetta e la sete di giustizia: la vendetta è personale, emotiva, immediata; la giustizia è un’illusione, perché non possiamo pretendere che il mondo si sistemi secondo i nostri criteri.
La rabbia appartiene a noi
“La tua rabbia non deve avere l’illusione di giustizia.”
Questa frase di Tupini è un vero e proprio manuale pratico per vivere meglio: significa che la rabbia appartiene a noi, e che dobbiamo assumercene la responsabilità senza pretendere che qualcun altro (il mondo, Dio, il partner) la risolva per noi.
In pratica, se ti arrabbi con qualcuno, non è detto che quella persona abbia fatto qualcosa di sbagliato: la rabbia può nascere da delusioni passate, stress accumulato o torti subiti altrove. Riconoscerlo è liberatorio: ci permette di gestire le nostre emozioni senza ferire gli altri e senza pretendere vendetta.
Come usare questo concetto nella coppia
E qui viene il bello: se il tuo partner si arrabbia senza un motivo apparente, puoi ricordargli con dolcezza (e un pizzico di humor) le parole di Gabriella Tupini: “Amore, la tua rabbia non è colpa mia, è tua. Assumiti la responsabilità e vedrai che staremo meglio entrambi.”
Questo non è solo un trucco: funziona perché aiuta l’altro a capire che il suo malumore non deve scaricarlo su di te, e allo stesso tempo ti libera da sensi di colpa inutili. La rabbia rimane, ma diventa un’emozione personale da gestire, non un’arma da puntare contro il partner.
La rabbia è un’alleata silenziosa
Gabriella Tupini ci insegna che la rabbia non è una nemica, ma un’alleata silenziosa che ci segnala torti subiti e desideri inascoltati. Se impariamo a riconoscerla e a prendercene la responsabilità, possiamo vivere meglio, ridurre i conflitti con gli altri e, perché no, anche ridere un po’ di più delle nostre esplosioni emotive.
Frasi di Gabriella Tupini sulla rabbia
- “Ci sono dei torti subiti che sollevano la nostra rabbia. Se i torti sono stati subiti nell’infanzia in genere li cancelliamo, ma la rabbia ce la portiamo appresso lo stesso. Se i torti sono avvenuti in età adulta non li cancelliamo e ce li portiamo appresso così come sono.”
- “Spesso la rabbia causa una sete di giustizia. Se qualcuno ci maltratta a noi viene la rabbia e vorremmo vendicarci. Alcuni dicono: ‘No io perdono’, ma in genere si perdonano i genitori, gli altri poco. Molta gente dice: ‘Io vado al lavoro e mi trovo male, e sono arrabbiato con i miei colleghi.’ Altri dicono: ‘Sono arrabbiata con i miei compagni di scuola, oppure sono arrabbiata con gli altri.’ Difficilmente le persone ammettono di essere arrabbiate coi genitori.”
- “Quando si guarda al passato, spesso ci si accorge di essere arrabbiati coi genitori. La rabbia può essere direzionata in vari modi. Possiamo trattare male chi ci ha trattato male come sfogo della nostra rabbia. Possiamo diventare freddi nei confronti di chi ci ha fatto del male, trasformando la rabbia in distacco. Possiamo distaccarci completamente da chi ci ha ferito, portando via con noi la rabbia. Possiamo aggredire chi ci ha fatto del male, mossi dalla rabbia. Possiamo non mostrare ai nostri genitori la nostra rabbia e vivercela solo internamente.”
- “Al nostro inconscio non importa se la rabbia viene esternata o meno. Al nostro inconscio interessa che la rabbia venga riconosciuta.”
- “Una volta sentito il dolore, noi proviamo la rabbia. Se qualcuno ci fa del male, noi proviamo rabbia.”
- “La vendetta nasce spesso come risposta alla rabbia. Quando mi vendico, cerco di sanare il dolore che provo in seguito alla mia rabbia. Se mi vendico dico a me stesso che non sono più impotente, che non sono più vittima della mia rabbia.”
- “Con i genitori la rabbia è più complicata da gestire perché sono difficili da accusare. Ricordare ciò che i genitori ci hanno fatto può far riemergere la rabbia. Possiamo non confrontarci con loro, distaccarci, oppure perdonarli per placare la rabbia.”
- “Molti scelgono di perdonare per avere pace interiore e non essere più schiavi della rabbia.”
- “Se odio e mi vendico, sto in pace coi miei sentimenti perché do sfogo alla rabbia. Se odio e perdono, sto in pace con l’autorità, ma non con la mia rabbia.”
- “La mia rabbia non deve avere l’illusione di giustizia: è la mia rabbia e devo prendermene la responsabilità.”
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