Quando si parla di educazione, si torna spesso su un tema che divide: le percosse ai figli. Le Frasi di Gabriella Tupini sulle percosse, psicopedagogista molto seguita sui social, offrono spunti preziosi per capire perché picchiare i bambini non è mai educazione, ma una ferita che lascia segni profondi. Le parole su cui riflettiamo:
“Picchiare i figli è una vigliaccata, perché lo fate sapendo che non si possono difendere perché sono piccoli, se fossero adulti non lo fareste, e infatti quando i figli crescono non li picchiate più, perché il figlio ve le ridà.”
riassumono un concetto ricorrente nelle sue posizioni pubbliche: i figli non vanno mai colpiti, perché la violenza non costruisce, ma spezza. Ecco allora che emerge spontanea una domanda: come si educa con fermezza senza ricorrere a schiaffi o punizioni fisiche? Scopriamolo insieme.

Perché le percosse non educano: il cuore del messaggio di Gabriella Tupini
Osservando il modo in cui Gabriella Tupini affronta il tema dell’infanzia, si capisce subito quanto sia centrale il concetto di rispetto reciproco. Le sue riflessioni si inseriscono in una visione educativa che mette al centro l’affetto, la presenza e la capacità degli adulti di regolare le proprie emozioni prima di pretendere lo stesso dai figli. Le percosse, infatti, non sono un gesto isolato, ma una dinamica che trasmette messaggi distorti. Un bambino colpito impara che chi è più forte può imporre. Impara che la paura è un linguaggio. Impara a tacere, non a capire. In altre parole, non cresce nella fiducia, ma nel timore.
Ecco perché molte sue affermazioni insistono sul fatto che un figlio amato ascolta, anche quando riceve un “no”, perché quel “no” arriva da una relazione solida, non da un gesto punitivo. Le sue parole invitano i genitori ad abbandonare la logica del “colpisco perché non so cos’altro fare” e a sostituirla con un diverso modo di stare accanto ai figli. Un adulto che educa senza violenza diventa un modello credibile: insegna autocontrollo mostrando autocontrollo, insegna rispetto offrendo rispetto, insegna fermezza con la coerenza.
Educare senza colpire: l’alternativa che rafforza il legame
La prospettiva proposta da Gabriella Tupini aiuta a vedere l’educazione come un cammino da costruire insieme, fatto di ascolto, limiti chiari e affetto costante. Molti genitori, infatti, temono che senza punizioni fisiche la disciplina svanisca del tutto. Tuttavia, le sue parole mostrano l’opposto. Quando un bambino viene visto nella sua interezza – con paure, bisogni, fragilità – diventa possibile correggerlo senza umiliarlo, orientarlo senza spegnerlo, proteggerlo senza soffocarlo.
Un esempio concreto lo offre la vita quotidiana. Un bambino che urla o si ribella non ha bisogno di essere colpito. Ha bisogno di essere accompagnato nel dare un nome alle emozioni, perché solo così imparerà a gestirle. Un adolescente che chiude le porte in faccia non va scosso fisicamente, ma ascoltato, affinché ritrovi fiducia negli adulti.
La violenza crea sempre distanza, mentre la comunicazione costruisce ponti. Per questo gli insegnamenti di Gabriella Tupini risultano preziosi: invitano i genitori a riconoscere che l’autorevolezza nasce dalla relazione, non dalla forza.
Frasi di Gabriella Tupini sulle percosse
- “I figli non si toccano. Se li trattate bene… non sono cretini, lo capiscono.”
- “Un figlio amato capisce anche quando gli dici di no… perché sente che quel no viene dall’amore.”
- “I bambini non sono viziati. Sono affamati di affetto.”
- “Picchiare i figli è una vigliaccata. Picchiare i figli è una cosa arbitraria, che sembra normale. Che sarà mai dare uno schiaffo a un figlio? Beh, che sarà mai se il vostro capo ufficio, avete sbagliato, viene da voi e vi dà un ceffone? Vi perderebbe una cosa da nulla? No, perché voi siete grandi, perché i bambini non soffrono nello stesso modo.”
- “Gli animali non lo fanno con i cuccioli. Al massimo gli danno lo spintone, ma non li picchiano. È prettamente umana questa sconciezza.”
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