Grazia Deledda non era solo una scrittrice: era una donna che ha avuto il coraggio di raccontare la vita per quella che è: dura, complicata, ma incredibilmente vera. Nata a Nuoro nel 1871, in una Sardegna ancora legata alle tradizioni più rigide, ha saputo trasformare la quotidianità in letteratura. I suoi personaggi, spesso poveri, solitari, pieni di dubbi e sensi di colpa, ci parlano ancora oggi di un’umanità viva e pulsante, che cerca sempre un senso nel caos dell’esistenza. Per lei, la vita non era una teoria da scrivere su un quaderno, ma un flusso continuo di emozioni, errori e rinascite. E non a caso scrisse:
“La vita passa e noi la lasciamo passare come l’acqua del fiume, e solo quando manca ci accorgiamo che manca.”
Una frase che oggi dovremmo far stampare su una maglietta o, meglio ancora, su uno sfondo del cellulare dei nostri figli.

La vita che scorre (mentre noi scorriamo lo schermo)
Questa frase è il cuore del pensiero di Grazia Deledda: la vita non aspetta. Scorre, silenziosa e inesorabile, come un fiume che non torna mai indietro. Eppure noi – e ancor più le nuove generazioni – spesso la lasciamo scorrere davanti agli occhi, distratti da notifiche, serie TV e scroll infiniti.
Grazia Deledda ci ammonisce con dolcezza, ma anche con una certa ironia: la vita non è qualcosa da guardare, ma da vivere. E quando finalmente ci accorgiamo che è passata, è troppo tardi per rimediare.
Immaginala oggi, Grazia, in mezzo a un gruppo di adolescenti chini sui telefoni: probabilmente sospirerebbe e direbbe qualcosa come: “Ragazzi, la vita non si trova su TikTok. E nemmeno in un filtro Instagram.”
L’arte di adattarsi: la saggezza dell’acqua
In un altro passo di Canne al vento, Grazia Deledda fa parlare il suo personaggio Efix con parole che sembrano scritte ieri:
“Adattarsi bisogna. Guarda tu l’acqua: perché dicono che è saggia? Perché prende la forma del vaso ove la si versa.”
Un invito, questo, a non lamentarsi continuamente della vita, ma a saperle andare incontro, modellandosi senza perdere la propria essenza. Oggi, invece, sembra che ci si adatti solo al formato dello schermo del telefono, ma non alla realtà che ci circonda. La vera “connessione” di cui parlava Grazia Deledda era quella con se stessi, con la natura, con le persone. Non servivano Wi-Fi né password: bastava alzare lo sguardo.
Un Nobel che parlava di umanità
Quando nel 1926 vinse il Premio Nobel per la Letteratura – prima e unica donna italiana ad averlo fatto – il mondo intero scoprì una voce potente e autentica. Grazia Deledda scriveva di vita, di colpa, di amore, di perdono. E di quella costante ricerca di equilibrio tra dolore e speranza che tutti, prima o poi, conosciamo. Per lei, vivere era un mestiere serio. Ma non per questo triste. Era un continuo imparare, cadere e rialzarsi. E soprattutto, era partecipare, non restare spettatori.
La lezione per i nostri tempi (e per i nostri ragazzi)
“La vita passa e noi la lasciamo passare…” non è solo una constatazione malinconica, ma un avvertimento: non sprechiamola. Questa frase, se ci pensi bene, è il miglior antidoto alla “sindrome del pollice opposto”, quella che colpisce chi scorre i social più di quanto viva davvero.
Forse, invece di lamentarci perché i nostri figli stanno sempre davanti allo schermo, potremmo far loro scoprire una scrittrice come Grazia Deledda. Una donna che, con la sua penna, ha raccontato la vita vera: quella fatta di incontri, di emozioni, di silenzi pieni di senso. E magari, dopo averla letta, qualcuno poserà il telefono e guarderà fuori dalla finestra. Anche solo per un attimo. Perché come direbbe Grazia Deledda, è solo quando la vita manca che capiamo quanto ci serviva davvero.
Frasi di Grazia Deledda sulla vita
- “La vita passa e noi la lasciamo passare come l’acqua del fiume, e solo quando manca ci accorgiamo che manca.”
- “Mutiamo tutti, da un giorno all’altro, per lente e inconsapevoli evoluzioni, vinti da quella legge ineluttabile del tempo che oggi finisce di cancellare ciò che ieri aveva scritto nelle misteriose tavole del cuore umano.”
- “Come i bambini ed i vecchi si mise a piangere senza sapere il perché, di dolore ch’era gioia, di gioia ch’era dolore.”
- “Adattarsi bisogna” disse Efix versandogli da bere. “Guarda tu l’acqua: perché dicono che è saggia? perché prende la forma del vaso ove la la si versa.” “Anche il vino, mi pare!” “Anche il vino, sì! Solo che il vino qualche volta spumeggia e scappa; l’acqua no.” “Anche l’acqua, se è messa sul fuoco a bollire,” disse Natòlia.”
- “Ci sono molte donne che vivono nel ricordo di un amore fantastico, e l’amore vero è per esse un mistero grande e inafferrabile come quello della divinità.”
- “Possibile che non si possa vivere senza far male agli innocenti?“
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