C’è chi festeggia il Primo maggio andando al concertone. E poi c’è chi lo onora ricordando chi, come Ignazio Silone, ha fatto del lavoro più duro — quello della coscienza — la sua ragione di vita. Silone, nato a Pescina nel 1900 e morto a Ginevra il 1° maggio 1978, non è stato solo uno scrittore, ma una sorta di guastafeste ideale: troppo comunista per i borghesi, troppo cristiano per i comunisti, troppo libero per tutti. Ma proprio per questo, indimenticabile.

L’uomo che non stava mai zitto (per fortuna)
Ignazio Silone – pseudonimo di Secondino Tranquilli – fu uno di quegli uomini che appena gli dai una tessera di partito in mano, la usa per aprirci la porta e poi se ne va. Iscritto al Partito Comunista d’Italia fin da giovanissimo, ne fu tra i fondatori, ma ne uscì sbattendo la porta quando si rese conto che Stalin e la libertà erano incompatibili come peperoni e digestione.
Silone era un intellettuale autodidatta, che odiava le pose intellettuali. Non aveva studi classici né lauree, ma una fame insaziabile di giustizia, e un talento raro: quello di far parlare i contadini come filosofi (e i filosofi come contadini).
La libertà secondo Silone: né slogan né salvezza, ma scelta quotidiana
Per Silone, la libertà non era un concetto da incorniciare, ma un muscolo da allenare ogni giorno. Non la vedeva come un diritto concesso dall’alto, ma come una responsabilità individuale, da conquistare e difendere a costo della solitudine. In Il seme sotto la neve, uno dei suoi romanzi più intensi, scrive:
“La libertà è la possibilità di dubitare, di sbagliarsi, di cercare, di sperimentare, di dire no a qualunque autorità.”
Ed era proprio quello che faceva lui: diceva “no” quando era più comodo dire “sì”, dubitava quando tutti credevano, e scriveva romanzi che sembravano parabole evangeliche scritte da un marxista pentito (o da un cristiano senza confessione).
La sua opera più celebre, Fontamara, è un manifesto narrativo sulla libertà negata ai poveri, un grido contro l’ingiustizia e la prepotenza del potere. Tradotto in decine di lingue, questo romanzo rese Silone celebre in tutto il mondo, anche se in Italia fu per lungo tempo più temuto che amato.
Tra esilio, spie e qualche sarcasmo
Silone visse per anni in esilio, spesso spiato, sospettato, osteggiato. Il regime fascista non lo sopportava, il comunismo internazionale lo considerava un traditore, e perfino certi salotti letterari lo guardavano con diffidenza, perché non era né abbastanza erudito né abbastanza mondano. Eppure lui, con la sua aria un po’ dimessa e l’ironia da frate laico, se ne infischiava.
Un aneddoto curioso: pare che una volta, durante una conferenza, un accademico gli fece notare che nei suoi libri c’erano “troppe ingenuità stilistiche”. Lui rispose:
“Beato lei, professore, che può permettersi di scrivere senza l’urgenza di vivere.”
Touché.
Una voce fuori dal coro… anche oggi
Silone non si è mai fatto mettere in gabbia. Né da un partito, né da una fede, né da un editore. Era un uomo difficile da collocare, e quindi pericoloso. Oggi che viviamo in tempi di hashtag e slogan preconfezionati, leggere Silone è come ascoltare un vecchio amico che ti dice: “Guarda che la libertà costa fatica. Ma se la molli, perdi tutto il resto.”
Anche per questo, ricordarlo ogni 1° maggio — festa dei lavoratori, ma anche giorno della sua morte — è un gesto tutt’altro che casuale. Perché Silone ci ricorda che il primo lavoro da fare, ogni giorno, è su noi stessi. E che essere liberi non significa fare ciò che si vuole, ma volere ciò che è giusto. Anche quando conviene a nessuno.
Frasi di Ignazio Silone sulla libertà
- “La libertà non è una cosa che si possa ricevere in regalo. Non bisogna implorare la propria libertà dagli altri. Bisogna prendersela.”
- “La libertà è la possibilità di dubitare, la possibilità di sbagliare, la possibilità di cercare, di esperimentare, di dire no a una qualsiasi autorità.”
- “L’uomo che pensa con la propria testa e conserva il suo animo incorrotto è libero. L’uomo che lotta per ciò che egli ritiene giusto, è libero.”
- “Si può vivere anche in un paese di dittatura ed essere libero, a una semplice condizione: basta lottare contro la dittatura.”
- “Per contro, si può vivere nel paese più democratico della terra, ma se si è interiormente pigri, ottusi, servili, non si è liberi.”
- “La tentazione del potere è la più diabolica che possa essere tesa all’uomo.”
- “Ogni idea nuova, per propagarsi, si cristallizza in formule; per conservarsi si affida a un corpo di interpreti… Così ogni nuova idea finisce sempre col diventare un’ideologia.”
- “Il solo impegno degno di rispetto è quello che risponde a una vocazione personale.”
- “La libertà non è un fine, ma un mezzo per sviluppare le qualità dell’uomo.”
- “L’arte è un fiore selvaggio, ama la libertà.”
- “La libertà è la possibilità di essere sé stessi, senza dover sottostare a nessuno.”
- “La libertà è un bene che si conquista ogni giorno, con fatica e determinazione.”
- “La libertà è la condizione essenziale per ogni vera crescita personale.”
- “La libertà è la possibilità di scegliere, anche di sbagliare, ma sempre con responsabilità.”
- “La libertà è la luce che guida l’uomo nel buio dell’oppressione.”
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