Isabel Allende non è solo una scrittrice famosa. È una donna che ha attraversato l’esilio, il lutto, la politica, l’amore, la maternità e anche quella strana terra di nessuno che chiamiamo solitudine. Nei suoi libri e nelle sue riflessioni pubbliche la solitudine non è mai una posa romantica da scrittore malinconico, ma una condizione reale, concreta, spesso scomoda. Eppure, invece di evitarla, la Allende la guarda in faccia, la racconta, la trasforma in parola. Ed è proprio qui che arriva una delle sue frasi più illuminanti:
“L’umanità ha bisogno di ascoltare storie perché ci collegano ad altre persone. Ci sentiamo meno soli quando vediamo che altri affrontano le stesse cose.”
Una frase che spiega non solo la sua idea di letteratura, ma anche perché, forse, dovremmo ascoltare con più pazienza certi monologhi familiari. Sì, anche quelli della suocera.

Isabel Allende: una donna che non ha mai avuto paura del silenzio
Isabel Allende ha dichiarato di essere stata una persona “con una tendenza alla solitudine”. Non una solitudine triste per forza, ma una disposizione interiore. La solitudine, per lei, è uno spazio. A volte necessario, a volte doloroso. È il luogo dove si ascolta il silenzio, dove nascono le storie, dove si fa i conti con ciò che manca.
Non a caso ha scritto:
“Silenzio prima di nascere, silenzio dopo la morte: la vita è puro rumore fra due insondabili silenzi.”
Una frase che non consola, ma chiarisce. La solitudine non è un incidente di percorso: è parte del viaggio.
Nei suoi romanzi, da La casa degli spiriti a Paula, la solitudine appare spesso legata alla separazione, alla perdita, all’incomunicabilità. Eppure non è mai definitiva, perché come lei stessa scrive: “Non esiste separazione definitiva finché esiste il ricordo.”
La memoria, la parola, il racconto diventano ponti.
Raccontare storie per non sentirsi soli
La frase: “L’umanità ha bisogno di ascoltare storie perché ci collegano ad altre persone. Ci sentiamo meno soli quando vediamo che altri affrontano le stesse cose” non parla solo di libri. Parla di esseri umani. Quando Isabel Allende dice che abbiamo bisogno di ascoltare storie, non sta facendo marketing editoriale. Sta dicendo una cosa molto semplice: sentirsi soli fa meno male quando scopri che qualcun altro è passato dallo stesso inferno emotivo.
Leggere un romanzo, ascoltare una confessione, sentire qualcuno raccontare la propria vita serve a questo: riconoscersi. Non sentirsi strani, sbagliati, fuori posto. La solitudine, per Isabel Allende, non si combatte fingendo che non esista, ma condividendola. E qui arriva il punto interessante: non tutte le storie sono ben scritte, affascinanti o brevi. Alcune sono ripetitive, ansiose, piene di dettagli inutili. E spesso hanno la voce di una suocera.
La suocera, la paranoia e il bisogno disperato di essere ascoltati
Ora, fermiamoci un attimo. Tutti abbiamo una suocera, una zia o un parente che racconta sempre le stesse cose, ingigantisce i problemi, vede complotti dove ci sono solo bollette. E noi, mentre annuiamo, pensiamo: “Ma perché non la smette?” Ecco. Isabel Allende risponderebbe: perché sta cercando di non sentirsi sola. Quelle storie infinite, quelle paranoie, quei discorsi apparentemente inutili sono tentativi maldestri di creare un legame. Di dire: “Esisto. Ascoltami. Dimmi che non sono l’unica a sentirmi così.”
Secondo la visione di Allende, ascoltare non è solo gentilezza: è riconoscimento. È dire all’altro che la sua esperienza ha un valore, anche se è confusa, esagerata o raccontata male. Questo non significa che dobbiamo subire tutto in silenzio come martiri domestici. Ma capire il meccanismo che cambia lo sguardo. Forse quella suocera non vuole stressarti: vuole solo sentirsi meno sola nel suo caos mentale.
La solitudine è una condizione umana
Isabel Allende ci insegna che la solitudine non è una colpa né una debolezza. È una condizione umana. Le storie servono a questo: a dirci che non siamo soli nel sentirci soli.
E la prossima volta che qualcuno ti stressa con i suoi racconti, forse potrai pensare che, senza saperlo, sta solo facendo quello che Allende considera essenziale: cercare un legame. Anche maldestro. Anche rumoroso. Anche con una paranoia di troppo. In fondo, ascoltare una storia può non salvare il mondo. Ma può salvare una relazione. O almeno rendere la suocera un po’ più sopportabile.
Frasi di Isabel Allende sulla solitudine
- “Ero una creatura romantica e sentimentale, con una tendenza alla solitudine.”
- “Un libro non è un fine a se stesso; è solo un modo per toccare qualcuno, un ponte esteso attraverso uno spazio di solitudine e oscurità.”
- “L’umanità ha bisogno di ascoltare storie perché ci collegano ad altre persone. Ci sentiamo meno soli quando vediamo che altri affrontano le stesse cose.”
- “Non si può trovare chi non vuole essere trovato.”
- “Non esiste separazione definitiva finché esiste il ricordo.”
- “Silenzio prima di nascere, silenzio dopo la morte: la vita è puro rumore fra due insondabili silenzi.”
- “Dopo alcuni mesi senza scrivere, mesi che ho vissuto all’esterno. Temo di diventare sorda, di non riuscire a sentire il silenzio.”
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