Jane Austen non è solo una delle più grandi scrittrici inglesi, ma anche una sorprendente filosofa della vita quotidiana e della felicità. Nata nel 1775 in una famiglia colta e modesta dell’Hampshire, Jane Austen osservava il mondo con occhio attento e ironico, trasformando in romanzo i piccoli drammi e le gioie di tutti i giorni. La sua scrittura non parla solo di balli e intrighi amorosi: è uno specchio della società, dei desideri e delle fragilità umane, ma soprattutto è una guida silenziosa su cosa renda davvero felici gli esseri umani.

La felicità secondo Jane Austen
Per Jane Austen, la felicità non era legata alla ricchezza, al prestigio o al puro compatimento dei caratteri: era qualcosa di più sottile, quasi nascosto, che nasceva dalle scelte quotidiane e dal modo in cui si affrontano i rapporti umani. Nei suoi romanzi, da Orgoglio e Pregiudizio a Emma, la felicità spesso coincide con la capacità di conoscere se stessi e di scegliere con saggezza le proprie relazioni, senza illusioni romantiche o aspettative eccessive.
Uno dei passaggi più celebri in questo senso è la frase tratta da Emma (ma presente in diverse lettere e riflessioni della Austen):
“La felicità nel matrimonio è interamente questione di fortuna. Se i caratteri dei due sono ben conosciuti l’uno all’altro o addirittura molto simili, ciò non aumenta minimamente la loro felicità.”
Questa frase colpisce perché sembra sfidare tutto ciò che la cultura popolare ci ha insegnato: l’idea che avere interessi, passioni o gusti comuni garantisca un matrimonio felice. Jane Austen ci ricorda che la compatibilità superficiale non basta. La felicità, soprattutto quella matrimoniale, dipende da qualcosa di più profondo: dalla capacità di comprendersi, di rispettarsi e di coltivare empatia e attenzione reciproca, più che dalla semplice somiglianza dei caratteri.
Cosa ci insegna questa frase oggi
Molti di noi si trovano in matrimoni in cui “tutto sembra andare bene”: gli interessi condivisi, i gusti simili, persino l’affetto reciproco. Eppure, nonostante tutto, la felicità sembra sfuggire. Jane Austen offre uno spunto importante: non è la somiglianza dei caratteri a garantire la felicità, ma la qualità della relazione, l’abilità di comunicare, la capacità di accogliere le differenze e risolvere i conflitti.
Se il tuo matrimonio non è felice nonostante molte cose in comune, non è necessariamente un fallimento personale né un segno che non siete fatti l’uno per l’altro. Piuttosto, è un invito a cambiare prospettiva e strategie: concentrarsi sulla comprensione reciproca, lavorare su empatia e ascolto, coltivare piccoli gesti quotidiani che rafforzano il legame emotivo.
Frasi di Jane Austen sulla felicità
- “Sono la creatura più felice del mondo. Forse altri l’hanno detto prima di me, ma nessuno con tanta verità. Sono più felice persino di Jane; lei sorride, io rido.”
- “Conosci la tua felicità. Non ti serve nient’altro che pazienza—o chiamala con un nome più affascinante: speranza.”
- “Era sopraffatta, travolta dalla sua stessa felicità; e poiché la mente umana ha la felice tendenza ad abituarsi facilmente a qualsiasi cambiamento in meglio, occorsero diverse ore perché il suo spirito si calmassero e il cuore trovasse un po’ di tranquillità.”
- “Lasciate che vi assicuri, mia cara Miss Elizabeth, che dal profondo del cuore vi auguro una felicità pari nel matrimonio.”
- “La felicità nel matrimonio è interamente questione di fortuna. Se i caratteri dei due sono ben conosciuti l’uno all’altro o addirittura molto simili, ciò non aumenta minimamente la loro felicità.”
- “Un grande reddito è la migliore ricetta per la felicità che abbia mai sentito.”
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