Jorge Luis Borges non è stato solo uno scrittore. È stato un genere letterario a sé: metà uomo, metà biblioteca ambulante, con una passione smodata per i paradossi, i labirinti, l’infinito e – soprattutto – il tempo. Per lui il tempo non era una cosa da cronometrare ma una creatura viva, sfuggente, quasi un animale selvatico da studiare con la pazienza di un naturalista e l’ironia di chi sa che tanto, alla fine, perderemo sempre qualche minuto da qualche parte. Eppure, dentro i suoi libri, Borges ci lascia una bussola: non per fermare il tempo, ma per smettere di esserne schiavi.

Chi era Jorge Luis Borges
Dietro il grande intellettuale c’era una persona timida, riservata, con una memoria smisurata e una curiosità quasi infantile. Amava le biblioteche più delle feste e preferiva i libri alle persone (e spesso aveva ragione, diciamolo). La sua biografia potrebbe sembrare quella di un professore un po’ strano, se non fosse che ogni frase che gli usciva di bocca aveva il potere di farci dubitare del mondo intero: del passato, del futuro, dell’identità e persino della realtà.
Il tempo lo affascinava più di ogni altra cosa. Forse perché, diventando progressivamente cieco, imparò a “vedere” il mondo non più con gli occhi, ma con la memoria e l’immaginazione. E cos’è la memoria, se non un modo molto creativo di organizzare il tempo?
Il tempo nei suoi libri: un labirinto senza uscita
Borges ha parlato del tempo ovunque: nei racconti, nelle poesie, nei saggi.
In Finzioni, in Il giardino dei sentieri che si biforcano, in Una nuova confutazione del tempo, ha messo in scena mondi in cui il tempo non scorre, ma si moltiplica, si congela, si avvita su sé stesso.
Non era un vezzo filosofico: era la sua maniera di dire che il tempo non è una linea retta, anche se gli orologi continuano a raccontarci questa bugia. È un insieme di possibilità, un groviglio di scelte, un labirinto senza Minotauro ma pieno di noi stessi.
La frase più famosa: perché Borges diceva di essere tigre, fiume e fuoco
A un certo punto, in Una nuova confutazione del tempo, Borges scrive una delle sue frasi più celebri:
“Il tempo è la sostanza di cui sono fatto. Il tempo è un fiume che mi trascina, ma io sono il fiume; è una tigre che mi sbrana, ma io sono la tigre; è un fuoco che mi consuma, ma io sono il fuoco.”
Detta così, sembrerebbe la tagline perfetta per un film fantasy: metà uomo, metà puma, metà idraulico. Ma in realtà è una delle riflessioni più profonde che ci abbia lasciato. Borges ci sta dicendo che il tempo non è qualcosa che ci accade dall’esterno.
Siamo noi. Siamo fatti dei nostri giorni, dei nostri errori, delle nostre ore spese bene e di quelle buttate. Il fiume che ci trascina è lo stesso fiume che costruiamo vivendo. La tigre che ci “sbrana” è il passare del tempo… ma siamo anche noi che scegliamo cosa farne. Non esiste un tempo “contro” di noi: esiste solo il tempo che decidiamo come interpretare.
Cosa possiamo imparare: il trucco per non farci divorare dall’orologio
Questa frase, bellissima e un po’ inquietante, in realtà è un consiglio mascherato.
Ci dice che il tempo non va “gestito” come si gestisce un’agenda; va abitato.
E soprattutto va vissuto con consapevolezza, perché ogni minuto non è un nemico da rincorrere, ma un pezzo di noi. In pratica, Borges ci suggerisce tre cose molto utili per la nostra vita quotidiana:
- Non confondere il tempo con la fretta
La società ci ripete che “non c’è tempo”. Borges risponderebbe: “Il tempo sei tu. Il problema semmai è come ti muovi dentro di lui.”
- Non perdere tempo a combattere il tempo
Possiamo litigare contro gli orologi, ma loro vincono sempre. Meglio accettare il flusso e decidere cosa farne, un po’ come si fa con le correnti in mare: se non puoi fermarle, almeno nuota nella direzione giusta.
- Ricorda che il tempo non consuma tutto allo stesso modo
Divora ciò che non ci appartiene, ciò che facciamo per obbligo, ciò che non amiamo.
Ma arricchisce – come dice Borges altrove -“i versi”, cioè tutto ciò che facciamo con passione.
Diventare un po’ Borges ogni giorno
Jorge Luis Borges non ci chiede di diventare filosofi o di perdere pomeriggi a pensare all’eternità (anche se, detta così, non sembra male). Ci chiede qualcosa di più semplice e allo stesso tempo più difficile: smettere di pensare al tempo come un qualcosa che ci sfugge e iniziare a vederlo come un materiale prezioso che possiamo modellare.
Siamo noi il fiume, la tigre, il fuoco: il tempo non ci schiaccia, ci definisce.
E una volta capito questo, improvvisamente, il giorno smette di sembrarci troppo corto.
Frasi di Jorge L. Borges sul tempo
- “Il tempo è la sostanza di cui sono fatto. Il tempo è un fiume che mi trascina, ma io sono il fiume; è una tigre che mi divora, ma io sono la tigre; è un fuoco che mi consuma, ma io sono il fuoco.”
- “Il tempo si biforca continuamente verso innumerevoli futuri. In uno di essi io sono il tuo nemico.”
- “Stare con te e non stare con te è l’unico modo che ho per misurare il tempo.”
- “Il tempo non può essere misurato in giorni come il denaro in pesos e centavos, perché tutti i pesos sono uguali, mentre ogni giorno, forse ogni ora, è differente.”
- “Un labirinto di simboli… un invisibile labirinto di tempo.”
- “Il tempo, che devasta i castelli, arricchisce i versi.”
- “L’unico enigma è il tempo, quell’infinita trama di ieri, oggi e domani, del sempre e del mai.”
- “L’uomo vive nel tempo, nella successione del tempo, e il magico animale nell’attualità, nell’eternità costante.”
- “La verità è che viviamo la nostra vita rimandando tutto ciò che può essere rimandato; forse tutti sappiamo, in fondo, di essere immortali…”
- “Il tempo è la sostanza di cui sono fatto… Il mondo, purtroppo, è reale; io, purtroppo, sono Borges.”
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