Carl Gustav Jung non era solo un elegante signore con la pipa e lo sguardo profondo da vecchio saggio. Era anche uno dei pensatori più rivoluzionari della psicologia del Novecento. A differenza del suo amico-nemico Sigmund Freud, Jung si avventurava nei territori dell’inconscio collettivo, degli archetipi e, sì, anche del destino. Ma attenzione: per lui il destino non era un copione scritto da qualche entità misteriosa con la passione per le tragedie greche. Era qualcosa di molto più… umano.

Il destino è una scelta
“Il destino non è una questione di probabilità, ma una questione di scelta.“
Questa frase, attribuita a Jung (anche se non esattamente trovata così nei suoi testi, ma in linea con il suo pensiero), ci spiazza. Perché molti di noi sono cresciuti con l’idea romantica che ci sia un disegno già tracciato, una strada che ci aspetta. Magari pure asfaltata e con le luci a led. Ma Jung ci dice: “No, non funziona così. Non è questione di probabilità. È questione di scelta”.
In pratica, non possiamo stare sul divano ad aspettare che il destino bussi alla porta con una pizza e una proposta di felicità. Il destino, per Jung, non è quello che ci capita, ma quello che decidiamo di costruire, passo dopo passo, sbaglio dopo sbaglio.
Jung ha esplorato il tema del destino soprattutto quando parlava di individuazione, ovvero quel percorso che ogni persona dovrebbe intraprendere per diventare davvero se stessa. Nei suoi testi -come Ricordi, sogni, riflessioni o Tipi psicologici– il concetto torna spesso: non siamo marionette di un fato cieco, ma protagonisti di un viaggio di scoperta interiore.
Nel Libro Rosso, la sua opera più intima e visionaria, Jung racconta i dialoghi con le sue immagini interiori. Lì capiamo che il destino non ci viene “dato”, ma emerge man mano che ascoltiamo chi siamo davvero. E per farlo, serve coraggio, non fortuna.
Scelte, non scuse
Il punto è questo: dire “è il destino” spesso è una scusa comoda per non scegliere. È come dire “mi ha lasciato perché era destino” invece di “forse non ho ascoltato, forse non ho capito, forse non ho voluto vedere”. Jung ci invita a non abdicare al libero arbitrio, anche se le sue teorie contemplano l’inconscio, i simboli, i sogni e tutto ciò che di irrazionale ci abita.
E allora sì, credere nel destino può andare bene. Ma Jung ci dice: non basta crederci, bisogna agire. Ogni scelta che facciamo, ogni “sì” e ogni “no”, ogni strada che prendiamo o evitiamo, costruisce quello che chiameremo – dopo – “destino”.
Per chi ama il destino, ma vuole darsi una svegliata
Se hai un amico o un’amica che crede ciecamente nel destino – magari anche nel karma, nei tarocchi, nei segni dell’universo e nei biscotti della fortuna – questa frase di Jung può essere l’antidoto perfetto:
“Il destino non è una questione di probabilità, ma una questione di scelta; non è qualcosa da aspettare, ma da realizzare.”
È come dirgli: va bene credere nel destino, ma non usarlo come scusa per stare fermo. Le cose non accadono per magia, accadono per decisione. E quando non scegliamo… comunque scegliamo. Di non agire.
Jung, oggi: ancora attuale come un meme ben fatto
In un mondo dove tutti parlano di “manifestare” desideri, Jung resta una voce fuori dal coro new age: niente bacchette magiche, ma un invito potente alla consapevolezza. Non ci dice “segui il destino”, ma “scoprilo attraverso te stesso”.
E allora, la prossima volta che pensi “è destino”, chiediti: che scelte mi hanno portato qui? E quali posso fare adesso per costruire un destino migliore?
Perché sì, come diceva Jung (senza hashtag, ma con molto stile):
“Il destino lo si incontra spesso proprio lungo la strada presa per evitarlo.”
E se questa non è ironia dell’universo, poco ci manca.
Frasi di Jung sul destino
- “Il destino non è una questione di probabilità, ma una questione di scelta; non è qualcosa da aspettare, ma da realizzare.”
- “Il destino non può essere cambiato, ma può essere incontrato.”
- “Ognuno di noi deve fare i conti con il proprio destino, anche quando non ne è consapevole.”
- “Il destino non è una catena di eventi predeterminati, ma il risultato del nostro modo di affrontare la vita.”
- “Non possiamo cambiare il destino senza prima comprendere noi stessi.”
- “Il destino si manifesta sempre attraverso l’incontro con l’ombra interiore.”
- “Il destino è il risultato della nostra adesione o rifiuto dell’inconscio.”
- “Il senso del destino è spesso nascosto nella sincronicità degli eventi.”
- “Il destino ci spinge verso la realizzazione del Sé.”
- “La conoscenza del proprio destino è una conquista della coscienza.”
- “Il destino è una chiamata interna che ci invita a diventare ciò che realmente siam“
- “Affrontare il destino significa accettare la propria unicità e la propria storia.”
- “Il destino è un compito che ogni individuo deve portare a termine nel corso della vita.”
- “Il destino non può essere fuggito; ogni fuga è solo un altro modo di incontrarlo.”
- “Non è il destino a decidere per noi, ma il modo in cui lo affrontiamo.”
- “Il destino diventa significativo solo quando è integrato nella coscienza.”
- “Il destino è una trama invisibile che collega le nostre esperienze e ci guida verso la totalità.”
- “Il destino si svela attraverso i simboli e i miti che abitano l’inconscio.”
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