C’è chi si alza la mattina e beve il caffè. E poi c’è chi si alza la mattina e si chiede: “Ma io chi sono? E soprattutto, per quanto tempo lo sarò?” Luigi Pirandello era uno di questi ultimi. Un uomo che non ha mai smesso di tormentarsi (e di tormentarci) con domande scomode, profonde, e a volte perfino buffe. Perché, diciamocelo, in mezzo a drammi esistenziali e personaggi che non vogliono stare al loro posto, qualche sorriso ce lo strappa pure. Pirandello parlava del tempo come se fosse un parente scomodo: sempre presente, ma mai davvero utile. E ci ha lasciato un avvertimento tagliente come un rasoio: “Impareremo a nostre spese che nel lungo tragitto della vita incontreremo tante maschere e pochi volti.” Ma perché ce l’aveva tanto con le maschere? E cosa aveva capito del tempo prima di tutti noi?

Il tempo secondo Pirandello: un gioco crudele
Per Pirandello il tempo non era né denaro né medicina. Era una fregatura, un burattinaio invisibile che ci cambia sotto il naso, un po’ alla volta. In opere come Uno, nessuno e centomila o Il fu Mattia Pasca”, il tempo non guarisce: trasforma, confonde, sbiadisce. L’identità, per lui, non è mai fissa: siamo diversi ogni giorno, ogni ora, ogni sguardo che riceviamo dagli altri. Il tempo non ci dà una forma, ci obbliga a cambiarla.
Pirandello era ossessionato dall’idea che nulla fosse permanente, né i sentimenti, né le relazioni, né tantomeno noi stessi. Diceva che “la vita non conclude”, come a dire: non c’è mai una vera fine, solo una continua trasformazione. Più che un filosofo del tempo, sembrava un tecnico delle illusioni.
L’uomo dietro il Nobel
Luigi Pirandello era tutto tranne che banale. Portava un paio di baffetti da gentiluomo ottocentesco, ma dentro era una centrifuga di pensieri. Nato ad Agrigento nel 1867, ha attraversato guerre, rivoluzioni culturali, crisi personali e familiari (una moglie internata in manicomio non è un dettaglio da poco) e ne è uscito… più confuso di prima, ma anche più lucido di tutti.
Era un uomo severo, a tratti burbero, di certo insofferente ai ruoli imposti. Non amava la mondanità, eppure ricevette il Nobel per la letteratura nel 1934 con una motivazione che sembrava cucita addosso a lui: “per il suo audace e ingegnoso rinnovamento dell’arte drammatica e teatrale.” Tradotto: ha rotto tutte le regole, e lo ha fatto con stile.
Le maschere: più che un tema, un’ossessione
“Impareremo a nostre spese che nel lungo tragitto della vita incontreremo tante maschere e pochi volti.”
Questa frase non è solo un aforisma da calendario, è un colpo di genio. E anche un avvertimento. Secondo Pirandello, gli esseri umani si travestono di continuo, indossano maschere per piacere, per nascondersi, per sopravvivere. La società ci impone ruoli: madre, padre, collega, amico, nemico. Ma il volto vero? Quello, dice lui, è raro, fragile, e spesso lo nascondiamo perfino a noi stessi.
L’idea che la vita sia un palcoscenico, Pirandello la prende e ci costruisce sopra una fabbrica di drammi e commedie. Il suo teatro è popolato di personaggi che si ribellano all’autore, come ne I sei personaggi in cerca d’autore, o che vivono tra mille versioni di sé. In pratica, un caos identitario degno di un moderno social network, ma con più profondità e meno selfie.
Pirandello oggi: una voce più attuale che mai
Oggi che il tempo sembra correre più veloce e le maschere si vendono anche online (con filtri inclusi), Pirandello torna a farci comodo. Ci ricorda che non c’è identità senza dubbio, e che a forza di rincorrere il tempo, rischiamo di perdere noi stessi. E se ti sei mai sentito uno, nessuno e centomila… beh, sei in ottima compagnia.
Pirandello non ci lascia soluzioni, ma domande. E forse è proprio questo il suo dono: insegnarci a dubitare, a guardarci allo specchio e a chiederci “ma chi sto interpretando oggi?”
Una risata tragica ci salverà
Pirandello ha fatto del dubbio un’arte, del tempo un nemico educato, delle maschere un bersaglio fisso. Ma lo ha fatto con ironia, quella sottile, quella che ti lascia un sorriso amaro. Ecco perché, ancora oggi, ci affascina: perché ci somiglia. Perché anche noi, tra un appuntamento e un post su Instagram, ci chiediamo chi siamo davvero.
E chissà, forse tra cento anni qualcuno dirà di noi: “Erano tutti maschere, tranne uno… ma non ricordo chi.”
20 frasi di Luigi Pirandello sul tempo
- “E l’amore guardò il tempo e rise, perché sapeva di non averne bisogno… il tempo moriva e lui restava.”
- “Il tempo, da lì, da quel ritratto, non procede più innanzi… si sprofonda sempre più nel passato.”
- “La vita è tutta una stupidaggine, sempre, perché non conclude mai e non può concludere.”
- “Chi vive, quando vive, non si vede: vive. Se uno può vedere la propria vita, è segno che non la sta vivendo più.”
- “La vita non si spiega; si vive.”
- “Qualunque cosa sia una realtà oggi… sarà, come la realtà di ieri, un’illusione domani.”
- “Sei vivo e non concludi. La vita non si conclude. E la vita non sa nulla di nomi.”
- “Nessun nome. Nessun ricordo oggi del nome di ieri… la vita non si conclude.”
- “Tempo, spazio: necessità.… ogni cosa, finché dura, porta con sé la pena d’esser così…”
- “Quando un atto è compiuto… ciò che ha fatto, resta: come una prigione per lui.”
- “Imparerai a tue spese che nel lungo tragitto della vita incontrerai tante maschere e pochi volti.”
- “La vita, qua, schiaccia il piede a uno… ciascuno si racconcia la maschera come può…”
- “Nella vita c’è da piangere e c’è da ridere. Ma io son vecchio e non ho più tempo di fare tutt’e due le cose. Preferisco ridere.”
- “Gli unici modi per fuggire dalla vita sono la pazzia e l’ironia.”
- “È molto più facile essere un eroe che un galantuomo. Eroi si può essere una volta tanto; galantuomini, si dev’esser sempre.”
- “È meglio avere dubbi che false certezze.”
- “La verità certamente non fu mai ladra: la frode a noi venne sempre dal troppo immaginare.”
- “La vita è il vento, la vita è il mare… ogni forma è la morte. Tutto ciò che si toglie dallo stato di fusione… è la morte.”
- “Ciò che noi conosciamo di noi stessi… son veramente oltre i limiti relativi della nostra esistenza normale.”
- “I lanternini… spente alla fine a un soffio, ci accoglierà la notte perpetua…”
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