Maria Rita Parsi non è solo una psicoterapeuta di fama internazionale: è una donna che sa parlare dell’animo umano come pochi altri. Direttrice della Fondazione Movimento Bambino e autrice di libri che scavano nei labirinti dell’inconscio, la Parsi ha sempre avuto il coraggio di affrontare a viso aperto anche i temi più scomodi. E tra questi, ce n’è uno che non lascia scampo a nessuno: la paura della morte. Ma invece di parlarne con toni funerei o mistici, Maria Rita Parsi ne parla con una lucidità disarmante e, per certi versi, liberatoria. Per lei, la consapevolezza che “si nasce e si muore, in tempi che riguardano il destino di ciascuno” è il punto di partenza per capire tutto il resto: dalle nostre paure più profonde ai comportamenti più assurdi.
L’angoscia della morte appartiene a tutti
“L’angoscia di morte è la madre di tutte le angosce umane.”
In questa frase, che sembra uscita da un trattato di filosofia esistenziale ma suona invece come una verità quotidiana, Maria Rita Parsi racchiude la chiave del nostro modo di stare al mondo. Perché – diciamocelo – tutte le nostre ansie, dai problemi di coppia alle crisi di mezz’età, hanno spesso un’unica radice: il terrore di finire.
Secondo la Parsi, l’angoscia di morte è quella voce di fondo che ci accompagna fin da bambini, quando cominciamo a capire che tutto ciò che nasce, prima o poi, sparisce. È una consapevolezza che fa paura, certo, ma che ci spinge anche a inventare mille modi per difenderci:
“Tutte le nostre difese psicologiche dipendono dal fatto che pigliamo coscienza, già da piccolissimi, che siamo nati e che nel tempo – per malattia, per incidente, per vecchiaia – moriremo.”
E allora ci aggrappiamo a tutto: alla religione, all’amore, ai figli, all’idea di lasciare un segno. Come dice ancora lei:
“Ci difendiamo dall’angoscia della morte o dicendoci che moriremo ma ci sarà un’altra vita o il paradiso, oppure pensando che continueremo a vivere attraverso i nostri figli o i nostri nipoti.”
Insomma, ognuno di noi costruisce il proprio “paracadute emotivo” per rendere la caduta meno dolorosa.
La paura che ci fa vivere (e non solo morire)
Ecco la genialità del pensiero di Maria Rita Parsi: la paura della morte, se la smettiamo di rifiutarla, diventa una forza vitale. È quella che ci spinge a fare qualcosa, a lasciare un segno, a non sprecare il tempo. In altre parole, se impariamo a guardarla negli occhi, la morte smette di essere un tabù e diventa la miglior coach motivazionale che potremmo desiderare.
Maria Rita Parsi non ci invita a negarla, ma a riconoscerla. A dire: “Sì, morirò. Ma nel frattempo, vivo.” È una lezione di coraggio, ma anche di leggerezza. Perché in fondo, l’unico modo per disinnescare l’angoscia è smettere di far finta che non ci riguardi.
Un consiglio “alla Parsi”: imparare a convivere con l’inevitabile
Se c’è un messaggio che Maria Rita Parsi ci lascia, è questo: la morte non è un mostro da scacciare, ma una compagna da accettare. Quando riconosciamo che la vita ha un termine, ogni gesto acquista valore. Ogni sorriso, ogni abbraccio, ogni follia improvvisa diventa un modo per dire “sono qui, adesso”.
Maria Rita Parsi non vuole che diventiamo filosofi o mistici: vuole che diventiamo più umani. Che capiamo che l’angoscia non va eliminata, ma ascoltata. Perché, come direbbe lei con il suo tono ironico e profondo, “la morte non è un problema: è la condizione perché la vita abbia un senso.”
In fondo, l’antidoto alla paura è la vita stessa
L’angoscia di morte è la madre di tutte le angosce, sì. Ma anche la madre di tutte le scoperte, delle passioni, delle risate che ci facciamo nonostante tutto. E allora, la prossima volta che ti prende il panico pensando alla fine, prova a fare come direbbe Maria Rita Parsi: abbraccia la paura, invitala a bere un caffè e ricordale che per ora, l’appuntamento è rimandato.
Frasi di Maria Rita Parsi sulla paura della morte
- “Tutte le nostre difese psicologiche dipendono dal fatto che pigliamo coscienza, già da piccolissimi, che siamo nati e che nel tempo – per malattia, per incidente, per vecchiaia – moriremo.”
- “Si nasce e si muore, in tempi che riguardano il destino di ciascuno: la morte è inevitabile.”
- “Ci difendiamo dall’angoscia della morte o dicendoci che moriremo ma ci sarà un’altra vita o il paradiso, oppure pensando che continueremo a vivere attraverso i nostri figli o i nostri nipoti.”
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