Massimo Cacciari è un filosofo, un politico, un volto televisivo, una voce rauca e inconfondibile, un sopracciglio perennemente alzato. Ma soprattutto, è uno che non la manda a dire. Quando parla, non addolcisce nulla: non la realtà, non la filosofia, e nemmeno la speranza. E proprio sulla speranza – quella cosa che tutti ci dicono di non perdere mai – Cacciari ci ha regalato una riflessione tagliente e necessaria: “Se una persona ha davvero perso ogni speranza e per lei la vita è diventata una pura e semplice sofferenza, abbiamo il dovere di credergli.” Ecco perché, forse, sarebbe ora di smettere di dire agli altri di “reagire” come se fossero macchine rotte da riparare con due parole.
Cacciari, l’uomo del dubbio
Non è facile inquadrare Massimo Cacciari. Ex sindaco di Venezia, filosofo severo, pensatore europeo, uomo da talk show che riesce a parlare di Platone mentre la conduttrice chiede il parere di un astrologo. Non cerca consenso, non cerca like. Cerca verità, anche quando fa male.
E la verità, secondo lui, è che la sofferenza va presa sul serio, non infilata sotto il tappeto con un bel “dai, su, reagisci!”. Perché chi soffre non sempre vuole soluzioni. Vuole essere ascoltato. Compreso. Creduto.
La speranza secondo Cacciari: non è una coccola, è un abisso
Cacciari non è uno che ti dice “andrà tutto bene”. La sua idea di speranza è più simile a quella di chi sta sull’orlo del baratro, ma tiene gli occhi aperti. In un’intervista, in alcune sue lezioni pubbliche e nei suoi libri (soprattutto Il potere che frena, ma anche nei dialoghi su fede e nichilismo), spiega che la speranza non è ottimismo, e nemmeno la sua brutta copia, la “positività forzata”.
La speranza, per lui, è qualcosa che nasce dall’oscurità, non dalla superficie lucida. È come una luce che brilla nonostante tutto, non al posto di tutto. Ma – e qui arriva la parte scomoda – non è sempre presente. E non sempre può esserci.
“Abbiamo il dovere di credergli”: una frase che taglia come un bisturi
Quando Cacciari dice:
“Se una persona ha davvero perso ogni speranza e per lei la vita è diventata una pura e semplice sofferenza, abbiamo il dovere di credergli”
non sta giustificando la resa, né promuovendo il fatalismo. Sta facendo qualcosa di più raro e più umano: sta riconoscendo la dignità della sofferenza.
In un’epoca in cui vince chi sorride di più su Instagram, dire che una persona ha diritto a soffrire, senza che nessuno gli dica “passerà”, è quasi un atto rivoluzionario.
E questa frase è una risposta anche a chi, in buona fede, ci dice continuamente: “Dai, reagisci”, “Pensa positivo”, “C’è chi sta peggio”. Cacciari ci invita a dire, con fermezza: “Fermati. Prima di chiedermi di reagire, chiediti da dove arriva la mia ferita.”
La filosofia non è una pacca sulla spalla
La filosofia, con Cacciari, non consola. Non coccola. Ma capisce. E a volte è proprio questo che ci serve. Non uno che ci dica che andrà tutto bene. Ma uno che ci dica:
“Se per te non va bene, io ti credo.”
E allora ecco il consiglio implicito del filosofo:
- smettiamola di fare gli allenatori emotivi delle persone che amiamo;
- lasciamo perdere i consigli automatici;
- cominciamo, invece, a guardare in faccia il dolore, il nostro e quello degli altri. Anche se fa paura. Anche se non abbiamo soluzioni.
Reagire? Sì. Ma con rispetto
Cacciari non è contro la speranza. È contro la speranza come obbligo morale. Non ci chiede di disperarci, ma di smetterla di fingere. Perché ci sono momenti in cui la cosa più onesta da dire è: “Non ce la faccio”. E chi ascolta, ha solo un dovere: crederci.
Quindi la prossima volta che qualcuno ti dice “dai, reagisci”, tu puoi rispondere con una citazione da Cacciari. Funziona anche senza tono accademico: “Guarda, prima di reagire vorrei essere capito. E se ti sembrerò spento, ricordati che anche un fuoco spento ha avuto le sue fiamme.” E magari, se l’altro è onesto, per una volta… starà zitto e ascolterà.
Frasi di Massimo Cacciari sulla speranza
- “Nessuno può guardare nell’anima di un altro. Se una persona ha davvero perso ogni speranza e per lei la vita è diventata una pura e semplice sofferenza, abbiamo il dovere di credergli.”
- “Non si può sperare senza fondamento, ma come può la speranza essere certa se rimane speranza?”
- “Ci sono due generi di disperazione: quello superbo di chi rigetta la speranza, e quello di chi si ritira da ogni desiderio e speranza.”
- “Passato e futuro sono determinazioni del tempo che stanno nel presente, perché solo nel presente ricordo e solo nel presente mi attendo il futuro.”
- “Non vi è più speranza per costruire o far irrompere il novum. Tutto ciò che possiamo fare è ‘tenere lo sguardo sgombro’, per coglierne, prima o poi, l’evento.”
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