Massimo Recalcati è uno di quei personaggi che ti capita di ascoltare in TV e ti ritrovi, poco dopo, a interrogarti sul senso della vita mentre lavi i piatti. Con quella voce calma, le mani che parlano quanto lui e un lessico che mescola Lacan e latte e biscotti, riesce a portare la psicoanalisi nei salotti italiani senza sembrare uno che ti vuole psicanalizzare. E tra le tante cose di cui parla – amore, figli, genitori, scuola – ce n’è una che affronta con lucidità (e una buona dose di realismo): la felicità.
Chi è Massimo Recalcati?
Classe 1959, milanese, psicoanalista lacaniano, scrittore prolifico, docente universitario e ospite fisso in programmi come Che tempo che fa, Recalcati è diventato in questi anni una voce autorevole e popolare. Parla di temi complessi con un linguaggio accessibile, senza mai cadere nella banalizzazione. È riuscito dove molti filosofi falliscono: farsi capire dalla zia che guarda Rai 3 e dal nipote che scrolla Instagram.
Ma Recalcati non è un “maestro di vita”, né si propone come uno che ha trovato la felicità e ora te la insegna in comode rate mensili. Anzi. Lui parte da una consapevolezza disarmante: la felicità non si compra, non si raggiunge, non si addomestica. Si desidera.
Nessun oggetto ci renderà felici
In più di un’occasione – dalle sue lezioni pubbliche ai libri come La forza del desiderio e A libro aperto – Recalcati ha affermato con forza che nessun oggetto può darci la felicità. Perché? Perché la felicità non è qualcosa che si afferra. È una tensione, un movimento, un desiderio. E, soprattutto, è qualcosa che riguarda l’essere, non l’avere.
Pensaci: quanti “se solo avessi” hai pronunciato nella vita? “Se solo avessi quella casa”, “quel lavoro”, “quel partner”, “quel corpo”… Eppure, ogni volta che ottieni ciò che volevi, l’entusiasmo dura poco. Poi ritorni al punto di partenza. Per Recalcati, questa trappola del consumo come scorciatoia per la felicità è la più grande illusione del nostro tempo.
Non è cinismo, è una svegliata collettiva. Lo dice con eleganza, ma il messaggio è chiaro: se pensi che la felicità sia un oggetto, sei fregato.
Felicità è desiderare (ma sul serio)
Recalcati prende le distanze dall’idea di felicità come appagamento totale. La felicità, secondo lui, è il fuoco del desiderio, la possibilità di sentirsi vivi proprio perché si desidera qualcosa che ancora non si ha del tutto.
Il desiderio, attenzione, non è la brama compulsiva da centro commerciale. È qualcosa di più profondo: è la capacità di sentire mancanza, di essere mossi da qualcosa che ci attraversa, che ci tocca, che ci mette in moto. In un mondo che ci invita a “smettere di desiderare e iniziare a comprare”, Recalcati dice l’esatto contrario: torna a desiderare davvero.
In fondo, come ci ricorda spesso nei suoi scritti:
“L’uomo felice non è colui che ha tutto, ma colui che sa desiderare ciò che conta”
“La felicità è un effetto collaterale del desiderio, non il suo scopo.”
Frasi di Massimo Recalcati sulla felicità
- “La beatitudine su questa terra è quando amiamo quello che abbiamo.”
- “In realtà nessun oggetto può darci la felicità.”
- “Per essere felici c’è solo una strada: ritrovare lo slancio di volere davvero.”
- “Il desiderio allunga la vita, ne dilata l’orizzonte.”
- “Il nostro tempo ritiene che la felicità si trovi nel possesso dell’oggetto, del nuovo oggetto, dell’oggetto che ci manca.”
- “Il desiderio è il contrario del discontinuo, della rincorsa affannosa di quello che illusoriamente ci farebbe felici.”
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