Massimo Recalcati è uno di quei rari intellettuali capaci di portare la psicoanalisi fuori dallo studio e dentro la vita quotidiana. Non parla solo agli addetti ai lavori: parla a noi, comuni mortali che dobbiamo sopravvivere tra colleghi che si credono dei geni incompresi, partner che confondono l’amore con il controllo e amici che hanno sempre bisogno di “parlarti di loro” (e tu non puoi mai dire una parola). Lui, Recalcati, con il tono calmo e l’aria di chi sa ascoltare anche il silenzio, ci mette davanti a una verità tanto semplice quanto fastidiosa:
“Una delle più grandi malattie dell’essere umano è essere troppo attaccato al proprio Io.”
E da qui parte la sua lezione sull’egoismo: una malattia contagiosa, difficile da curare, ma che possiamo almeno imparare a riconoscere (e a tenere a distanza).
L’egoismo secondo Massimo Recalcati: non è amare sé stessi, è amarsi troppo
Massimo Recalcati non demonizza l’amor proprio. Anzi, spiega che avere cura di sé è necessario. Il problema nasce quando il nostro “Io” diventa l’unico punto di riferimento dell’universo, e tutto il resto – persone, relazioni, emozioni – si riduce a comparse nel film della nostra vita.
Secondo lui, l’essere umano si ammala quando dimentica che non è nato da sé, ma da un dono, da un legame, da un altro.
“Noi non siamo padroni della nostra vita, perché noi riceviamo la vita a partire da un processo di filiazione, da un dono. La nostra vita proviene sempre dall’altro.”
In altre parole: non siamo isole autosufficienti. Siamo pezzi di un mosaico, e se uno decide di stare per conto suo, il disegno si rovina per tutti.
Il divano dello psicanalista e la scoperta dell’altro
C’è una scena tipica che Massimo Recalcati ama descrivere: il paziente sdraiato sul divano, pronto a parlare di sé. Ma presto scopre che, nel raccontare la propria vita, parla inevitabilmente degli altri: genitori, amori, amici, insegnanti, rivali:
“Quando lo psicanalista invita il paziente a sdraiarsi sul divano e a dire tutto quello che gli passa per la mente per parlare di sé, lui per parlare di sé necessariamente parla di tutti i suoi altri.”
Ecco il punto: noi non esistiamo da soli. Siamo attraversati, formati e continuamente modificati dagli altri:
“Nessuno di noi per parlare di sé può parlare di sé senza parlare dell’altro. Questo significa che noi siamo attraversati dall’altro.”
Tradotto in linguaggio da ufficio: anche il collega che pensa di essere indispensabile, in realtà non sarebbe niente senza chi gli risponde alle email, gli corregge le bozze o gli prepara il caffè.
Il troppo Io fa male (a sé e agli altri)
L’attaccamento eccessivo al proprio Io è una gabbia dorata: ci fa sentire forti, ma ci isola. Recalcati lo definisce una “malattia” perché chi è troppo concentrato su di sé perde la capacità di vedere, ascoltare e comprendere gli altri.
E la cosa peggiore? Che l’egoista non sa di esserlo. Crede di essere solo molto coerente con sé stesso. Peccato che nel frattempo calpesti chi gli sta intorno, incapace di riconoscere che la vita è un gioco di squadra e non un monologo interiore.
Come liberarci dagli egoisti (e da un po’ di egoismo nostro)
La buona notizia è che, seguendo Massimo Recalcati, possiamo imparare a non cadere nella trappola del “tutto io”. Il primo passo è accorgercene. Riconoscere quando stiamo parlando solo per sentirci bravi, quando vogliamo avere l’ultima parola o quando ci offendiamo perché qualcuno non ci ha messo al centro.
Il secondo passo è ridimensionare l’Io: ricordare che ogni cosa bella della nostra vita – amore, amicizia, famiglia, persino successo – è arrivata attraverso gli altri.
E il terzo, quello più liberatorio, è prendere le distanze da chi vive solo per sé.
Perché, come direbbe Recalcati, se l’egoista non riesce a vedere oltre il proprio naso, non è colpa tua se decidi di allontanarti per respirare aria pulita.
Un mondo meno “Io” e più “Noi”
Il messaggio di Massimo Recalcati non è solo psicologico, è profondamente umano: la felicità non nasce dall’autarchia emotiva, ma dalla relazione. Essere meno attaccati al proprio Io non significa annullarsi, ma riconoscere che la nostra identità esiste solo grazie agli altri.
E allora, la prossima volta che il collega saputello vorrà fare tutto da solo, puoi sorridere e pensare: “Tranquillo, caro, la tua malattia ha un nome: troppo Io. E io, per fortuna, me ne tengo alla larga.” Un piccolo gesto di salute mentale, consigliato dallo psicoanalista più elegante e ironico d’Italia.
Frasi di Massimo Recalcati sull’egoismo
- “Una delle più grandi malattie dell’essere umano è essere troppo attaccato al proprio Io.”
- “Noi non siamo padroni della nostra vita, perché noi riceviamo la vita a partire da un processo di filiazione, da un dono. La nostra vita proviene sempre dall’altro.”
- “Quando lo psicanalista invita il paziente a sdraiarsi sul divano e a dire tutto quello che gli passa per la mente per parlare di sé, lui per parlare di sé necessariamente parla di tutti i suoi altri: familiari, amici, amori, insegnanti…”
- “Nessuno di noi per parlare di sé, può parlare di sé senza parlare dell’altro, questo significa che noi siamo attraversati dall’altro.”
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