Matteo Sinatti è uno di quegli autori capaci di parlare di relazioni senza diventare né zuccheroso né cinico. Sta nel mezzo, in quella terra di nessuno dove vive la vita vera: fatta di sentimenti storti, parole dette male, paure dette peggio e confronti che, se gestiti come si deve, possono salvare un rapporto invece di mandarlo in frantumi come un vaso di IKEA appoggiato sul bordo. Il suo modo di raccontare il confronto non è teorico, accademico o da guru spirituale: è pratico, umano, con un filo di disincanto e una quantità sorprendente di buon senso.

Chi è Matteo Sinatti
Matteo Sinatti scrive e parla come se stesse seduto al tavolo con noi, con il bicchiere mezzo pieno e un paio di verità scomode da tirar fuori. Non racconta favole: racconta esattamente ciò che accade quando due esseri umani provano a capirsi senza avere un libretto di istruzioni. Il suo punto fermo, quasi un manifesto, è chiaro:
“Quando in un rapporto provi a dire cosa non va, cosa provi, cosa senti, il più delle volte lo fai perché ci tieni, non perché vuoi aggredire.”
E in questa singola frase c’è tutto il suo modo di vedere il dialogo: parlare non è attaccare; parlare è investire, è prendersi la briga di tentare ancora.
Il confronto secondo Matteo Sinatti: una porta, non un tribunale
Metteo Sinatti insiste su un concetto semplice: chi parla non punta il dito, allunga una mano. Lo dice benissimo:
“Quando una persona ti dice cosa sente non sta puntando il dito, sta cercando di aprire una porta perché la attraversiate insieme.”
Il confronto, per lui, è un invito alla squadra: “noi contro il problema”, non “io contro di te”. Il vero intoppo arriva quando dall’altra parte qualcuno si mette l’elmetto da guerra. E infatti aggiunge:
“Il problema nasce quando chi ascolta si mette sulla difensiva, si sente criticato, accusato, e allora il confronto diventa uno scontro.”
E lì, inutile girarci intorno: dal confronto si passa alla guerriglia urbana in due secondi netti.
Perché dire la verità non dovrebbe essere un reato
Una delle idee più taglienti di Matteo Sinatti è questa:
“Se dire la verità deve essere visto come uno sciupare l’atmosfera, se ammettere di non stare bene deve significare essere pesanti, soffocanti, allora il prezzo di restare diventa fingere che vada tutto bene anche quando non è così.”
In pratica: se in un rapporto non puoi dire come stai perché “rovini il mood”, quel rapporto ha il mood di un soufflé malriuscito. E qui Sinatti tocca un nervo vivo. Perché molti confondono il “parlare chiaro” con il “fare scenate”. Ma sono due sport completamente diversi. Uno costruisce, l’altro distrugge. Uno avvicina, l’altro scava fossati.
Il silenzio: quando non è pace, ma resa
Il suo messaggio più duro – ma anche più vero – arriva con questa frase:
“Chi parla, ci tiene. Chi tace, ha smesso di provarci.”
Ed è forse la chiave di tutto. Perché se capiamo questo, capiamo anche un fenomeno che manda in confusione molti uomini: perché a un certo punto una donna smette di parlare, spiegare, discutere, confrontarsi? Perché inizia a ignorare quello che lui dice?
La risposta, nella logica di Sinatti, è semplice e dolorosa: quando una donna smette di parlare, è perché ci ha provato troppe volte e non ha più la forza di bussare a una porta che non si apre. All’inizio dice cosa prova perché ci tiene. Poi ci riprova perché spera. Poi ci riprova ancora perché forse qualcosa cambierà. Ma quando l’altra persona interpreta ogni tentativo come un attacco, quando si mette sulla difensiva, quando considera la verità “pesante”, allora non è più confronto: è fatica.
E a un certo punto, la persona che parlava smette. Non perché non prova più nulla… ma perché parlare non serve più. Ed è proprio questo silenzio che dovrebbe far tremare i muri.
Ascoltare: l’unica cosa davvero richiesta
Matteo Sinatti lo dice benissimo:
“Quando una persona ti dice come sta non cerca per forza una soluzione, vuole che ti siedi accanto, che ascolti, che ti interessi.”
Non servono superpoteri, non serve risolvere il problema in tre mosse, non serve trasformarsi in un coach motivazionale. Serve dire: “Ok, dimmi.” Serve non vivere ogni parola come un’accusa. Serve capire che l’amore si misura anche in minuti di ascolto, non solo in gesti plateali o regali azzeccati.
Ascoltare senza scappare
Matteo Sinatti non insegna come discutere senza litigare. Insegna qualcosa di più: come ascoltare senza scappare, come parlare senza ferire, come restare senza fingere. Le sue frasi non sono slogan da social, ma piccole istruzioni di sopravvivenza sentimentale. Perché in un mondo dove molti gridano e pochi comunicano, ricordarci che “chi parla ci tiene e chi tace ha smesso di provarci” è un regalo prezioso e una sveglia che, per alcuni, sarebbe ora di sentire.
Frasi di Matteo Sinatti sul confronto
- “Quando in un rapporto provi a dire cosa non va, cosa provi, cosa senti, il più delle volte lo fai perché ci tieni, non perché vuoi aggredire.”
- “Il problema nasce quando chi ascolta si mette sulla difensiva, si sente criticato, accusato, e allora il confronto diventa uno scontro.”
- “Quando una persona ti dice cosa sente non sta puntando il dito, sta cercando di aprire una porta perché la attraversiate insieme.”
- “Se dire la verità deve essere visto come uno sciupare l’atmosfera, se ammettere di non stare bene deve significare essere pesanti, soffocanti, allora il prezzo di restare diventa fingere che vada tutto bene anche quando non è così.”
- “Quando una persona ti dice come sta non cerca per forza una soluzione, vuole che ti siedi accanto, che ascolti, che ti interessi.”
- “Chi parla, ci tiene. Chi tace, ha smesso di provarci.”
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