Matteo Sinatti non è solo uno psicoterapeuta e comunicatore: è un esploratore delle emozioni, un artigiano dell’animo umano che ci insegna come sentirci vicini agli altri senza perdere la nostra pace interiore. Una sua grande specialità? L’empatia somatica, quel tipo di sensibilità che ti fa sentire le emozioni degli altri come se fossero dentro di te… ma attenzione, senza affogare in un mare di tristezza altrui.
Chi è Matteo Sinatti e perché parla di empatia
Matteo Sinatti è un uomo che sa guardare dentro le persone e trasformare quello che vede in parole semplici ma potenti. Attraverso libri, conferenze e interviste, ha portato l’attenzione su un tema che molti evitano: come gli empatici emotivi si prendono carico delle emozioni altrui fino a soffrirne, e come imparare a gestirle.
Secondo lui, l’empatia non è solo un fatto emotivo: è anche somatico, cioè si sente nel corpo. Chi possiede l’empatia somatica, spiega Sinatti, non giudica chi parla dei suoi problemi, ma chiede: “Cosa hai provato in quel momento?”. E mentre l’altro risponde, sente visceralmente il suo vissuto emotivo. È come vivere per un attimo le emozioni altrui senza averle chieste.
La trappola della spugna emotiva
Matteo Sinatti usa immagini molto efficaci per spiegare i rischi di questa sensibilità:
“Chi sta davanti a un empatico emotivo si apre ancora di più e lui lo porta a casa, o meglio, nel corpo. E si intossica, diventa spugna.”
Chi non conosce questa dinamica potrebbe pensare: “Ma che problema c’è? Sentire le emozioni degli altri è bello!”. E certo, lo è, ma fino a un certo punto. Se non impariamo a proteggere il nostro spazio emotivo, diventiamo come una spugna che assorbe tutto il dolore del mondo, fino a sentirci scarichi, stanchi e sopraffatti.
La lezione della pietra: sentirsi senza farsi travolgere
Ed ecco la frase che riassume il suo insegnamento più potente:
“La lezione che devono imparare gli empatici emotivi è quella di essere pietre, che se immerse nell’acqua si bagnano, ma non assorbono.”
Tradotto in parole semplici: puoi sentire le emozioni degli altri senza farle diventare tue. Puoi ascoltare, comprendere e rispondere con empatia, ma senza caricarti del dolore altrui. La pietra si bagna all’esterno, sente il contatto con l’acqua, ma resta solida all’interno.
Per chi è empatico emotivo, questo concetto può diventare un vero e proprio superpotere. Permette di essere presenti e disponibili, ma senza affondare nella sofferenza altrui. In pratica, un modo per fare il bene senza farsi del male.
Essere empatici deve voler significare sacrificarsi
Matteo Sinatti ci ricorda che essere empatici non significa sacrificarsi. Significa essere presenti con saggezza, sentire il dolore altrui senza farsene sopraffare e imparare a restare solidi come una pietra, anche quando l’acqua dell’emozione ci bagna. Un insegnamento utile, soprattutto per chi ha il cuore grande e tende a voler risolvere tutti i problemi del mondo… e finisce per sentirsi schiacciato sotto il peso degli altri. In altre parole: sentire sì, soffrire no. E la pietra, diciamolo, non si lamenta mai.
Frasi di Matteo Sinatti sull’empatia somatica
- “Chi possiede l’empatia somatica è qualcuno che quando gli racconti qualche tuo problema, ti fanno una domanda, invece di giudicarti: ‘ cosa hai provato in quel momento?’, e mentre tu rispondi, loro sentono visceralmente il tuo vissuto emotivo.”
- “Chi sta davanti a un empatico emotivo, si apre ancora di più e lui lo porta a cas, o meglio, metaforicamente, portano nel loro corpo ciò che hai vissuto ciò che vissuto l’altro e si intossica, diventa spugna.”
- “La lezione che devono imparare gli empatici emotivi è quella di essere pietre, che se immerse nell’acqua si bagnano, ma non assorbono.”
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