Milan Kundera non ha mai avuto bisogno di urlare per farsi sentire. Il suo stile era sobrio, ma tagliente. La sua penna sottile, ma capace di scavare profondamente. Nato in Cecoslovacchia, approdato poi in Francia, ha vissuto tra due mondi, due lingue e due modi di guardare le cose. E in tutto questo, c’è uno strumento che per lui ha sempre avuto un potere speciale: lo sguardo. Sì, proprio quello che di solito accompagna un sorriso (finto), una bugia (ben confezionata) o un amore (appena nato o già in crisi). Kundera ne ha fatto un elemento chiave della sua filosofia narrativa, quasi quanto l’ironia o la leggerezza.

Lo sguardo secondo Kundera: specchio dell’anima o trappola per topi?
Lo sguardo, per Kundera, non è mai neutro. È sempre qualcosa che comunica, che tradisce, che svela. È come un microfono acceso durante una riunione segreta: anche se non parli, ti fregano lo stesso.
Nella sua opera più celebre, L’insostenibile leggerezza dell’essere, lo sguardo è un filo invisibile che lega i personaggi, anche quando tutto il resto sembra rompersi. Tomas guarda, osserva, indaga. Tereza è ossessionata dagli sguardi degli altri. Sabina sfugge agli sguardi giudicanti come fossero telecamere di sorveglianza. Per Kundera, guardare è già un atto morale, estetico, politico. E a volte pure tragico.
“Uno scambio di occhiate può dire più di mille parole”: mica solo un aforisma
La frase che spesso gli viene attribuita: –“A volte un semplice sguardo, uno scambio di occhiate, può dire più di mille parole” – non è solo una battuta da poster motivazionale, ma una dichiarazione di poetica. Nella sua narrativa, il non detto vale quanto (se non più) del detto. E lo sguardo è l’arma preferita per tutto ciò che le parole non riescono a esprimere o, peggio, che le parole rovinerebbero.
In un’intervista, Kundera spiegava che le parole spesso mentono, mentre lo sguardo – quando non è addestrato – rivela chi sei davvero. E lui, con la sua aria riservata e il sorriso da sfinge mitteleuropea, guardava molto. Parlava poco. Scriveva tantissimo. E dentro quelle pagine, gli sguardi abbondano.
Quando uno sguardo basta: la lezione di Kundera oggi
Nell’era degli emoji, dei “visualizzato alle 11:38” e dei selfie con filtro, la lezione di Kundera è più attuale che mai. Uno sguardo può sedurre, smascherare, dire “ti amo” o “vattene”, senza proferire verbo. Lui ci invita a fare attenzione a cosa e a chi guardiamo, ma soprattutto a come. Perché guardare non è mai innocente.
E se oggi ci sentiamo sempre osservati (grazie, algoritmi), forse dovremmo leggere o rileggere Kundera: per ricordarci che lo sguardo è un atto di libertà, ma anche una responsabilità. Proprio come l’amore, l’ironia e il silenzio, gli altri grandi protagonisti dei suoi romanzi.
Se quindi un giorno vi capita di incrociare lo sguardo di qualcuno e sentire un brivido, un’allerta o una strana complicità… sorridete. Kundera, da qualche parte, starà prendendo appunti. In silenzio. Come sempre.
Frasi di Milan Kundera sullo sguardo
- “Gli occhi non vedono niente, sono lo specchio dell’anima.”
- “Guardare significa immergere gli occhi nel volto di un’altra persona. Guardare negli occhi di un altro significa penetrare in lui con lo sguardo.”
- “Il suo sguardo si posò sul mio volto e rimase incollato ai miei occhi come se stesse cercando in essi qualcosa. Ma i nostri occhi non sono finestre nelle quali possa affacciarsi, guardando dentro, l’anima.”
- “Mentre gli occhi scrutano il vuoto, cercando disperatamente un punto su cui fissarsi, la mente è tutta impegnata in un unico compito: dimenticare ciò che sa.”
- “Nello sguardo innamorato c’è uno sforzo di memorizzazione, come se si volesse imprimere nell’anima l’immagine che scomparirà.”
- “Negli occhi di un uomo c’è sempre uno spazio aperto in cui una donna può rifugiarsi quando la vita la stanca.”
- “A volte un semplice sguardo, uno scambio di occhiate, può dire più di mille parole.”
- “Gli occhi che non vedono: ecco cosa significa essere innamorati. Amare è essere ciechi volontariamente.”
- “Quello che chiamiamo intimità non è che l’abitudine di due persone a guardarsi negli occhi.”
- “I loro occhi si incontravano ma non si vedevano; come due guide cieche che si sfiorano con i bastoni nel tentativo di trovare la strada.”
- “Se gli occhi sono lo specchio dell’anima, la voce ne è il termometro.”
- “La memoria non filma, la memoria fotografa. Quello che ci resta negli occhi sono istantanee.”
- “Quando si guardava allo specchio, vedeva nei propri occhi quell’io di cui non riusciva a liberarsi.”
- “Negli occhi della gente vedo sempre la stessa domanda: perché essere, e non piuttosto non essere?”
- “Gli occhi lasciavano trasparire una strana mescolanza di tristezza e di ironia.”
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