Friedrich Nietzsche non era proprio il tipo da abbracciarsi coi compagni davanti a una birra al pub. Non che disdegnasse la compagnia umana, intendiamoci, ma aveva un’idea dell’amicizia che oggi farebbe scappare la maggior parte degli utenti da qualsiasi gruppo WhatsApp. Per lui, l’amico vero non era quello che ti consola quando ti va tutto storto, ma quello che ti mette in discussione, che ti scuote, che ti fa diventare qualcosa di più. Una specie di personal trainer dell’anima, ma con meno sudore e più filosofia.

L’amico, secondo Nietzsche: né conforto né coccole
Per Nietzsche, l’amicizia non era un rifugio sicuro, ma una sfida continua. Nel suo libro “Così parlò Zarathustra”, mette in bocca al suo profeta barbuto parole che non lasciano spazio a equivoci: “Nel vostro amico dovete avere il miglior nemico. Voi dovete essergli più vicino nel cuore quando gli siete avversari.”
In altre parole, un amico non è quello che ti dà ragione, ma quello che ti contraddice, che ti obbliga a guardarti dentro, che ti sprona a diventare una versione più potente (e un po’ più folle) di te stesso. Roba tosta. Altro che “gli amici sono la famiglia che ti scegli”.
Lui voleva amici che lo elevassero, mica che gli mandassero meme di gatti.
Quando Nietzsche aveva (quasi) un amico: Wagner, il rockstar dell’Ottocento
Un’amicizia che ha fatto parlare parecchio fu quella tra Nietzsche e Richard Wagner, il celebre compositore. All’inizio fu una vera e propria bromance intellettuale: si scrivevano, si stimavano, si citavano. Nietzsche era affascinato dall’aura mistica del musicista e dal suo ideale artistico, tanto da considerarlo una specie di incarnazione del superuomo.
Ma poi, come in ogni storia d’amore tossica, arrivò il momento del disincanto. Nietzsche cominciò a trovare Wagner troppo teatrale, troppo cristiano, troppo “mainstream”, insomma troppo tutto. E così nacque “Il caso Wagner”, un libricino in cui Nietzsche lo demolisce con la finezza di un bulldozer in un negozio di porcellane.
Amicizia finita. Addio care lettere, ciao frecciatine pubbliche. Ecco cosa succede quando Nietzsche ti toglie l’amicizia: non solo smette di seguirti, ti scrive anche un libro contro.
Nietzsche e l’arte del litigio con stile
Non è che Nietzsche avesse molti amici. Era solitario, spesso malato, con un carattere che definire “complicato” è un eufemismo. Quando non era impegnato a scrivere capolavori filosofici, passava il tempo a pensare al senso della vita… o a litigare con gli ultimi tre umani che lo sopportavano.
Tra questi, Paul Rée, altro filosofo con cui Nietzsche condivise, per un certo periodo, idee, dialoghi e… l’amore per Lou Andreas-Salomé. Già, anche in questo triangolo l’amicizia non durò. Quando Lou scelse di non scegliere (e preferì la libertà), Nietzsche si sentì pugnalato, non solo come uomo, ma come amico e filosofo. E la cosa finì, come al solito, in carte bollate e frasi al vetriolo.
Un amico “pericoloso” (ma necessario)
La verità è che per Nietzsche l’amico doveva essere uno specchio scomodo. Uno che non ti accarezza l’ego, ma lo prende a ceffoni. Nelle sue opere – da Umano, troppo umano a Al di là del bene e del male – ribadisce spesso che l’amicizia non può essere tiepida: deve essere stimolante, esigente, quasi violenta. Una relazione basata sulla crescita, non sul comfort.
E anche se sembra un’idea fredda, in fondo Nietzsche voleva solo relazioni vere, intense, senza maschere. Insomma, niente “come stai?” solo per educazione.
Nietzsche oggi? Bannato da tutti i social
Se Nietzsche vivesse oggi, probabilmente lo segnalerebbero in massa su Facebook per “contenuti offensivi”. Direbbe che gli amici che ti mettono like sotto ogni post sono inutili, e che quelli veri sono quelli che ti fanno un’interrogazione filosofica alle 3 del mattino per sapere se stai davvero vivendo o stai solo sopravvivendo.
E forse, anche se ci farebbe venire un principio di gastrite, avere un Nietzsche tra gli amici ci aiuterebbe a non accontentarci delle relazioni superficiali. A scegliere chi ci fa bene anche se ci dà fastidio. E a capire che, a volte, il miglior amico è proprio quello che ci manda al diavolo… per farci crescere.
20 frasi di Nietzsche sull’amicizia
- “Nel vero amico noi vediamo un altro noi stessi.”
- “Ogni amicizia è un dramma di malintesi, che può durare a lungo, ma che si spezza quando si conosce la verità.”
- “Chi non sa imporsi silenzio quando è triste, non sarà mai un buon amico.”
- “Non andare da amici quando hai bisogno, ma quando hai da dare.”
- “Per l’amico si deve anche poter essere nemico.”
- “È più facile fare amicizia con un uomo che ci fa paura che con uno che ci annoia.”
- “L’amico deve essere un maestro nella critica, ma anche un artista nella delicatezza.”
- “Tra amici non dovrebbe esserci nulla di nascosto. Eppure quante cose non si dicono, per paura dell’abisso.”
- “Chi ha molti amici non ha nessun amico.”
- “L’amicizia è una virtù dei forti, non un rifugio dei deboli.”
- “Meglio vivere da solo che con falsi amici: anche un lupo solitario ha più dignità.”
- “La tua coscienza vuole l’amico puro, ma la tua ombra cerca qualcuno da possedere.”
- “L’amicizia è sempre una forma raffinata di egoismo.”
- “Quando siamo stanchi degli altri, li chiamiamo amici.”
- “Amico, sii per me come un ponte sopra l’abisso – e io sarò lo stesso per te.”
- “Ci sono amici che sono solo una pausa dal nostro dolore.”
- “Un amico è un enigma risolto a metà.”
- “Chi vuole essere amato deve imparare prima a ridere di sé.”
- “L’amicizia vera si riconosce nella libertà di potersi allontanare senza perdersi.”
- “Amare qualcuno è dire: tu non morirai.”
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