Paolo Crepet non ha bisogno di troppe presentazioni: psichiatra, sociologo, scrittore, opinionista fisso nei talk show, è uno di quei personaggi che divide il pubblico. O lo ami o lo odi, ma di sicuro lo ascolti, perché riesce a trasformare temi complicati in frasi che colpiscono come un pugno nello stomaco. Non indulge in zuccherini consolatori: ti dice le cose come stanno, spesso con un’ironia tagliente e una visione spietata della realtà. Quando parla di “fortuna”, Crepet smonta subito la favoletta della Dea bendata. Non la vede come un dono magico che arriva a caso, ma come un risultato che si costruisce con fatica, idee e soprattutto con la voglia di riscatto.
Fortuna: più rivincita che caso
“La fortuna dipende da quella cosa che nasce dalla voglia di rivincita contro un mondo che non ti ha regalato niente e che ti ha fatto capire che tutto quello che avrai te lo devi conquistare.”
Ecco la frase che riassume il pensiero di Crepet. Per lui la fortuna non è questione di gratta e vinci, ma di grinta. Non è un biglietto trovato per strada, ma la capacità di reagire a porte chiuse, delusioni e difficoltà. È quando capisci che nessuno ti farà sconti e che l’unico modo per andare avanti è avere fame di rivincita.
Tradotto: la vera fortuna è svegliarsi ogni mattina con quella scintilla che ti fa dire “oggi non mollo”.
Idee contro portafoglio
Crepet lo ripete spesso:
“Non è vero che i soldi fanno venire le idee. Sono le idee che fanno venire i soldi.”
Una frase che, se ci pensi, è un colpo secco a chi aspetta di “avere il capitale giusto” per fare il salto. Secondo lui, quando hai tanti soldi diventi pigro, smetti di pensare, ti siedi sul tuo conto corrente. Quando invece sei in ristrettezze, la mente si accende:
“Quando hai pochi soldi, ti vengono delle idee pazzesche.”
Ed è vero: i garage americani dove sono nate le più grandi rivoluzioni tecnologiche (da Bill Gates a Steve Jobs) non avevano né tappeti rossi né finanziamenti miliardari. Avevano ragazzi affamati di futuro.
La fortuna non è (solo) essere raccomandati
Crepet non ha paura di ridimensionare il mito dei miliardari:
“I miliardari sono raccomandati? Fortunati? Steve Jobs è stato fortunato a esser stato abbandonato da bambino, ad essere stato adottato da una famiglia che arrivava sì e no al 27 del mese?”
Certo, quella è una forma di fortuna. Ma il punto è che non è quella la chiave del successo: non sono stati i soldi a creare i suoi progetti, ma la sua testa. La fortuna è, semmai, aver avuto la possibilità (anche dolorosa) di trasformare un destino difficile in carburante per creare qualcosa di nuovo.
Cosa ci insegna davvero Crepet sulla fortuna
Il messaggio è chiaro: non aspettare che la Dea bendata ti bussi alla porta, perché potresti morire di vecchiaia. La vera fortuna è avere la forza di non arrendersi, di cercare idee anche nei momenti più bui e di trasformare le mancanze in opportunità.
Vuoi fare soldi? Non pregare la lotteria. Accendi il cervello, trova un’idea e difendila con le unghie. Perché, come dice Crepet, “quando hai tanti soldi, hai tante meno idee”. E allora, paradossalmente, essere “sfortunati” all’inizio potrebbe essere la fortuna più grande che ti possa capitare.
Frasi di Paolo Crepet sulla fortuna
- “Non è vero che i soldi fanno venire le idee. Sono le idee che fanno venire i soldi.”
- “Quando hai tanti soldi, hai tante meno idee.”
- “Quando hai pochi soldi, ti vengono delle idee pazzesche.”
- “Sarà un caso che tutte le tecnologie digitali son tutte nate dentro dei piccoli garage in giro per l’America. Bill Gates ce ne aveva uno.”
- “I miliardari sono raccomandati? Fortunati? Steve Jobs è stato fortunato a esser stato abbandonato da bambino, ad essere stato adottato da una famiglia che arrivava sì e no al 27 del mese? Sì, anche quella è fortuna, ma le sue idee dipendono forse da quella fortuna, ma non sono fortunate.”
- “La fortuna dipende da quella cosa che nasce dalla voglia di rivincita contro un mondo che non ti ha regalato niente e che ti ha fatto capire che tutto quello che avrai te lo devi conquistare.”
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