Paolo Ruffini è uno di quei personaggi che sembrano sempre “su di giri”. Simpatico, sorridente, toscano verace, con quella faccia da eterno ragazzo che ti fa pensare: “Ma come fa a essere sempre così?”. Ma sotto la superficie del comico, dell’attore e del regista c’è molto di più: c’è un uomo che ha imparato a guardarsi dentro, a sentire forte l’amore per la vita e a riflettere su parole grosse come felicità, tempo e affetti. Tra uno spettacolo teatrale, una gag televisiva e un film, Ruffini ha cominciato a parlare anche di cose che fanno meno ridere, ma molto pensare. E in tutto questo, ci ha regalato una perla:
“La felicità è nelle piccole abitudini che sembrano scontate, ma che diventano tutto quando non ci sono più.”
Le piccole cose che fanno la felicità
Questa frase, detta così, sembra una citazione da Baci Perugina. Ma detta da Paolo Ruffini, che la accompagna con occhi lucidi e voce bassa, prende un altro sapore. Perché Paolo lo sa bene: la felicità non sta nel vincere alla lotteria, nel fare il giro del mondo o nel comprarsi l’ultimo iPhone. Sta in quel caffè con mamma la domenica mattina, in quel “che ti porto da mangiare?” che papà ripete ogni volta che lo chiami.
Sono abitudini. Talmente abitudinarie che non ce ne accorgiamo nemmeno. Poi, un giorno, puff. Manca qualcosa. O qualcuno. E ti accorgi che quelle piccole abitudini erano tutto.
Paolo Ruffini e la lezione sui genitori
In diverse interviste e post sui social, Ruffini ha parlato spesso del legame con la famiglia, con la madre in particolare, e di quanto gli manchi la sua voce. Racconta che certe frasi, certi gesti, diventano “musica del cuore” solo quando smettono di suonare.
E allora ci lancia una provocazione bella tosta, ma giustissima:
“Godetevi i vostri genitori finché ci sono. Fatevi rompere le scatole da loro. Lasciate che vi dicano cosa mangiare, che vi chiedano se avete messo la canottiera. Perché un giorno quelle scocciature vi mancheranno come l’aria.”
Non è retorica. È realtà. E Paolo la dice senza giri di parole. Un po’ ti spiazza, un po’ ti commuove. Ma soprattutto ti fa venire voglia di telefonare subito a tua madre.
La felicità secondo Ruffini: abitudini, relazioni e risate
Nel suo spettacolo Up & Down, dedicato all’inclusione e alla bellezza della diversità, Ruffini dimostra che la felicità può essere anche un modo di guardare il mondo. Ridendo. Ma anche abbracciando. Ascoltando. Restando umani.
Secondo lui, la felicità si coltiva nelle relazioni, nel tempo dedicato agli altri, nella capacità di meravigliarsi. Non servono ricette segrete o guru indiani. Basta saper vedere. E soprattutto, basta non dare per scontato ciò che scontato non è mai.
Una risata ci salverà
Paolo Ruffini ci insegna che la leggerezza non è superficialità. È un’arte. L’arte di guardare le cose importanti senza prendersi troppo sul serio, ma senza dimenticare che il tempo passa e le persone non sono eterne.
Allora godiamoci le abitudini, anche quelle che ci fanno sbuffare. Sorridiamo quando nostra madre ci dice di coprirci. Abbracciamo nostro padre quando ci fa la solita battuta vecchia. Perché un giorno rideremo meno, ma se lo faremo ricordando, sarà comunque felicità.
Viva le abitudini, viva i genitori, viva Paolo Ruffini
Se c’è una cosa che possiamo imparare da Ruffini è questa: non aspettare di perdere qualcosa per capirne il valore. Le piccole cose sono la vera felicità. Quelle che sembrano noiose. Quelle che ci legano agli altri. Quelle che, quando spariscono, ci lasciano il vuoto.
Quindi smettila di cercare la felicità nei posti sbagliati. Sta già lì. Magari ti sta preparando la cena e ti ha appena scritto su WhatsApp: “Sei arrivato? Hai mangiato?” Ecco. Quella è felicità.
Frasi di Paolo Ruffini sulla felicità
- “La felicità è quel momento che ho sempre sottovalutato, quando verso le otto e cinque telefonavo a casa.”
- “Per me la felicità era sentire la voce del mio babbo che mi diceva: ‘Com’è, bene papà? Hai mangiato? Ti passo la mamma.'”
- “Quella conversazione semplice, banale, quasi inutile, era la felicità.”
- “La felicità è nelle piccole abitudini che sembrano scontate, ma che diventano tutto quando non ci sono più.”
- “Per me casa non sono le mura, ma le persone che ci abitano: mio padre, mia madre, la loro voce.”
- “Quando perdi una persona cara, ti rendi conto che la felicità era in quei momenti quotidiani che non avresti mai pensato di rimpiangere.”
- “La vera felicità è sentirsi a casa, ed essere a casa significa essere con chi ami.”
- ” La felicità è quella tenerezza che ti sorprende nel ricordo di una telefonata, di una voce, di un ‘ti passo la mamma’.”
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