Ci sono frasi che sembrano fatte apposta per essere scritte sul frigorifero, tra la lista della spesa e il disegno del figlio in stile Picasso. Una di queste è di Luigi Pirandello:
“La vita, o la si sogna o la si soffre. Chi non sa sognare, soffre due volte.”
Non è solo una massima da usare come caption su Instagram. È una piccola bomba filosofica che ci costringe a riflettere su cosa facciamo con le nostre giornate: le viviamo davvero, o ci limitiamo a sopravvivere? E cosa insegniamo ai nostri figli? A resistere o a sognare?

L’uomo dietro l’autore: chi era Luigi Pirandello?
Luigi Pirandello era uno di quegli uomini che sembravano nati per complicarsi (e complicarci) la vita. Nato in Sicilia nel 1867, si portava dentro tutta la contraddizione di una terra piena di sole ma anche di ombre. È stato romanziere, drammaturgo, filosofo dell’anima e dei paradossi. Ha vinto il Premio Nobel per la Letteratura nel 1934, ma prima di arrivarci ha attraversato disastri familiari, rovesci economici e una quantità industriale di crisi esistenziali.
Pirandello non era uno che rideva tanto, ma sapeva sorridere con amarezza, spesso con quella punta di ironia tagliente che lo rende ancora oggi attuale. Dietro i suoi personaggi, sempre in bilico tra ciò che sono e ciò che gli altri vogliono che siano, c’era lui: un uomo che sapeva cosa significasse vivere a metà, camminare tra sogno e realtà.
Pirandello e i sogni: evasione, salvezza o follia?
Per Pirandello il sogno non era solo un atto notturno, ma una scelta di vita. Sognare era un modo per resistere alla follia del mondo. Era l’unica alternativa al dolore. Perché, diciamocelo: vivere nella realtà, ogni singolo giorno, con tutto il suo carico di tasse, delusioni e bollette scadute… è roba da supereroi o da masochisti.
Ecco perché scrisse quella frase:
“La vita, o la si sogna o la si soffre. Chi non sa sognare, soffre due volte.”
Non è un invito a fuggire dalla realtà come un adolescente che scappa dalla verifica di matematica, ma un incoraggiamento a coltivare l’immaginazione come arma di sopravvivenza. Perché chi non sogna, si becca tutta la sofferenza della realtà senza nemmeno la consolazione di una via di fuga.
Il consiglio nascosto ai genitori: educare al sogno
Ora, proviamo a metterci nei panni di un genitore. Insegniamo ai nostri figli a essere forti, a studiare, a comportarsi bene. Ma insegniamo loro a sognare?
Per Pirandello, chi non sogna soffre due volte. E questo vale anche per i bambini. Se gli togliamo la possibilità di immaginare, di fantasticare, di “giocare a fare finta”, gli stiamo regalando una doppia dose di realtà. Non un regalo gradito.
Quindi sì, lasciamoli sognare: di essere astronauti, sirene, draghi o dottori. Insegniamogli che sognare non è tempo perso, ma tempo ben investito. Perché un giorno, quando la realtà busserà alla porta con la faccia scocciata del commercialista, quei sogni saranno un rifugio, una risorsa, forse persino una salvezza.
Una frase da tenere sul comodino
In un mondo che corre, grida e pretende, la lezione di Pirandello è ancora più attuale:
sognare non è fuggire, è sopravvivere con stile. E se tuo figlio ti dice che da grande vuole volare con i pinguini… digli che va benissimo. Perché magari non volerà davvero, ma almeno non soffrirà due volte.
Frasi di Pirandello sui sogni
- “I sogni sono desideri che l’anima ha paura di confessare a se stessa.”
- “La vita, o la si sogna o la si soffre. Chi non sa sognare, soffre due volte.”
- “Il sogno è la libertà dell’anima prigioniera del giorno.”
- “Viviamo tutti in un sogno che chiamiamo realtà, finché qualcosa non ci costringe a svegliarci.”
- “Il sogno, per chi vive nella menzogna, è l’unico momento di verità.”
- “L’illusione è come un sogno ad occhi aperti, e senza illusione la vita è un deserto.”
- “C’è una realtà nei sogni che spesso manca nella vita vera.”
- “Noi siamo come marionette che credono di sognare, ma in realtà sono sognate da qualcun altro.”
- “Il sogno è il solo rifugio contro la crudeltà dell’essere ciò che siamo.”
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