Frasi di Roberta Bruzzone sul ricatto emotivo, ti aiuteranno a liberarti di chi ti dice che si uccide se lo lasci

Roberta Bruzzone non ha bisogno di presentazioni: criminologa, psicologa forense, volto televisivo e penna affilata come un bisturi. È una donna che parla chiaro, senza giri di parole e senza paura di dire quello che molti pensano ma non osano ammettere. Nel suo modo di affrontare i rapporti umani, e in particolare i meccanismi del ricatto emotivo, c’è tutto il suo stile: diretto, lucido e – diciamolo pure – liberatorio. La Bruzzone non fa sconti a nessuno. Smonta con ironia e competenza le frasi che spesso ci fanno rimanere intrappolati in relazioni tossiche, come la famigerata: “Se mi lasci, mi uccido.” E su questa frase ha costruito una delle sue lezioni più potenti sul tema della manipolazione affettiva.

Frasi di Roberta Bruzzone sul ricatto emotivo

“Se mi lasci, mi uccido!: il marchio di fabbrica dei manipolatori

Per Roberta Bruzzone, quella frase che a qualcuno può sembrare una dichiarazione d’amore disperata è in realtà un campanello d’allarme, anzi – come dice lei – “il marchio di fabbrica dei manipolatori”.

Dietro quelle parole non c’è sofferenza autentica, ma una strategia ben studiata per colpevolizzare chi vuole andarsene. Spiega:

Non è un segnale di rischio per chi la pronuncia, ma un modo per far sentire l’altro cattivo, insensibile, responsabile di una tragedia annunciata.”

Ed è qui che arriva la sua frase più celebre e tagliente:

Se fosse così che ogni volta uno dice una cosa del genere, poi effettivamente segue anche l’azione, ci saremmo già estinti da numerose generazioni!

Un colpo di realtà che toglie la maschera al manipolatore e ridimensiona il suo potere. Perché il ricatto emotivo vive di una sola cosa: la paura di chi lo subisce.

Quando la pietà diventa prigione

Roberta Bruzzone conosce bene il meccanismo psicologico che tiene molte persone – soprattutto donne – bloccate in relazioni tossiche: la convinzione di poter “salvare” l’altro. Come dice lei con il suo sarcasmo inconfondibile:

State attenti: non siete centri di riabilitazione, di progetti educativi andati a male. Lo so che soprattutto le signore sono state educate a esser buone, comprensive, gentili, empatiche, accudenti… badanti!

Dietro questa “educazione alla bontà” si nasconde spesso la trappola patriarcale di cui parla la criminologa: l’idea che una donna debba sopportare, comprendere e curare, anche quando viene ferita o manipolata. Dice:

Ancora oggi, la radice patriarcale delle nostre radici educative è tremendamente presente ed è su questo che i nostri cari manipolatori giocano una partita che sanno già di vincere a piene mani.”

In altre parole: finché continueremo a confondere la compassione con la sottomissione, continueremo a perdere.

Il ricatto emotivo non è amore, è potere

Il punto centrale del pensiero di Roberta Bruzzone è chiaro: il ricatto emotivo non è una prova d’amore, ma un tentativo di controllo. Chi ti ama davvero non ti mette paura, non ti fa sentire in colpa, non ti minaccia con la propria sofferenza.

Eppure, molte persone restano intrappolate perché pensano che “l’altro ha bisogno di me”. Ma come ironizza la criminologa:

La maggior parte delle ragazze è convinta che se fosse rimasta con lui, nonostante fosse completamente sgarrupato dal punto di vista psichiatrico, avrebbe potuto aiutarlo. Perché è bello aiutare chi è in difficoltà, a patto che non sia una difficoltà psichiatrica.”

Tradotto: se l’altro ha bisogno di uno psichiatra, non di te, non sentirti in colpa per chiudere la porta.

Perché la frase “Se mi lasci, mi uccido” ci può salvare la vita

La provocazione della Bruzzone non è solo una battuta brillante. È un antidoto.
Serve a rompere l’incantesimo della paura e della colpa. Quando la sentiamo, invece di tremare, dovremmo pensarla così: “Ecco, il manipolatore ha giocato la sua ultima carta.”

Capire che quelle parole non significano amore ma controllo ci restituisce il potere di scegliere. E soprattutto, ci libera da un peso che non ci appartiene. Perché, come insegna Roberta Bruzzone, la pietà non è una forma di amore. È una catena. E chi vuole vivere davvero, deve avere il coraggio di spezzarla.

Amore vero non ricatta, non minaccia, non colpevolizza

Il messaggio finale di Roberta Bruzzone è tanto semplice quanto potente:
se qualcuno ti dice “senza di te non posso vivere”, non pensare di essere la sua salvezza. Probabilmente sei solo la sua prossima vittima preferita.

E allora sì, ridi pure – come farebbe lei – davanti a quel vecchio trucco psicologico. Perché solo chi sa ridere dei ricatti può finalmente tornare a vivere libero, leggero e padrone della propria vita.

Vuoi un consiglio “alla Bruzzone”? Se qualcuno ti dice “Se mi lasci, mi uccido”, non rispondere con paura. Rispondi con ironia: “Guarda, facciamo così: io vado, tu fatti aiutare. Da un professionista, non da me.” E poi vai. Senza voltarti.

Frasi di Roberta Bruzzone sul ricatto emotivo

  1. “‘Se mi lasci, mi uccido’. Se fosse così che ogni volta uno dice una cosa del genere, poi effettivamente segue anche l’azione, ci saremmo già estinti da numerose generazioni!”
  2. La frase “se mi lasci, mi uccido’ o frasi simili non è un segnale di rischio per il soggetto che ricatta emotivamente, ma è il marchio di fabbrica dei manipolatori e mette nella condizione di fare sentire cattivo l’altro o l’altra.”
  3. State attenti: non siete centri di riabilitazione, di progetti educativi andati a male. Lo so che soprattutto le signore sono state educate a esser buone, comprensive, gentili, empatiche, accudenti…badanti!
  4. Ancora oggi la radice patriarcale delle nostre radici valoriali, educative è tremendamente presente ed è su questo che i nostri cari manipolatori giocano una partita che sanno già di vincere a piene mani.”
  5. La maggior parte delle ragazze è convinta che se fosse rimasta con lui, nonostante lui fosse completamente “sgarrupato” dal punto di vista psichiatrico, lei avrebbe potuto aiutarlo, perché è bello aiutare chi è in difficoltà, a patto che non sia una difficoltà psichiatrica.”

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