Arthur Schopenhauer non è soltanto il filosofo del pessimismo. È anche uno di quelli che, pur vedendo la vita come un susseguirsi di fregature ben confezionate, riesce a descriverle con una lucidità devastante… e spesso utilissima. Tra i temi che affronta con chirurgica precisione c’è la nostalgia: quel sentimento dolce-amaro che ci fa idealizzare luoghi, persone, momenti. Per Schopenhauer è un inganno romantico, un trucco della mente che ci fa credere di rimpiangere posti e situazioni esterni, quando invece stiamo rimpiangendo una versione di noi stessi che non esiste più. E qui, già lo senti, potrebbe arrivare un aiuto inaspettato per molti mariti disperati dalle frasi: “Amore, torniamo al mio paesello? Non è più come una volta… ma magari ritrovo me stessa.” Ecco: Schopenhauer direbbe che no, non la ritroverai. E nemmeno lui.

Schopenhauer: un filosofo che ti osserva mentre ti illudi
Schopenhauer era un tipo particolare: misantropo, elegante, amante dell’arte, convinto che la vita fosse perlopiù dolore condito da brevi pause di sollievo. Aveva il talento raro di smascherare le illusioni umane, e la nostalgia non sfuggiva al suo colpo d’occhio. Dalle sue opere – Parerga e Paralipomena, Saggi sul pessimismo, e vari scritti minori – emerge quasi sempre lo stesso concetto: la mente crea finzioni retroattive. Ci mostra il passato come un paradiso perduto, ma solo perché lo osserviamo da lontano, con la luce morbida dell’idealizzazione e senza gli spigoli della realtà. Lui stesso lo dice chiaramente quando afferma:
“Talvolta crediamo di aver nostalgia di un luogo lontano, mentre a rigore abbiamo soltanto nostalgia del tempo vissuto in quel luogo quando eravamo più giovani e freschi.”
Una frase che taglia in due come una lama affilata la grande bugia della nostalgia: non è il luogo che ci manca. È il tempo che non possiamo recuperare.
La nostalgia secondo Schopenhauer: un trucco della memoria
Per il filosofo, la nostalgia non è altro che un inganno della coscienza. Quando pensiamo a un luogo del passato, non stiamo pensando alla geografia, alle strade, alle case o alle persone. Stiamo pensando alla nostra età, alle nostre speranze, alla nostra spensieratezza, al modo in cui la vita ci pesava meno.
Se vogliamo essere sinceri, Schopenhauer direbbe che il “paesello natìo” potrebbe anche essere un ottimo posto… ma ciò che lo rende speciale nel ricordo è che quando ci vivevamo avevamo dieci, venti o trent’anni in meno. E questo, purtroppo, non ce lo ridà nessun biglietto del treno.
Il suo pensiero lo ribadisce anche altrove: siamo bravissimi a non goderci il presente e poi a rimpiangerlo. Come quando scrive:
“Scuri in viso, lasciamo passare senza goderne infinite ore piacevoli e serene; ma quando poi arrivano quelle brutte, riguardiamo con vana nostalgia alle prime.”
È tutto qui: non rimpiangiamo i luoghi. Rimpiangiamo chi eravamo mentre stavamo lì.
Perché questa frase è utile quando arriva la proposta del “torniamo al paese?”
Ed eccoci al punto che molti aspettavano con ansia: come usare Schopenhauer non solo per sembrare più colti, ma anche per sopravvivere a un matrimonio con “ritorni alle origini” programmati ogni fine settimana. Quando la moglie esclama:
“Dai, torniamo nel mio paesello… chissà, forse ritroverei me stessa!” si può rispondere con calma, con un sorriso, e con la filosofia dalla propria parte: “Amore, come dice Schopenhauer, non è quel luogo che ti manca, è il tempo in cui eri giovane e fresca. E quello, purtroppo, non ce lo ridà nessuno. Nemmeno il paesello.”
Non si tratta di essere cattivi, ma onesti: il luogo sarà anche identico. Le strade, le montagne, la piazza, il bar del centro: tutto uguale. Ma chi ci torna non è più la persona che l’ha lasciato. Con gli anni cambiano i desideri, il carattere, le priorità, il modo di stare al mondo. È un po’ come andare a rivedere la scuola elementare: la trovi minuscola, impoverita, quasi finta. Non perché sia peggiorata, ma perché tu sei cresciuto. Schopenhauer lo direbbe meglio, ovviamente, ma il senso è quello.
Il passato è un posto dove non possiamo vivere
Se dovessimo riassumere i consigli di Schopenhauer sulla nostalgia, potremmo dire che invita ad accettare la natura fugace dell’esistenza. Ci ricorda che il presente è l’unico tempo reale e che rincorrere il passato è come provare a riabbracciare un’ombra: ci scivola sempre dalle mani.
E dunque, secondo lui, insistere per “tornare indietro” serve solo a rimanere delusi. Il luogo è lo stesso, ma tu no. E se proprio vuoi stare bene, meglio imparare a vivere quel che c’è, non quel che c’era.
La nostra mente trucca le carte
Schopenhauer non è certo noto per essere un dispensatore di buonumore, ma quando parla di nostalgia diventa sorprendentemente liberatorio. Ti spiega che non sei tu a essere inguaribilmente sentimentale: è la tua mente che trucca le carte.
E questa piccola verità può essere un salvagente filosofico ogni volta che qualcuno idealizza un passato che non può tornare.
La sua frase: “Talvolta crediamo di aver nostalgia di un luogo lontano, mentre a rigore abbiamo soltanto nostalgia del tempo vissuto in quel luogo quando eravamo più giovani e freschi”, non è solo una riflessione profonda: è un lasciapassare. Un modo elegante e colto per dire, senza litigare: “Amore, il paesello va benissimo… ma non potrà ridarti vent’anni.” E, strano ma vero, questa volta è Schopenhauer a darci un pizzico di serenità. Niente male, per un pessimista.
Frasi di Schopenhauer sulla nostalgia
- “Talvolta crediamo di aver nostalgia di un luogo lontano, mentre a rigore abbiamo soltanto nostalgia del tempo vissuto in quel luogo quando eravamo più giovani e freschi.”
- “Così il tempo ci inganna sotto la maschera dello spazio. Se facciamo il viaggio e andiamo là, ci accorgiamo dell’inganno.”
- “Scuri in viso, lasciamo passare senza goderne infinite ore piacevoli e serene; ma quando poi arrivano quelle brutte, riguardiamo con vana nostalgia alle prime.”
- “Le scene della nostra vita somigliano a quadri in un mosaico grezzo; sebbene viviamo tutta la vita in attesa di cose migliori, spesso allo stesso tempo rimpiangiamo ciò che è passato. La maggior parte degli uomini scopre che hanno vissuto ad interim, che ciò che hanno lasciato scorrere era precisamente la loro vita.”
- “L’intero fondamento su cui si regge la nostra esistenza è il presente; il presente, sempre fugace.”
- “Di ogni evento della nostra vita possiamo dire soltanto per un istante che è; per sempre dopo, che è stato.”
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