Umberto Galimberti, classe 1942, è uno di quei pensatori che riescono a parlare di filosofia come se fosse una chiacchierata al bar, solo con più cervello e meno spritz. Psicologo, filosofo e scrittore, è una delle voci più lucide e pungenti del panorama culturale italiano. Da anni ci mette davanti allo specchio delle nostre illusioni moderne, e tra queste c’è anche quella del matrimonio come lieto fine. Per Galimberti, l’amore romantico è solo l’inizio della storia, non la sua conclusione. È come la copertina di un libro che poi, quando lo apri, scopri che è scritto in greco antico: bello, ma faticoso da capire.
Il matrimonio secondo Galimberti: un’opera d’arte (e un mestiere da scultori)
Umberto Galimberti lo dice chiaro e tondo:
“Il matrimonio è un’opera d’arte, una sorta di sguardo un po’ simile a quello che Michelangelo aveva per il Mosè; continuava a scolpirlo, mai soddisfatto e alla fine, quando avrebbe raggiunto la perfezione, gli ha scaraventato addosso lo scalpello e gli ha chiesto: ‘Perché non parli!’. C’è qualcosa ancora di segreto in quel marmo.”
Ecco, per lui stare in coppia è proprio questo: un lavoro continuo di limatura, di pazienza e di rabbia creativa. Non è la fiaba del “ci amiamo e vivremo per sempre felici”, ma un laboratorio artigianale dell’anima, dove ogni giorno si toglie un po’ di eccesso, si lima un difetto, si ridisegna una curva del carattere dell’altro e del proprio.
Dall’innamoramento all’amore: il salto mortale che pochi riescono a fare
Galimberti ha anche un’altra frase illuminante (e un po’ brutale, come piace a lui):
“Con l’innamoramento non dovete far niente, ma il salto mortale è passare dall’innamoramento all’amore e, ancora più difficile, al matrimonio, che è una decisione eterna.”
Perché l’innamoramento, diciamolo, è facile: è chimica, farfalle nello stomaco, e una vocina che ti dice “lui è perfetto”. Poi arriva la convivenza, e quella voce cambia tono: “lui è perfettamente capace di lasciar la tavoletta alzata ogni singola volta.” E lì inizia il difficile. Lì serve arte, disciplina, ironia e coraggio. Lì si passa dall’innamoramento all’amore vero: quello che non si limita a sentire, ma sceglie ogni giorno.
“O siete capaci di fare come Michelangelo o lasciate perdere i matrimoni”
Umberto Galimberti non è tenero:
“O siete capaci di qualcosa di simile a quello che ha fatto Michelangelo con Mosè o evitate i matrimoni e non imbarcatevi nell’amore, rimanete a quel livello elementare che sono le passioni.”
In pratica, se non siete disposti a prendere martello e scalpello metaforici e lavorare sodo sul vostro rapporto, lasciate perdere. Il matrimonio, per lui, non è un luogo di riposo, ma una palestra dell’anima. Chi si sposa credendo che “l’amore basta” rischia di finire presto in crisi. Chi invece accetta l’idea che bisogna continuare a “scolpire” la relazione – con dedizione, umorismo e una buona dose di sopportazione – ha più possibilità di farcela.
Cosa possiamo imparare da Galimberti (e come convincere il partner a non mollare)
Questa visione del matrimonio come opera d’arte è perfetta se vuoi convincere il tuo partner a non buttare tutto all’aria alla prima crepa. Perché in fondo, Galimberti ci dice una cosa semplice ma rivoluzionaria: il matrimonio non è fatto per essere perfetto, ma per essere vivo. E come ogni opera viva, va curata, limata e – ogni tanto – anche sopportata.
Quindi, se il tuo partner è stanco, puoi provare a dirgli così: “Amore, Michelangelo ha passato anni a scolpire il suo Mosè e alla fine gli ha pure tirato lo scalpello. Noi siamo ancora al capitolo due. Forse dobbiamo solo continuare a scolpire.”
Un po’ di ironia, un po’ di filosofia, e magari qualche carezza: ecco il modo giusto per tenere in piedi un matrimonio, secondo Galimberti. Non promettere perfezione, ma promettere impegno e curiosità per quel “qualcosa di segreto” che, come nel marmo del Mosè, c’è ancora dentro l’altro e dentro di te.
In fondo, l’amore è un’opera che non finisce mai
E forse è proprio questo il bello. Perché un matrimonio, come un capolavoro, non si conclude quando è perfetto, ma quando smetti di lavorarci. E Galimberti ci invita a non smettere mai. A continuare a scolpire, con pazienza, ironia e qualche inevitabile colpo di scalpello.
Frasi di Umberto Galimberti sul matrimonio
- “Il matrimonio è un’opera d’arte, una sorta di sguardo un po’ simile a quello che Michelangelo aveva per il Mosè; continuava a scolpirlo, mai soddisfatto e alla fine, quando avrebbe raggiunto la perfezione, gli ha scaraventato addosso lo scalpello e gli ha chiesto “perché non parli!’. C’è qualcosa ancora di segreto in quel marmo.”
- “O siete capaci di qualcosa di simile a quello che ha fatto Michelangelo con Mosè o evitate i matrimoni e non imbarcatevi nell’amore, rimanete a quel livello elementare che sono le passioni, lì sono buoni tutti, non dovete far niente, vi rapiscono le passioni.”
- “Con l’innamoramento non dovete far niente, ma il salto mortale è passare dall’innamoramento all’amore e, ancora più difficile, al matrimonio, che è una decisione eterna.”
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