Sono passati due anni da quel 12 giugno 2023 in cui Silvio Berlusconi ci ha salutati per l’ultima volta. Un saluto alla sua maniera: senza troppe lacrime pubbliche, ma con titoloni, analisi infinite, e la sensazione diffusa che – anche stavolta – fosse riuscito a farsi notare. Perché lui, il Cavaliere, l’uomo di Forza Italia, delle televisioni, del Milan dei record e delle barzellette ai vertici internazionali, era prima di tutto questo: uno che non passava mai inosservato.
Il successo secondo Silvio: una questione di fede… in se stessi
Per Berlusconi il successo non era un’opzione. Era quasi un dovere morale. “Nella vita bisogna sempre puntare in alto“, diceva spesso. Perché? Perché “se punti alla luna, magari cadi tra le stelle”, avrebbe detto un americano motivazionale. Ma Silvio ci metteva del suo: per lui, l’ambizione era il carburante della vita. Dai cantieri di Milano 2 fino a Palazzo Chigi, ha sempre recitato la stessa parte: l’uomo che ce l’ha fatta. E che ti diceva: ce la puoi fare anche tu.
Nelle sue interviste e nei suoi libri – come in Una storia italiana (quel libretto patinato distribuito a milioni di famiglie) – il successo era raccontato come una somma di ottimismo, carisma e testardaggine. Nessuna formula magica, ma tanta fiducia in sé, in Dio e nella propria missione. E possibilmente con una bella canzone napoletana in sottofondo.
Il sole in tasca: l’ottimismo come strumento di potere
Tra le frasi più famose e poetiche – sì, anche Berlusconi aveva momenti poetici – c’è quella del “sole in tasca”. Diceva così:
“Bisogna avere sempre il sole in tasca. Tirarlo fuori al momento giusto e regalarlo, con un sorriso, a ogni persona che incontriamo.”
Ecco, questa frase riassume molto di Silvio. Era il suo modo di dire: “non rompete troppo, e fate vedere il meglio di voi”. Il sorriso come arma di persuasione, il carisma come strumento di conquista, l’ottimismo come messaggio politico.
Per lui, lamentarsi era roba da perdenti. Bisognava apparire forti, allegri, vincenti, anche quando magari non lo si era affatto.
E anche se il cielo era grigio, bastava avere in tasca un po’ di quel sole personale – e lui di tasche piene ne aveva eccome – per cambiare la giornata a sé e agli altri.
Motivazione made in Arcore
Silvio non ha mai fatto mistero del fatto che dietro al successo c’erano sì strategia, mezzi, soldi… ma anche tanta motivazione personale.
“Non mi fermo mai. Io non mollo. Mai.”
Lo diceva sempre. Lo viveva. Anche quando la salute scricchiolava, anche quando la politica lo azzoppava, anche quando i tribunali gli accorciavano il passo. Berlusconi era uno che si rialzava. Sempre.
Lo faceva col sorriso, certo. Ma anche con una certa ferocia. Perché se era vero che il sole andava donato agli altri, era altrettanto vero che le ombre dovevano temerlo. E se c’era da colpire, sapeva anche essere spietato. In fondo, era un imprenditore, un leader, un combattente. E i combattenti – lo sapeva bene – usano ogni arma a disposizione. Compreso il sole in tasca.
Il Cavaliere che voleva piacere a tutti
Silvio Berlusconi ha diviso l’Italia come pochi altri. Lo amavi o lo detestavi. Ma difficilmente potevi ignorarlo. C’era chi lo vedeva come il salvatore della patria e chi come una sciagura travestita da televenditore. Eppure, anche i suoi nemici più feroci, a volte, sorridevano ascoltando una sua uscita surreale o una battuta in conferenza stampa.
Perché Berlusconi non era solo un politico o un miliardario: era un personaggio. Uno che aveva capito come funzionava la scena, come si costruisce una narrazione, come si conquista il centro del palcoscenico. Il suo segreto? Essere sempre un passo fuori dagli schemi. E con quel passo, entrare direttamente nella testa (e nelle case) della gente.
Due anni dopo, quel sole brilla ancora?
Oggi, a due anni dalla sua morte, ci si chiede: cosa resta davvero di Silvio Berlusconi? Al di là delle ville, dei processi, delle televisioni e dei titoli di giornale, forse resta proprio quel consiglio: portarsi dietro un po’ di luce. E non solo per sé, ma per regalarla.
Perché – ci piaccia o no – il Cavaliere sapeva bene una cosa: nel buio della vita quotidiana, chi ha il coraggio di sorridere, di rialzarsi e di crederci ancora… vince sempre qualcosa. Anche solo un applauso. E magari un po’ di sole in più per il giorno dopo.
16 frasi motivazionali di Silvio Berlusconi sul successo
- “La formula del successo si riassume in tre parole: lavoro, lavoro, lavoro.”
- “Non si ottiene nulla senza applicazione e senza sacrifici.”
- “Io ritengo di essere geneticamente, istintivamente un innovatore.”
- “Io ho sempre pensato con Erasmo da Rotterdam che le cose più grandi nella vita e nella Storia, siano sempre frutto, non della ragione, ma di una sana, lungimirante, visionaria follia.”
- “Io il successo me lo sono meritato, come Franco Baresi che si è fatto i suoi miliardi giocando da grande difensore.”
- “Dovete sempre avere il sole in tasca e tirarlo fuori al momento giusto, per donarlo, con un sorriso, a tutte le persone con cui venite in contatto…”
- “In una giornata io lavoro 27 ore.”
- “Non conosco nessun pessimista che abbia mai combinato qualcosa di buono nella vita.”
- “La passione è il motore che spinge gli uomini a fare grandi cose…”
- “La perseveranza è la virtù degli uomini forti.”
- “La determinazione è la chiave per superare ogni ostacolo.”
- “L’avversità è un’opportunità di crescita e di riscatto personale.”
- “Il successo non è definito dal denaro o dal potere, ma dalla felicità che si prova.”
- “Sono un sognatore pragmatico… altri fanno sogni che restano sogni, io cerco di trasformare i sogni in realtà.”
- “Ma nulla mi è stato facile… ho dovuto lavorare, lavorare e ancora lavorare… sempre sangue, sudore e lacrime. Ma questa è l’unica ricetta che conosco.”
- “Possiamo essere grandi solo quanto le nostre occasioni.”
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