Antonino Tamburello non è il classico psicoterapeuta che ti fa annuire in silenzio per 50 minuti mentre ti scruta dietro gli occhiali. No. È uno di quelli che parlano, scrivono, scuotono, provocano. Uno che non ha paura di scardinare le parole diventate diagnosi da social. E che, soprattutto, prende molto sul serio la psiche… ma mai troppo sul serio sé stesso. Voce ferma e pensiero mobile, Tamburello è diventato un punto di riferimento per chi vuole capire cosa c’è dietro il comportamento umano, compreso quello più difficile da digerire. E tra tutti, il narcisismo è il cavallo di battaglia su cui ha messo il suo timbro più originale e spiazzante.
Narcisismo secondo Tamburello: l’etichetta è il vero disturbo
Se c’è una frase che riassume la filosofia di Tamburello, è questa:
“Il narcisista non esiste: esiste una persona che gli altri chiamano narcisista. Noi ospitiamo sempre disturbi, non etichette.”
Tradotto: siamo pieni di comportamenti, schemi, tic, ferite, ma nessuno di questi ci definisce davvero. Chiamare qualcuno “narcisista” è comodo – quasi un insulto elegante – ma vuol dire smettere di vedere chi abbiamo davanti. “Lo etichetti e ti senti a posto. Ma cosa ti dice davvero di lui, quella parola?”, sembra chiedere Tamburello ogni volta che la pronuncia.
Non è tutta colpa del narcisista
Nel suo approccio, il narcisismo non nasce nel vuoto, e nemmeno nei manuali diagnostici. Nasce in un contesto che Tamburello non smette di puntare col dito: la nostra società.
“La società è una delle cause principali del narcisismo: spinge al successo ma non crede all’affermazione naturale dell’uomo.”
Siamo bombardati dal messaggio che per valere qualcosa dobbiamo “farci notare”, “arrivare”, “vincere”. Ma non ci viene insegnato a riconoscere la nostra importanza senza competizione. Da qui, secondo Tamburello, quel “moto iniziale” – che in sé è sano, anzi sacrosanto – può facilmente diventare un’ossessione autoreferenziale:
“Il moto iniziale che spinge a sentirsi grande e di rilievo è sano. La partenza è sana, ma se si concentra solo su se stessi, si va fuori dalle guide.”
Il narcisismo come ingiustizia relazionale
Tamburello non è tenero, però. Non scusa chi fa del proprio ego un’arma. Anzi, parla chiaro:
“Il narcisista produce una vera e propria ingiustizia relazionale, che viene colta immediatamente nel profondo.”
È quel tipo di relazione in cui tu esisti solo finché gli servi da specchio. Un riflesso, non una persona. Ma attenzione: non sempre chi fa il narcisista è un mostro. Spesso è solo un essere umano che ha imparato, male, a proteggersi.
“È corretto che lui veda la sua importanza. È scorretto – e dannoso – che non veda quella degli altri.”
Tamburello descrive il narcisista come una persona che pretende attenzione (“Ma come, non vedi che ci sono io?”), ma che usa i suoi talenti in modo incostante, quasi isterico. E tu, che stai dall’altra parte, spesso vieni travolto. E accecato.
Non chiedere, non implorare: il narcisista si spegne
Una delle osservazioni più interessanti – e ironicamente liberatorie – di Tamburello è che il narcisista non regge la mancanza di aspettativa. Se non lo implori, se non mendichi la sua attenzione, quasi non sa cosa fare.
Un’osservazione che suona quasi come una strategia: non corrergli dietro, e smetterà di correre anche lui.
Onorare sé stessi: il sano pregiudizio positivo
Alla base del pensiero di Tamburello, però, c’è un’idea semplice ma potentissima: dobbiamo imparare ad onorare la nostra persona. Non come atto egoico, ma come diritto di nascita. Con un “pregiudizio a favore”:
“Noi dovremmo tributare onore alla nostra persona, tutti quanti, con un pregiudizio a favore.”
Che è un modo elegante per dire: volersi bene prima ancora di meritarselo. E solo così – suggerisce Tamburello – possiamo davvero smettere di inseguire l’attenzione degli altri e cominciare a vivere relazioni autentiche, non teatrini psicologici.
Il narcisismo siamo (anche) noi
In un’epoca in cui ogni persona un po’ vanitosa, un po’ autocentrata, viene bollata come narcisista, Antonino Tamburello ci invita a guardarci meglio e guardarci dentro. Perché il problema non è che esistano i narcisisti, ma che noi abbiamo smesso di vedere le persone dietro le etichette.
E se c’è un messaggio che vale la pena tatuarsi è questo: non si nasce narcisisti, e nemmeno si diventa; si interpreta un ruolo. Ma si può anche cambiare copione.
Frasi sul narcisismo di Antonino Tamburello
- “Il moto iniziale che spinge a sentirsi grande e di rilievo è sano. La partenza è sana, ma se si concentra solo su se stessi, si va fuori dalle guide.”
- “Noi dovremmo tributare onore alla nostra persona, tutti quanti, con un pregiudizio a favore.”
- “Il narcisista pretende che tu lo riconosca: ‘Ma come, non vedi che ci sono io?‘”
- “La violenza del narcisista chiude i nostri occhi: davanti alla sua pretesa non vogliamo sapere oltre.”
- “È corretto che lui veda la sua importanza. È scorretto – e dannoso – che non veda quella degli altri.”
- “Il narcisista produce una vera e propria ingiustizia relazionale, che viene colta immediatamente nel profondo.”
- “Spesso i narcisisti hanno dei bei doni, ma li usano in modo alterno, imprevedibile, irregolare… come un tubo d’acqua impazzito.”
- “Se non reclamiamo niente da lui, se non ci poniamo come mendicanti, il narcisista non ci scuote.”
- “La società è una delle cause principali del narcisismo: spinge al successo ma non crede all’affermazione naturale dell’uomo.”
- “Il narcisista non esiste: esiste una persona che gli altri chiamano narcisista. Noi ospitiamo sempre disturbi, non etichette.”
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