Sono passati 13 anni dalla morte di José Saramago, premio Nobel per la Letteratura, anima critica dell’Europa e penna che sfidava le regole grammaticali tanto quanto quelle morali. Era il 18 giugno 2010 quando ci lasciava questo gigante portoghese, classe 1922, nato in un paesino dal nome poetico, Azinhaga, che sembra già il titolo di un racconto. Ateo, comunista, malinconico e ironico, ha sempre avuto una lingua affilata e una mente libera. Ma oggi vogliamo ricordarlo soprattutto in un aspetto che lo ha reso profondamente umano: il rapporto con il viaggio.
Il viaggio secondo Saramago: né Lonely Planet né Tripadvisor
Saramago non era uno da guida turistica o da “foto col tramonto”. Per lui, viaggiare non era cercare paesaggi, ma interrogare sé stessi.
“Ognuno faccia il proprio viaggio secondo un proprio progetto, accetti di sbagliare strada e di tornare indietro”
Un pensiero semplice eppure radicale, che sembra sussurrarci: “Ehi, lascia perdere gli itinerari perfetti, sbaglia pure direzione, magari trovi te stesso dietro l’angolo sbagliato”.
Ne parla spesso, questo concetto, in interviste, saggi e anche romanzi. Il suo libro Viaggio in Portogallo (1981), per esempio, è tutto tranne che una guida turistica. È un libro dove l’autore guarda chiese, paesi, campagne, ma in realtà sta cercando l’identità di un paese e quella di un uomo. E anche quando la geografia è reale, l’esplorazione è interiore.
Un viaggiatore poco pratico, ma profondamente libero
Non era un giramondo stile Indiana Jones, anzi: si muoveva con lentezza, osservava con rispetto e parlava poco (ma scriveva moltissimo). Il viaggio per Saramago era un atto filosofico, una ribellione all’automatismo, una scuola di errori. Sbagliare strada era parte del pacchetto. E guai a cercare scorciatoie. “Tornare indietro” per lui non era fallimento, ma esercizio di umiltà.
Ecco perché quel consiglio – fare il proprio viaggio, accettando anche gli sbagli – è più che un invito. È una filosofia. In un mondo dove tutti vogliono arrivare, Saramago ci invita a perderci. A non aver paura di non sapere. A non fidarci troppo dei navigatori, quelli digitali e quelli mentali.
Viaggiare è pensare (e smontare convinzioni)
Saramago ha scritto di viaggi, ma anche di muri, cecità, dittature, morte e speranza. E ogni volta, lo ha fatto come chi parte per un percorso senza sapere bene dove andrà a finire. Non a caso, in libri come Cecità o L’uomo duplicato, i protagonisti vivono viaggi interiori devastanti, più simili a terremoti che a escursioni.
Eppure, in tutto questo, c’è sempre un’ironia sorniona, un modo tutto suo di strizzare l’occhio al lettore, come a dire: “Non prenderti troppo sul serio, ma prenditi sul serio quando viaggi”.
La lezione di Saramago, 13 anni dopo
Nel mondo di oggi, dove ogni viaggio si documenta sui social in tempo reale e sbagliare strada è una perdita di tempo (e di follower), Saramago è più attuale che mai. Ci ricorda che la meta non conta, se non siamo disposti a farci cambiare dal percorso. Che andare e tornare non è un fallimento, ma una delle poche libertà vere che ci restano.
E che forse, alla fine, l’unico vero viaggio è imparare a guardare il mondo con occhi nuovi. I suoi occhi, dietro quelle lenti spesse e quello sguardo malinconico, ci invitano ancora oggi a partire. Ma non per arrivare. Solo per capire chi siamo, anche se dovremo passare per strade sbagliate, deviazioni, e magari qualche piazza che non c’era su Google Maps.
José Saramago non ci ha lasciati: si è solo messo in viaggio prima di noi. E chissà che non stia ancora ridendo di tutti quelli che pensano che le strade dritte siano le più sicure.
Frasi sul viaggio di Josè Saramago
- “Il viaggio non finisce mai. Solo i viaggiatori finiscono…“
- “La fine di un viaggio è solo l’inizio di un altro.”
- “Bisogna vedere quel che non si è visto… vedere le messi verdi, il frutto maturo…“
- “Bisogna ritornare sui passi già fatti… ricominciare il viaggio. Sempre.”
- “Quando il viaggiatore si è seduto sulla sabbia… e ha detto: ‘Non c’è altro da vedere’… sapeva che non era vero.”
- “Una barca ferma non fa viaggio. Infatti, ma si prepara a farlo.”
- “Nessun viaggio è definitivo.”
- “Ognuno faccia il proprio viaggio secondo un proprio progetto… accetti di sbagliare strada e di tornare indietro…“
- “La felicità ha molte facce. Viaggiare, probabilmente, è una di queste.”
- “Mi hanno detto che di isole sconosciute non ce ne sono più… hanno nessuna intenzione di imbarcarsi in avventure oceaniche…“
- “Il piacere profondo… di risalire un pendio difficile… e poi capire che non si può fare nient’altro… piangere.”
- “Il piacere profondo, ineffabile… camminare in questi campi deserti… freme… lo spirito cresce… manca poco che scoppi di felicità.”
- “Come tutti i grandi viaggiatori ho visto più di quanto ricordi e ricordo più di quanto ho visto.”
- “Ognuno faccia il proprio viaggio… perseveri fino a inventare inusuali vie d’uscita verso il mondo.”
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