Paolo Crepet è psichiatra, sociologo, educatore, scrittore e opinionista: una figura molto nota in Italia, capace di unire rigore scientifico e capacità di parlare chiaro.
Dopo la laurea in Medicina e in Sociologia, con specializzazione in Psichiatria, Crepet ha lavorato anche all’estero, prima di tornare in Italia e cominciare un’intensa attività di divulgazione attraverso saggi, conferenze e partecipazioni a programmi televisivi e radiofonici. Negli anni ha affrontato temi delicati e complessi: dalla salute mentale al disagio giovanile, fino al ruolo della scuola e della famiglia oggi. Crepet non è un soffice commentatore: è uno che alza la voce, dice le cose come le vede, e spesso provoca.

Perché secondo Crepet la scuola è “un’istituzione fallita”
Recentemente, Crepet ha dichiarato senza mezzi termini:
“La scuola è un’istituzione fallita. Genitori schiavi dei figli, boomers ricattati dai capricci.”
Con questa frase, lancia un guanto di sfida. Non è un attacco superficiale: è un’analisi dura, che punta a denunciare un fallimento su due fronti: quello della scuola e quello della famiglia.
Secondo lui, la scuola italiana ha perso autorevolezza, rigore e ruolo educativo. Spesso promuove quasi tutti: un sistema che “spara” promozioni generali, che “parcheggia” i ragazzi invece di formarli davvero. Non solo: la scuola è diventata, nella sua visione, un “diplomificio”, un luogo che certifica un titolo, ma non costruisce preparazione, carattere, resilienza. Parallelamente, denuncia una scuola incapace di gestire comportamenti difficili. In casi di atti di violenza o aggressione a insegnanti o tra studenti, Crepet parla di un problema educativo profondo, non semplicemente di un “disagio”: “non abbiamo un problema di disagio, abbiamo un problema di educazione”, dice.
Per Crepet, insomma, la scuola ha smesso di essere quella comunità formativa che insegnava non solo nozioni, ma disciplina, rispetto, fatica, confronto, e ha perso il suo scopo.
E i genitori? Secondo Crepet, oggi troppo spesso recitano un ruolo sbagliato
Oltre alla scuola, l’altro grande bersaglio della critica di Crepet sono i genitori: quelli che “sono schiavi dei figli”, che cedono a ogni capriccio, che temono di dare un “no”, e con quel rifiuto dicono addio all’educazione vera. In varie interviste e articoli, Crepet si scaglia contro quei genitori che trattano i figli come piccoli re, pronti a difenderli da ogni fatica, a difendere ogni errore, a intervenire sempre quando qualcosa non va. Secondo lui, quando i genitori diventano “coetanei” dei figli, che cercano approvazione e complicità anziché guida e autorevolezza, perdono la funzione educativa. Così rischiano di creare una generazione fragile: incapace di affrontare le difficoltà, di gestire le frustrazioni, di lottare.
In fondo, per Crepet i genitori oggi troppo spesso fanno una scelta sbagliata: amano i figli non come insegnare loro a crescere, ma come continuare ad averli sotto controllo, sotto cura, sotto coccola.
Perché questa frase fa riflettere
Può sembrare duro, persino cinico. Ma la forza di questa frase sta nel portare allo scoperto problemi reali: una scuola che spesso non educa, che “promuove per promuovere”, che ignora competenze, fatica, merito; e una famiglia che abdica al suo ruolo, trasformandosi in una “agenzia di protezione permanente” invece che in un “punto di riferimento”.
Perché ci serve ascoltare Crepet, o almeno ragionarci? Perché in questo modo possiamo vedere dove la scuola sbaglia davvero: quando perde autorità, quando si volta dall’altra parte davanti al bisogno di disciplina e di sforzo. E possiamo vedere dove sbagliamo noi come genitori: nel voler proteggere a tutti i costi, nell’evitare i “no”, nel non lasciare che i figli sperimentino la fatica, l’errore, la resilienza. Forse non è troppo tardi per correggere la rotta. Forse, se genitori e scuola riacquistassero un po’ di autorità, insieme, potremmo tornare a dare ai ragazzi quel mix di conoscenza, libertà e forza che serve per affrontare la vita.
Come usare le critiche di Crepet per provare a fare meglio
Pensare alla frase di Crepet non come un insulto, ma come un campanello d’allarme: un invito a riflettere su che scuola vogliamo, su che genitori vogliamo essere.
Serve che la scuola torni a credere nel merito, nella fatica, nella crescita reale: far capire che un compito difficile, una bocciatura, una nota negativa non sono un fallimento, sono un’occasione per crescere.
Serve che i genitori sappiano trovare l’equilibrio fra cura e libertà, che sappiano dire “no”, lasciare che i figli sperimentino, sbaglino, cadano, ma imparino a rialzarsi.
Serve un’alleanza vera fra scuola e famiglia: non una guerra a colpi di note, reclami e proteste, ma una collaborazione fatta di rispetto, chiarezza, coerenza.
E, in fondo, serve che guardiamo al futuro con coraggio: non come una minaccia da anestetizzare, ma come una sfida da affrontare con fatica, speranza e responsabilità.
Frasi di Crepet sui genitori
- “I genitori non devono essere amici dei figli, devono fare i genitori.”
- “Ci sono genitori che rinunciano al loro ruolo per paura di perdere l’affetto dei figli.”
- “I genitori di oggi hanno paura di dire dei no, ma è proprio attraverso i no che si educa.”
- “I genitori idioti sono quelli che credono che la felicità dei figli consista nel non farli soffrire mai.”
- “Abbiamo sostituito l’educazione con l’accudimento.”
- “I genitori hanno smesso di essere autorevoli per diventare permissivi.”
- “Molti genitori sono ossessionati dal dare tutto ai propri figli, senza rendersi conto che così facendo tolgono loro il desiderio.”
- “Il mestiere del genitore è il più difficile al mondo: non ci sono corsi di laurea per impararlo.”
- “I genitori devono recuperare il coraggio di educare.”
- “Il genitore non è quello che risolve i problemi al figlio, ma quello che gli insegna a risolverli da solo.”
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