Roberta Bruzzone non è una che usa il borotalco per dire le cose scomode. Lei usa il martello. E quando parla di genitori, in particolare di quelli che vogliono essere “amici” dei propri figli, il martello scende deciso. La sua frase più citata – e più indigesta – è questa:
“Non potete essere amici dei vostri figli, finitela. L’amicizia è un rapporto simmetrico… I vostri figli un rapporto simmetrico non ce l’avranno mai.”
Una frase che fa sobbalzare dalla sedia molti mamme e papà moderni, quelli del “chiamami per nome”, “decidi tu”, “non voglio traumatizzarti”. Ma Roberta Bruzzone non parla per provocare: parla per mettere un punto fermo dove spesso regna il caos educativo.

Chi è Roberta Bruzzone
Roberta Bruzzone è una criminologa e psicologa forense, spesso presente in TV, sui giornali e nei dibattiti pubblici quando si parla di minori, violenza, educazione e responsabilità genitoriale. Il suo stile è diretto, talvolta spigoloso, ma sempre coerente con la sua formazione e con l’esperienza maturata lavorando nei casi più delicati, quelli in cui gli adulti arrivano sempre troppo tardi a dire: “Forse abbiamo sbagliato qualcosa”.
Il “personaggio Bruzzone” divide: c’è chi la trova dura, chi illuminante. Ma una cosa è certa: quando parla di genitori non lo fa mai per colpevolizzare, bensì per richiamare al ruolo. Un ruolo che oggi molti adulti sembrano aver smarrito, convinti che l’autorevolezza sia una parolaccia e il limite un atto di violenza psicologica.
Il ruolo dei genitori secondo Roberta Bruzzone
Per Roberta Bruzzone i genitori non sono amici, non sono fan, non sono complici. Sono adulti responsabili. Persone che devono guidare, contenere, dire dei no e soprattutto reggere il peso di decisioni impopolari. Il genitore, nella sua visione, è una figura asimmetrica: ha più potere, più responsabilità e più doveri. E questa asimmetria non è un problema, è una necessità.
È qui che entra in gioco la famosa frase sull’amicizia. Roberta Bruzzone insiste su un concetto chiave: l’amicizia è un rapporto tra pari. Stesso piano, stessi diritti, stessa possibilità di negoziare. Ma un figlio non può stare sullo stesso piano di un genitore, perché non ha gli strumenti emotivi, cognitivi ed esperienziali per farlo. Fingere il contrario significa abbandonarlo.
Perché non possiamo essere amici dei nostri figli
Quando Roberta Bruzzone dice: “Non potete essere amici dei vostri figli, finitela”, non sta invitando a diventare genitori freddi o autoritari. Sta dicendo una cosa molto più scomoda: voler essere amici dei figli spesso è un bisogno del genitore, non del figlio.
Il genitore-amico evita il conflitto, ha paura di deludere, teme di perdere amore. Così smussa gli angoli, abbassa l’asticella, chiude un occhio, poi due. Ma nel frattempo il figlio resta senza confini chiari, senza regole stabili e senza una figura solida a cui appoggiarsi. Perché, paradossalmente, i ragazzi non cercano un amico in casa: cercano qualcuno che sappia reggere il timone quando il mare è agitato.
Dove sbagliamo quando vogliamo essere “cool”
L’errore più comune, secondo questa visione, è confondere il dialogo con la rinuncia all’autorità. Si può spiegare una regola senza negoziarla all’infinito. Si può ascoltare un figlio senza lasciargli il volante. Si può essere affettuosi senza diventare complici di scelte sbagliate.
Il genitore che vuole essere amico spesso dice sì quando dovrebbe dire no, tace quando dovrebbe intervenire e giustifica quando dovrebbe correggere. Il risultato? Figli che sembrano forti, ma che in realtà sono lasciati soli a gestire cose troppo grandi per loro.
A cosa ci serve davvero questa frase
La frase di Roberta Bruzzone è utile perché ci costringe a guardarci allo specchio. Ci chiede: stiamo educando o stiamo cercando approvazione? Stiamo facendo i genitori o stiamo cercando di piacere? Capire che l’amicizia è un rapporto simmetrico e che con i figli questa simmetria non esiste ci libera da un peso enorme: quello di dover essere sempre accettati.
Come rimediare (senza diventare sergenti di ferro)
Rimediare non significa urlare di più o chiudere tutto con regole militari. Significa recuperare il proprio ruolo. Dire no senza sentirsi in colpa. Accettare di non essere simpatici per un periodo. Sapere che un figlio può arrabbiarsi, protestare, sbattere la porta, ma dentro di sé sentirsi finalmente contenuto.
Essere genitori, ci ricorda Roberta Bruzzone, non è una gara di popolarità. È un lavoro scomodo, faticoso e spesso ingrato. Ma è l’unico che, se fatto bene, rende davvero liberi i figli. Anche se sul momento non vi ringrazieranno.
Frasi di Roberta Bruzzone sui genitori
- “Sei un genitore. Controllare tuo figlio è parte dei tuoi doveri.”
- “Ho guardato il tuo cellulare, ho visto questa cosa che mi preoccupa e voglio parlarne con te. Punto. Oh, sei un genitore, controllare un figlio è parte dei tuoi doveri.”
- “Io te lo leverei tuo figlio, perché non sei in grado di fare il genitore se pensi che un bambino di 12 anni abbia diritto alla privacy.”
- “Non potete essere amici dei vostri figli, finitela. L’amicizia è un rapporto simmetrico. I vostri figli un rapporto simmetrico non ce l’avranno mai.”
- “Io anni fa proposi la patente genitoriale, quindi una patente da prendere prima di riprodursi: mi hanno detto che ci saremmo estinti nel giro di qualche generazione.”
- “Potete avere paura di fare i genitori? Ma cos’è successo negli ultimi trent’anni? Siete genitori, una roba bella ma che impone anche. Avete anche i superpoteri, usateli, tranquilli.”
- “Avete il diritto e anche il dovere di educare. Cercate di non avere paura di questo aspetto della vostra vita.”
- “Non dovete avere bisogno dell’approvazione dei vostri figli, perché altrimenti forse era meglio veramente dedicarsi ad altro… un gatto, un cane.”
- “La situazione è molto critica. I ragazzi sono allo sbando, non c’è limite, non c’è controllo da parte di genitori.”
- “A stare al mondo te lo devono insegnare in famiglia, non a scuola. La situazione è critica, genitori inadeguati, ragazzi allo sbando.”
- “Sono i genitori che non sono preparati, soprattutto nella gestione dell’evoluzione psicologica dei loro figli.”
- “La mancanza di competenze genitoriali si traduce in adolescenti disorientati, privi di punti di riferimento solidi.”
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