Massimo Cacciari è uno di quei personaggi che, anche se non hai mai aperto un suo libro, ti rimane impresso. Parla veloce, pensa ancora più veloce e, soprattutto, non si preoccupa di risultare comodo. È un filosofo che non sopporta i fronzoli, le frasi fatte, la retorica del “va tutto bene”. E quando affronta un tema grande e ingombrante come la speranza, non lo fa con l’aria del guru che dispensa sorrisi e “pensieri positivi”. No: Cacciari entra nella materia viva, la smonta, la ricostruisce, e alla fine ci restituisce qualcosa di più vero di qualunque slogan motivazionale.

Chi è Massimo Cacciari
Massimo Cacciari ha sempre avuto la postura del filosofo che non si nasconde: scontroso il giusto, ironico quanto basta, insofferente alle banalità. È uno che ha portato la filosofia in televisione senza trasformarla in intrattenimento da salotto, e che nelle sue lezioni e nei suoi libri ci ricorda che il pensiero serve per capire la vita, non per renderla più comoda. Anche per questo, quando parla di speranza, non si mette a predicare ottimismo come fosse una vitamina: parte dall’esperienza, dai limiti umani, da quella zona buia che ognuno, prima o poi, attraversa.
La speranza secondo Cacciari: niente zucchero, tutta verità
Per Massimo Cacciari la speranza non è una bacchetta magica. È piuttosto una tensione: non la certezza che tutto andrà bene, ma la possibilità che qualcosa possa cambiare. La speranza, dice, è figlia della lotta interiore, non della rimozione. Nei suoi interventi pubblici – dalle lezioni alla radio fino ai libri dedicati al tema del dolore e del limite – insiste sul fatto che sperare significa assumersi la responsabilità di guardare la realtà per com’è, senza anestesie.
Questo modo di intendere la speranza può risultare spiazzante, perché non consola. Non ti mette una mano sulla spalla: ti chiede, piuttosto, di affrontare ciò che ti fa paura. E tuttavia proprio per questo è una speranza che tiene, che non crolla al primo urto.
La frase che fa discutere: “Abbiamo il dovere di credergli”
Tra i tanti passaggi memorabili, ce n’è uno che scuote davvero:
“Se una persona ha davvero perso ogni speranza e per lei la vita è diventata una pura e semplice sofferenza, abbiamo il dovere di credergli.”
Il dovere, sì. Non la cortesia. Non la pietà. Il dovere. In un mondo in cui siamo abituati a chiedere agli altri “Ma sei sicuro?”, “Ma non starai esagerando?”, “Ma dai, passa!”, Cacciari ribalta il tavolo. Ci ricorda che la sofferenza, quella vera, non ha bisogno del nostro controllo qualità. Non ci compete decidere se è giustificata. Non possiamo metterci a pesare il dolore degli altri come fossimo all’ortofrutta.
Credere a chi soffre, per Cacciari, non è un gesto di debolezza: è un gesto di umanità. È la base indispensabile per poter aiutare davvero. Perché se la prima reazione è il dubbio, la persona che soffre non parlerà più. Si chiuderà, si nasconderà, e noi, con tutta la nostra razionalità ben stirata, resteremo fuori.
Una lezione scomoda, quindi preziosa
La frase di Massimo Cacciari ci serve. Ci scuote. Ci toglie quella vaga tentazione di fare gli psicologi della domenica. Ci obbliga a ricordare una cosa che spesso dimentichiamo: chi soffre non ci chiede un giudizio, ci chiede uno spazio. Un ascolto vero. La possibilità di dire la verità della propria condizione senza essere messo alla prova.
Paradossalmente, proprio prendendo sul serio chi dice di non avere più speranza, può nascere una speranza nuova: quella di essere finalmente riconosciuto. Perché l’ascolto autentico, quello che non giudica, può diventare la prima fessura da cui entra un po’ di luce.
La speranza come esercizio di realtà
Alla fine, la speranza secondo Massimo Cacciari non è un premio né un regalo. È una scelta difficile, spesso faticosa, che passa attraverso l’onestà con sé stessi e con gli altri. Lui ci dice, in fondo, che la speranza non è per i creduloni, ma per chi è disposto a guardare le cose dritte negli occhi. A partire dal dolore.
Ed è esattamente questo che rende il suo pensiero così utile oggi: non ci chiede di essere più forti, ma più veri. Non di essere ottimisti, ma di essere presenti. E, soprattutto, di credere agli altri quando ci mostrano la loro fragilità. Una lezione semplice? Per niente. Necessaria? Più che mai.
Frasi di Massimo Cacciari sulla speranza
- “Nessuno può guardare nell’anima di un altro. Se una persona ha davvero perso ogni speranza e per lei la vita è diventata una pura e semplice sofferenza, abbiamo il dovere di credergli.”
- “Non si può sperare senza fondamento, ma come può la speranza essere certa se rimane speranza?”
- “Ci sono due generi di disperazione: quello superbo di chi rigetta la speranza, e quello di chi si ritira da ogni desiderio e speranza.”
- “Passato e futuro sono determinazioni del tempo che stanno nel presente, perché solo nel presente ricordo e solo nel presente mi attendo il futuro.”
- “Non vi è più speranza per costruire o far irrompere il novum. Tutto ciò che possiamo fare è ‘tenere lo sguardo sgombro’, per coglierne, prima o poi, l’evento.”
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