Paolo Crepet non è solo uno psichiatra e sociologo di fama, ma anche un osservatore acuto della società, con una capacità quasi profetica di leggere i tempi e i giovani. Spesso lo vediamo in televisione, sentiamo le sue interviste alla radio o leggiamo i suoi articoli, e ci accorgiamo subito di una cosa: quando parla, sa come arrivare al cuore, senza troppi giri di parole. Tra i tanti temi che affronta, ce n’è uno che torna spesso, come un mantra utile: la speranza. Ma attenzione: secondo Crepet, la speranza non è qualcosa che ti cade addosso come un regalo, non è gratis.

La speranza secondo Crepet: impegno, non illusione
“La speranza non è gratis. La speranza non la trovi alla riffa del paese. La speranza te la devi costruire.”
Questa frase, pronunciata da Crepet in un’intervista a Radio Bruno Brescia, racchiude tutta la sua filosofia. Non è un semplice slogan motivazionale, ma un avvertimento diretto ai giovani: il futuro non si ottiene stando fermi o aspettando che qualcuno lo regali. È un processo che richiede impegno, responsabilità e, spesso, sacrificio.
Secondo Crepet, rimanere nella “comfort zone” è un’illusione: sembra comodo, sicuro, ma in realtà mentre ci crogioliamo nella nostra tranquillità, qualcuno altrove sta già “cucinando” il nostro futuro. Questo significa che chi non agisce rischia di vedere il proprio destino deciso da altri. In altre parole, la speranza va costruita ogni giorno, con azioni concrete e con la voglia di mettersi in gioco, anche quando è difficile.
Perché questa frase può aiutare i giovani
Oggi i ragazzi si trovano davanti a un mondo pieno di incertezze: lavoro precario, cambiamenti tecnologici rapidi, pressione sociale e digitale. Crepet osserva che spesso si tende a pensare che basti credere che le cose andranno bene, senza sforzo, come se la speranza fosse una sorta di biglietto della lotteria. Ma la verità è che la speranza vera nasce dall’azione, dall’esperienza, dal coraggio di rischiare e dal confronto con la realtà.
Il messaggio di Crepet può essere un faro per i giovani: se vuoi sperare davvero, devi fare qualcosa. Non basta desiderare, bisogna costruire. E questo non è deprimente, anzi: è liberatorio. Ti rende protagonista della tua vita, invece di spettatore. È un invito a smettere di lamentarsi e iniziare a progettare, passo dopo passo.
Crepet, musica e metafore: imparare dalla vita reale
Curiosamente, Crepet non si limita alle parole, ma porta esempi concreti e persino musicali. In radio, ha consigliato ai giovani di ascoltare “Stairway to Heaven” dei Led Zeppelin. La canzone racconta di una donna convinta che con i soldi possa raggiungere il paradiso, un’illusione ridicolizzata dai musicisti. Crepet la usa per spiegare che la speranza non si compra, non arriva per caso: come nella canzone, chi pensa di ottenere tutto senza fatica sta vivendo in una fantasia.
Attraverso questa metafora musicale, Crepet fa capire che il mondo reale è più duro di quanto sembri, ma anche più stimolante. Se ci metti cuore, testa e coraggio, puoi costruire il tuo futuro. Se aspetti seduto che le cose arrivino, qualcun altro scriverà la tua storia al posto tuo.
Costruire la speranza
Alla fine, ciò che Crepet ci insegna è semplice, ma potente: la speranza non è un lusso, è una responsabilità. È un impegno verso se stessi, una scelta quotidiana di non accontentarsi e di cercare di migliorare, anche quando sembra più facile restare fermi. Per i giovani, questa lezione può essere vitale: insegna che ogni piccolo passo conta, che ogni tentativo è una costruzione della propria speranza, e che il coraggio non è l’assenza di paura, ma la capacità di agire nonostante la paura.
In un’epoca di scorciatoie, scoraggiamento e illusioni digitali, le parole di Crepet sono come un promemoria: niente cade dal cielo, niente si ottiene gratis, ma tutto può essere costruito. E alla fine, questa costruzione è ciò che dà senso alla vita, alla speranza e al futuro.
Frasi di Crepet sulla speranza
- “La speranza ha due figli: l’indignazione e il coraggio. L’indignazione ci insegna a non accettare le cose come sono. Il coraggio, a cambiarle.”
- “Il coraggio è quello delle tre del mattino. È l’ora peggiore. L’ora in cui sei solo. È l’ora in cui devi fare i conti con la tua vita. Soprattutto i conti quelli che non tornano. È l’ora in cui ti senti angosciato. Pensi che non ce la fai. Pensi che quel problema è troppo grande e che non si risolverà. E poi, l’alba, la luce, i rumori, la moka del caffè e la vita che ricomincia. E le voci amiche che ti confortano. Perché da solo l’uomo non è nulla, abbiamo bisogno gli uni degli altri.”
- “Guardare in direzione del cielo significa volgere lo sguardo alla speranza.”
- “Avere il coraggio di ricominciare, riconoscere che nella vita ci sono le marce in avanti, poi c’è il folle e poi c’è anche la marcia indietro: questa è l’esistenza. Questo tipo di coraggio ci serve per non restare fermi, è quel goccetto d’olio che mettiamo sopra il meccanismo per farlo girare, anche quando è arrugginito.”
- “Ogni ideologia o fede religiosa dovrebbe essere orientata al raggiungimento della felicità, perché è l’unico modo per consentire la speranza che domani sia migliore di oggi, e non soltanto uguale.”
- “La felicità è racchiusa nel coraggio di provocarsi, di pretendere qualcosa dal proprio destino senza lasciare che faccia il suo corso senza il nostro contributo.”
- “Non possiamo vivere per evitare i problemi. Possiamo solo scegliere con che stile affrontarli.”
- “Non si cresce mai nell’accontentarsi, ma nel desiderare.”
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