La frase shock di Crepet sui padri: “A 48 anni giocano a padel con jeans strappati per sembrare più giovani dei figli”

Spesso pensiamo che essere padre significhi poco più che avere dei figli. Ma per Paolo Crepet essere padre – con la “p” maiuscola – vuol dire molto di più. In una delle sue ultime esternazioni tv/giornalistiche, lo psichiatra e sociologo ha scagliato una satira a tratti tagliente, a tratti malinconica, contro certi modelli paterni contemporanei: quelli che a 48 anni – e oltre – giocano a padel con jeans strappati per sembrare giovani come i figli. Dietro quel gesto – crede lui – c’è la crisi di un’identità genitoriale che si scioglie in selfies, sneakers e SUV.

La frase shock di Crepet sui padri

Chi è Paolo Crepet

Paolo Crepet è uno psichiatra, sociologo, educatore e opinionista, da decenni osservatore – spesso critico – dei mutamenti sociali, delle famiglie, dei giovani. Non a caso le sue riflessioni oscillano tra psicologia, educazione, analisi del costume e politica generazionale. Spesso si schiera dalla parte dell’adulto che non teme di essere scomodo, pronto a superare retoriche di comodo.

Negli anni gli si riconosce il merito di richiamare l’attenzione su un malessere sociale che va oltre le statistiche: l’alienazione emotiva, la fretta, la perdita di radici, la fuga nella superficialità. Il suo linguaggio può essere duro, persino pungente, ma per molti è uno specchio: cocente, sì, ma sincero, che obbliga a confrontarsi con la realtà.

La sua critica ai padri “quasi figli”

Recentemente, in un’intervista al Corriere della Sera, Crepet ha osservato come molti padri contemporanei stiano vivendo una crisi d’identità, precipitandosi in una rincorsa dell’eterna giovinezza. Una crisi che lui definisce non solo estetica, ma profondamente educativa.

La frase diventata subito virale

I padri a 48 anni giocano a padel con jeans strappati per sembrare più giovani dei figli. La buona famiglia gioca a Shangai

è un’icona di questa critica.  In quelle parole c’è la denuncia del padre che abdica al proprio ruolo di guida: non educa, non ascolta, non guida, ma si “mimetizza” nel mondo dei figli. Non chiede responsabilità, ma condivide sneakers e campi da gioco. Diventa – nelle sue stesse parole – un “coetaneo adolescenziale”, e non il genitore adulto che dovrebbe offrire radici, orientamento, valori.

Per Crepet, il problema non è il padel in sé, né lo sport, né l’età. Il problema è l’intento: giocare per dimostrare di essere giovani, per nascondere la paura del tempo che passa, per evitare la responsabilità di essere padri.

La buona famiglia gioca a Shangai“: la proposta di un’alternativa simbolica

Contro questo modello, Crepet propone un’immagine antitetica: la vera “buona famiglia” non è quella che corre a 200 all’ora, tra campi da padel, SUV e abiti strappati. È quella che sceglie lo “Shanghai”: gioco da tavolo, tempo lento, dialogo, presenza reale.

Perché lo Shanghai? Perché non ammette distrazioni, smartphone, fretta. Richiede ascolto, attenzione, dedizione. È un gesto semplice, ma ricco di significato: stare insieme davvero, condividere storie, battute, riflessioni. È un modo per ricordare che famiglia non è consumo, ma presenza. Non è apparenza, ma profondità.

Perché quella frase può esserci utile

Perché smaschera un pericolo che molti vivono senza rendersene conto: la perdita del ruolo educativo del padre. Quando il padre cerca di essere giovane invece di essere guida, si rischia di creare un vuoto: un vuoto educativo, morale, affettivo. I figli diventano amici, compagni di conto in banca, spettatori di un’eterna giovinezza posticcia, senza regole vere.

E quella crisi non riguarda solo i padri: riguarda una società che ha scambiato l’apparenza per identità, la velocità per realizzazione, l’avere per essere. Se non si recupera il valore del tempo condiviso, del dialogo autentico, della responsabilità, allora rischiamo di crescere generazioni senza radici, senza regole, senza futuro. Crepet ci spinge a riflettere su questo.

Cosa sarebbe necessario fare per uscire dalla crisi

Serve prima di tutto consapevolezza. Non è una questione di moda o di sport, ma di identità. Serve che i padri (e le famiglie) riconquistino il proprio ruolo, magari rinunciando alla smania di accumulare immagini perfette, di sembrare eternamente giovani, di “andare forte”.

Serve tempo: tempo per stare con i figli, tempo per ascoltarli, tempo per parlare; senza fretta, senza messaggini, senza like. Tempo per essere genitori, non compagni di gioco.

Serve autenticità: non doni, non paghette, non SUV, ma presenza. Non delegare tutto a regali e comodità, ma offrire valori, dialogo, responsabilità. Insomma, fare il genitore, non il “co-etaneo”.

Infine serve un cambiamento culturale: ristabilire il valore dell’età adulta, della maturità, dell’esperienza. Riscoprire la bellezza di essere padri non come “giovani in ritardo”, ma come pilastri, guide, testimoni di memoria e di saggezza.

Barattiamo il padel con una partita a Shangai

Paolo Crepet non è un nostalgico della giacca e cravatta, né un censore del divertimento. È un provocatore, ma anche un richiamo. Un richiamo che a volte fa male, perché mette in luce verità scomode. E se quella frase sui jeans strappati e il padel ci strappa un sorriso, allo stesso tempo dovrebbe farci pensare a cosa stiamo costruendo, come genitori, come società. Forse è venuto il momento di barattare padel e SUV con una buona partita a Shangai: lenta, vera, umana.

Frasi di Crepet sui genitori

  1. I genitori non devono essere amici dei figli, devono fare i genitori.”
  2. Ci sono genitori che rinunciano al loro ruolo per paura di perdere l’affetto dei figli.”
  3. I genitori di oggi hanno paura di dire dei no, ma è proprio attraverso i no che si educa.”
  4. I genitori idioti sono quelli che credono che la felicità dei figli consista nel non farli soffrire mai.”
  5. Abbiamo sostituito l’educazione con l’accudimento.”
  6. I genitori hanno smesso di essere autorevoli per diventare permissivi.”
  7. Molti genitori sono ossessionati dal dare tutto ai propri figli, senza rendersi conto che così facendo tolgono loro il desiderio.”
  8. Il mestiere del genitore è il più difficile al mondo: non ci sono corsi di laurea per impararlo.”
  9. I genitori devono recuperare il coraggio di educare.”
  10. Il genitore non è quello che risolve i problemi al figlio, ma quello che gli insegna a risolverli da solo.”

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