La potente frase di Galimberti sui genitori disperati: “Ai tempi veloci dei figli bisogna rispondere con la riflessione”

Umberto Galimberti è uno di quei pensatori che non fanno sconti. Ti ascolta, ti guarda, e poi con una frase ben piazzata ti fa capire che no, non è il mondo a essere complicato: siamo noi che lo stiamo vivendo nel modo sbagliato. Filosofo, psicoanalista, saggista e instancabile osservatore dell’animo umano, Galimberti da anni riflette su un tema che riguarda tutti, anche quelli che fingono di non avere tempo per pensarci: il rapporto tra genitori e figli in una società che corre troppo veloce. E quando parla di questo rapporto, non lo fa con il tono zuccheroso del “basta volersi bene”, ma con la lucidità – a volte scomoda – di chi sa che educare non è un tutorial da tre minuti su YouTube. È un lavoro lungo, faticoso, e soprattutto richiede una cosa che oggi sembra introvabile: il tempo della riflessione.

La potente frase di Galimberti sui genitori disperati

Chi è Umberto Galimberti

Umberto Galimberti non è il filosofo da scaffale, quello che citi per fare bella figura a cena. È uno che va in televisione, parla ai ragazzi nelle scuole, scrive libri che fanno discutere e spesso infastidiscono. Perché non consola: smonta. Smonta le illusioni degli adulti, le aspettative irrealistiche dei genitori, l’idea che basti “stare attenti” ai figli per crescerli bene.

Da anni insiste su un punto chiave: il disagio delle nuove generazioni non nasce dal nulla, ma è figlio diretto di una società che ha perso il senso del limite, dell’attesa, della profondità. E in mezzo a tutto questo, i genitori spesso parlano una lingua diversa da quella dei figli, senza rendersene conto.

Il tempo dei genitori e quello dei figli

Una delle frasi più illuminanti di Umberto Galimberti è questa:

I genitori sono vissuti nel tempo, i figli vivono nella velocizzazione del tempo. Nel tempo hai il tempo della riflessione. Nella velocizzazione non ce l’hai a disposizione il tempo e quindi devi rispondere a livello emotivo. La riflessione richiede tempi lunghi.”

Qui Galimberti non sta facendo poesia, sta facendo una radiografia. I genitori di oggi, anche quelli più giovani, sono comunque cresciuti in un’epoca in cui il tempo aveva un ritmo umano. Le decisioni si prendevano lentamente, le risposte non erano immediate, l’errore faceva parte del percorso. I figli, invece, vivono nella velocizzazione: tutto è rapido, istantaneo, simultaneo. Un messaggio non letto è già un problema, una risposta che arriva tardi è quasi un’offesa.

In questo contesto, la riflessione diventa un lusso. E quando non c’è tempo per riflettere, resta solo l’emozione. Reazioni impulsive, ansia, rabbia, frustrazione. Non perché i ragazzi siano “peggiori” di prima, ma perché sono immersi in un sistema che non concede pause.

Perché questa frase ci riguarda come genitori

Questa riflessione di Galimberti è preziosa perché ci obbliga a guardare i nostri figli senza giudicarli con il nostro metro. Spesso pretendiamo che ragionino come noi, che abbiano il nostro stesso autocontrollo, la nostra capacità di aspettare. Ma dimentichiamo che noi abbiamo avuto il tempo per imparare a farlo. Loro no.

Diventare genitori consapevoli, allora, significa prima di tutto accettare questo scarto temporale. Non possiamo chiedere ai figli di rallentare se noi per primi siamo sempre di corsa. Non possiamo invitarli a riflettere se ogni nostra risposta è automatica, nervosa, emotiva. Galimberti ci ricorda che la riflessione non si insegna con le parole, ma con l’esempio. E l’esempio richiede coerenza, silenzio, presenza.

Educare non è reagire, è sostare

Uno degli errori più comuni nel rapporto genitori-figli è confondere l’educazione con la reazione. Il figlio sbaglia, il genitore reagisce. Subito. Forte. A volte troppo. Ma nella velocizzazione del tempo, reagire è facile. Riflettere è difficile.

Galimberti invita gli adulti a recuperare la capacità di sostare, di fermarsi prima di rispondere. Non per essere indulgenti a tutti i costi, ma per essere giusti. Perché una risposta pensata educa, una risposta impulsiva spesso umilia o spaventa. E un figlio spaventato non cresce meglio: cresce più chiuso.

Un messaggio scomodo ma necessario

Il bello – e il fastidioso – del pensiero di Galimberti è che non ci assolve mai del tutto. Non dice che è colpa solo della società, della tecnologia o dei social. Dice che anche gli adulti hanno una responsabilità enorme: quella di non aver difeso il tempo. Né per sé, né per i figli.

Questa frase sul tempo e sulla velocizzazione non è solo una diagnosi, è un invito. A rallentare, a non avere sempre una risposta pronta, a insegnare che pensare richiede pazienza. Essere genitori consapevoli, oggi, significa soprattutto questo: avere il coraggio di andare controcorrente in un mondo che corre. E ricordarsi che crescere un figlio non è una gara di velocità, ma un lungo, faticoso, meraviglioso esercizio di riflessione.

Frasi di Umberto Galimberti sui genitori

  1. I genitori nella nostra società non hanno più la possibilità di educare i loro figli per la semplice ragione che una famiglia sta in piedi se lavorano tutti e due.”
  2. Oggi i genitori sanno dire solo ‘Quando sarai più grande capirai’, ma le mappe cognitive ed emotive di un bambino si formano nei primi sei anni di vita e sono definitive.”
  3. Le parole più importanti dei genitori sono quelle dette nei primi anni di vita dei figli.”
  4. Il riferimento della madre è fondamentale nei primi due anni di vita di tutti noi: è lo sguardo della madre ciò che apre gli occhi ai bambini, è la sua approvazione che dà fiducia.”
  5. I bambini crescono con le parole, non con i regali.”
  6. Molti genitori non sanno gestire il rapporto con i figli, forse perché non sanno che con i figli devono parlarci prima che inizi l’adolescenza, per creare un rapporto di fiducia prima dei dodici anni.”
  7. I padri non parlano perché si annoiano, e le madri parlano per raccomandarsi a livello fisico: metti il maglione, asciuga i capelli. Non fanno mai domande che riguardino la psiche, per esempio: ‘Sei felice?’.”
  8. Il genitore deve sapere che, dopo i dodici anni, la sua parola non è più efficace. Serve l’esempio.”
  9. Diventare amici dei propri figli è un errore gravissimo.”
  10. Mai parlar male degli insegnanti davanti ai propri figli.”

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