L’ardente frase di Cacciari sul desiderio: “Vuole ciò che non può avere, e questa sua stessa impossibilità lo rende vivo”

Parlare di Massimo Cacciari significa entrare in una stanza piena di libri, concetti, paradossi e sopracciglia alzate. È uno di quegli intellettuali che non ti accarezzano le certezze, te le strappano di mano e poi ti chiedono anche perché le avevi. Filosofo, politico, polemista, ex sindaco di Venezia, Cacciari è soprattutto un pensatore che prende sul serio le parole. E quando prende sul serio una parola come “desiderio”, lo fa fino in fondo, senza renderla simpatica o motivazionale. Niente frasi da cioccolatino, insomma. Qui il desiderio non è “credici e ce la farai”, ma una faccenda complicata, scomoda, spesso frustrante. E proprio per questo, viva.

frase di Cacciari sul desiderio

Massimo Cacciari: un uomo che non addolcisce mai

Massimo Cacciari parla come pensa: in modo diretto, a volte spigoloso, spesso controcorrente. Non è il filosofo che rassicura, è quello che ti mette davanti allo specchio e ti dice che sì, sei contraddittorio, incompleto e inquieto. E no, non è un difetto da correggere. È la tua condizione.

Nel corso dei suoi libri, delle lezioni pubbliche, delle interviste e dei dibattiti, il tema del desiderio ritorna spesso come una sorta di nervo scoperto del pensiero umano. Non come un capriccio, non come un bisogno da soddisfare, ma come una tensione costante, una spinta che non trova mai un vero approdo. Per Cacciari, il desiderio non è ciò che ci rende felici, ma ciò che ci rende umani. E già questo basta a far venire l’orticaria a qualunque manuale di auto-aiuto.

Che cos’è il desiderio, secondo Cacciari

Per Cacciari il desiderio è movimento, non possesso. È slancio verso qualcosa che non abbiamo e che, spesso, non avremo mai del tutto. Non è un difetto di fabbricazione, ma il motore stesso della nostra esistenza. Lo dice chiaramente quando afferma:

Il desiderio è la spinta originaria che muove l’uomo verso l’altro, verso ciò che non ha, verso l’oltre.

In altre parole, desideriamo perché siamo mancanti. E meno male. Qui entra in gioco una delle sue idee più radicali e meno consolatorie: la mancanza non è un problema da risolvere, è ciò che dà senso alla vita:

 “Il desiderio autentico è quello che si alimenta di mancanza, ed è questa mancanza che dà senso alla vita.”

Tradotto: se fossimo completi, appagati e definitivamente soddisfatti, saremmo anche finiti. Chiusi. Morti, filosoficamente parlando.

Il desiderio come contraddizione vivente

La frase attorno a cui ruota questo discorso è forse una delle più illuminanti e, insieme, più fastidiose di Cacciari:

Il desiderio è sempre contraddittorio: vuole ciò che non può avere, e questa sua stessa impossibilità lo rende vivo.”

Qui c’è tutto. Il desiderio non vuole ciò che è facilmente raggiungibile, non si accontenta dell’oggetto a portata di mano. Vuole ciò che sfugge, ciò che resiste, ciò che non si lascia prendere. E proprio perché non può essere pienamente soddisfatto, continua a muoversi, a bruciare, a insistere. Ecco perché desideriamo sempre con maggiore ardore ciò che non possiamo avere. Non perché siamo masochisti, ma perché il desiderio vive di distanza. Quando l’oggetto si avvicina troppo, quando diventa possesso stabile, il desiderio si spegne o cambia bersaglio. Non è cattiveria, è struttura.

Perché ciò che non possiamo avere ci attrae di più

Massimo Cacciari ci direbbe che il problema non è che desideriamo male, ma che pretendiamo dal desiderio ciò che non può darci. Pretendiamo pace, equilibrio, appagamento definitivo. Ma il desiderio non è fatto per tranquillizzarci. È fatto per inquietarci:

Desiderare significa non accontentarsi mai, significa vivere nell’anelito dell’assenza.

Ciò che non possiamo avere rappresenta il limite. E il limite, nella tradizione filosofica, è sempre legato all’infinito. Non a caso Cacciari ricorda che “nella tradizione filosofica, il desiderio è sempre stato legato al problema del limite, dell’infinito che cerca il finito”. Vogliamo ciò che eccede, ciò che promette più di quanto possa mantenere. E in questa promessa impossibile, il desiderio trova la sua energia.

Desiderio, libertà e rischio

Massimo Cacciari non separa mai il desiderio dalla libertà. Anzi, le lega in modo quasi pericoloso:

Non c’è libertà senza desiderio, perché è nel desiderio che si misura la possibilità dell’autenticità.”

Se non desideri, se ti accontenti, se spegni la tensione verso l’oltre, non sei libero: sei adattato. Ma attenzione, perché questa libertà non è comoda:

Desiderare è rischiare: il desiderio implica un’apertura all’ignoto e al possibile.”

Chi desidera davvero si espone, si mette in gioco, accetta la frustrazione. E infatti il desiderio, dice Cacciari, “è la più potente forma di libertà e al tempo stesso il più terribile vincolo”.

Perché ci è utile questa idea di desiderio

In un’epoca che ci invita continuamente a “realizzarci”, a “raggiungere obiettivi”, a “chiudere cerchi”, Massimo Cacciari ci ricorda una cosa scomoda ma liberatoria: non tutto deve essere risolto. Non tutto può essere posseduto. Il desiderio non è un problema da eliminare, ma una condizione da abitare.

Capire che desideriamo con più forza ciò che non possiamo avere non serve a spegnerci, ma a capirci. A smettere di colpevolizzarci per la nostra inquietudine. A riconoscere che siamo, come dice lui, “esseri incompleti, e che l’incompiutezza è la nostra condizione esistenziale”. E forse, se accettiamo questo, smettiamo anche di rincorrere felicità preconfezionate. E iniziamo a vivere il desiderio non come una promessa da mantenere, ma come una tensione che ci tiene vivi. Anche quando fa male. Anche quando non si risolve. Anche quando non si lascia avere.

Frasi di Massimo Cacciari sul desiderio

  1. Il desiderio è la spinta originaria che muove l’uomo verso l’altro, verso ciò che non ha, verso l’oltre.”
  2. Il desiderio è sempre contraddittorio: vuole ciò che non può avere, e questa sua stessa impossibilità lo rende vivo.”
  3. Non c’è libertà senza desiderio, perché è nel desiderio che si misura la possibilità dell’autenticità.”
  4. Il desiderio ha una natura paradossale, è insieme forza creatrice e fonte di frustrazione.”
  5. Nella tradizione filosofica, il desiderio è sempre stato legato al problema del limite, dell’infinito che cerca il finito.”
  6. Il desiderio autentico è quello che si alimenta di mancanza, ed è questa mancanza che dà senso alla vita.”
  7. Desiderare significa non accontentarsi mai, significa vivere nell’anelito dell’assenza.”
  8. Il desiderio è una tensione verso l’oltre, che si apre alla possibilità e all’incertezza.”
  9. Il desiderio è ciò che spinge la filosofia a interrogarsi senza mai trovare risposte definitive.”
  10. Il vero desiderio non si appaga nell’oggetto, ma nella relazione che instaura con l’oggetto.”
  11. Il desiderio è quella scintilla che accende la volontà, ma non la controlla mai del tutto.”
  12. “Desiderare è rischiare: il desiderio implica un’apertura all’ignoto e al possibile.”
  13. Il desiderio è la più potente forma di libertà e al tempo stesso il più terribile vincolo.”
  14. Non c’è desiderio senza tempo: il desiderio si colloca sempre tra un prima e un dopo, tra ciò che manca e ciò che sarà.”
  15. Il desiderio ci ricorda che siamo esseri incompleti, e che l’incompiutezza è la nostra condizione esistenziale.”

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