Fabio Volo divide sempre: c’è chi lo ama, chi lo critica, chi lo considera un filosofo pop e chi un furbacchione della parola. Ma una cosa è certa: quando parla di crisi, riesce a mettere sul tavolo cose che molti di noi hanno paura anche solo di pensare.
Niente paroloni, niente psicologia da manuale: solo quella sincerità un po’ brutale che ti fa ridere un attimo prima di farti riflettere. E, soprattutto, la sensazione che quello che dice lo abbia vissuto sulla pelle, non solo scritto in un libro.

Chi è Fabio Volo
Fabio Volo è uno che, volente o nolente, ha costruito la sua carriera sul dire le cose come vengono. Radio, libri, film, podcast, interviste: ovunque lo metti, tira fuori una verità che magari non è universale, ma è talmente umana che ci finiamo dentro tutti.
Il suo personaggio è leggero ma non superficiale, ironico ma non scemo, e soprattutto parecchio allergico all’idea di “fare bella figura”. Forse è per questo che sulle crisi ci va giù diretto, niente giri di parole: la crisi non arriva per rovinarci la vita, ma per salvarcela.
La crisi secondo Fabio Volo: quando dentro di noi qualcuno smette di collaborare
La frase più forte è questa:
“Si entra in crisi quando una parte profonda di noi è stanca di mentire, di dover mettere una maschera per poter stare nella propria famiglia, nella società o al lavoro.”
E qui, ammettiamolo, ci tocca un po’ tutti. Perché quante volte ci siamo detti: “Ma sì, va tutto bene”, quando non va niente bene? Quante volte abbiamo fatto finta? Con i parenti, con i colleghi, con il partner… e soprattutto con noi stessi?
Per Fabio Volo, la crisi non è un crollo: è un tradimento interno. Una parte vera di te che bussa e dice: “Ehi, guarda che io così non ci sto più. A quando la mia vita?” E infatti lui aggiunge anche:
“Si entra in crisi quando la parte vera di te profonda ti chiede di poter esistere e tu devi dare spazio a questo vero sé.”
Questa è la sua idea chiave: la crisi è una richiesta di autenticità.
Non è debolezza, non è fallimento: è un’allerta emotiva, una notifica interiore che ti avvisa che la versione che stai interpretando non funziona più.
I cinquant’anni (reali o metaforici) in cui ti accorgi che la casa è tua, ma la vita no
Un’altra frase illuminante – e parecchio scomoda – è questa:
“C’è un periodo della vita in cui tu costruisci, poi arrivi intorno ai cinquant’anni, hai costruito tutto, non sei comunque felice e ti accorgi che quello che hai costruito non ti rappresenta nemmeno.”
Tradotto: Fai quello che “si deve fare”. Studi (forse), lavori, metti soldi da parte, trovi casa, fai carriera, sistemi pure la libreria Billy dell’Ikea. Poi un giorno ti fermi e ti chiedi:
“Ma io… qui dentro dove sono?”
Questa fase non capita solo a cinquant’anni: succede quando rallentiamo abbastanza da vedere che la nostra vita non ci assomiglia, che magari siamo diventati bravissimi a fare qualcosa che non volevamo fare. E la crisi arriva proprio lì, dove ci obbliga – volenti o nolenti – a guardare dentro.
Quando la maschera non tiene più
Fabio Volo lo dice con crudezza:
“La crisi arriva quando ti accorgi che hai costruito una vita, hai un lavoro, una casa, ma non sei tu, quindi o hai il coraggio di ricostruirti daccapo oppure di rimetterti una maschera, ma a quel punto, quando una volta hai visto il volto, la maschera non regge più.”
Che è un po’ come dire: una volta che hai visto chi potresti essere davvero, tornare a chi eri fa male. È come infilarsi un paio di scarpe troppo strette dopo aver assaggiato la libertà di andare scalzi. Il punto è che la crisi non ti rovina la maschera: te la sfila. E ti mette davanti al tuo volto. Che può fare paura, certo. Ma è anche l’unico modo per ricominciare a scegliere davvero.
Perché la frase di Fabio Volo può aiutarci a rinascere
La forza di quella frase – “Si entra in crisi quando una parte profonda di noi è stanca di mentire” – sta nel trasformare la crisi da nemica ad alleata.
Non è qualcosa che ci schiaccia: è qualcosa che ci sveglia. È un richiamo all’onestà emotiva, alla coerenza, alla necessità di smettere di fare l’imitazione di noi stessi. E questo, nelle fasi più difficili, può essere una bussola preziosa. Perché se la crisi è un messaggio, allora ha un contenuto: ci sta dicendo che non siamo più compatibili con la vita che stiamo vivendo. E questa consapevolezza – per quanto dolorosa, fastidiosa, o anche solo scocciante – è l’inizio della rinascita.
La crisi come porta, non come muro
Fabio Volo, con il suo realismo un po’ graffiante, ci ricorda una cosa difficile ma liberatoria: non si esce da una crisi tornando come prima. Si esce cambiati. Più veri. Più sinceri. A volte più stanchi, ma anche più vivi. La crisi, per come la racconta lui, non è un fallimento. È un invito. A togliere la maschera. A sentire chi siamo davvero. E a ricostruire – magari un pezzo alla volta, magari ridendo di noi stessi – una vita che finalmente ci assomigli.
Frasi di Fabio Volo sulle crisi
- “Si entra in crisi quando una parte profonda di noi è stanca di mentire, di dover mettere una maschera per poter stare nella propria famiglia, nella società o al lavoro.”
- “Si entra in crisi quando la parte vera di te profonda ti chiede di poter esistere e tu devi dare spazio a questo vero sé.”
- “C’è un periodo della vita in cui tu costruisci, poi arrivi intorno ai cinquant’anni, hai costruito tutto, non sei comunque felice e ti accorgi che quello che hai costruito non ti rappresenta nemmeno.”
- “La crisi arriva quando ti accorgi che hai costruito una vita, hai un lavoro, una casa, ma non sei tu, quindi o hai il coraggio di ricostruirti daccapo oppure di rimetterti una maschera, ma a quel punto, quando una volta hai visto il volto, la maschera non regge più.”
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