Frasi di Gianni Rodari sulle fiabe, ti servono per capire perché tuo figlio ti chiede sempre di raccontargli le favole

Gianni Rodari non è stato solo lo scrittore delle filastrocche che tutti abbiamo imparato a memoria a scuola. È stato un rivoluzionario gentile, uno che con un sorriso smontava le certezze degli adulti e restituiva ai bambini il diritto di immaginare. Per lui la fiaba era molto più di una storia della buonanotte: era un laboratorio, un cantiere permanente, una palestra per il pensiero. E non a caso, ancora oggi, i suoi consigli parlano ai genitori che si chiedono perché i loro figli chiedano “un’altra favola” come se fosse acqua in pieno deserto.

Frasi di Gianni Rodari sulle fiabe
Foto di Al Soot su Unsplash

Chi era Gianni Rodari

Prima di diventare il mostro sacro della fantasia italiana, Gianni Rodari era un maestro elementare. E come tutti i maestri che si rispettano, aveva un pregio meraviglioso: ascoltava i bambini. Li prendeva sul serio, considerava le loro domande – anche le più assurde – come semi di idee. Da lì nasce il suo stile: semplice, musicale, ma capace di spalancare porte invisibili.

Non era un poeta chiuso nella sua torre: girava le scuole, parlava con educatori, insegnanti, genitori, e soprattutto con i bambini. Da questo contatto diretto è nata la sua convinzione che le storie non sono un lusso, ma un bisogno primario.

Le fiabe secondo Rodari: un’officina creativa, non un rifugio

Gianni Rodari non immaginava le fiabe come mondi zuccherati, pieni di buoni sentimenti e lieto fine obbligatorio. No, per lui erano “attrezzi per pensare”. Lo dice chiaramente nella celebre frase:

Credo che le fiabe, quelle vecchie e quelle nuove, possano contribuire a educare la mente. La fiaba è il luogo di tutte le ipotesi.”

Che significa? Semplice: nelle fiabe tutto può accadere. Un oggetto può parlare, un bambino può diventare gigante, un errore può trasformarsi in magia. La fiaba, insomma, è il luogo dove l’impossibile non è vietato, ma incoraggiato. E questo, per il cervello di un bambino, è una festa.

Dove Rodari ha parlato delle fiabe

Le sue idee migliori le ha raccolte nel suo saggio più famoso, Grammatica della fantasia. Un titolo che sembra una provocazione: davvero la fantasia può avere una grammatica? Sì, per Rodari sì. Non per limitarla, ma per moltiplicarla.

In questo libro racconta giochi linguistici, trucchi narrativi, piccoli esperimenti per generare storie nuove. È il manuale che ogni genitore dovrebbe tenere sul comodino accanto alla lampada per la buonanotte.

Ma ha parlato di fiabe anche nelle sue opere narrative – da Favole al telefono a Filastrocche in cielo e in terra – dove mostra in azione ciò che predica: storie brevi, apparentemente semplici, ma costruite con un’intelligenza chirurgica.

Che cosa ci insegnano le fiabe

Gianni Rodari era convinto che le fiabe servissero a educare la mente perché permettono ai bambini di:

  • provare possibilità: nella fiaba, il bambino può immaginare scenari diversi, cambiare traiettorie, vedere cosa succede “se”;
  • affrontare l’ignoto: il drago non è solo un drago; è tutto quello che fa paura. E addomesticare un drago in una storia è un modo per addomesticare le paure nella vita reale;
  • imparare senza annoiarsi: Rodari era allergico alla noia. Diceva che un’idea utile può essere anche divertente, e che è più facile imparare qualcosa se nel frattempo si ride.

Insomma, per Gianni Rodari la fiaba non era evasione, ma allenamento mentale.

Perché i bambini ci chiedono sempre una favola?

La frase di Gianni Rodari ci aiuta a capirlo: se la fiaba è il luogo di tutte le ipotesi, allora è anche il luogo di tutte le possibilità emotive. I bambini tornano alle fiabe perché lì trovano un mondo in cui:

  • tutto è possibile;
  • le cose difficili si possono affrontare senza rischiare nulla;
  • e soprattutto gli adulti – finalmente! – si fermano, si siedono, e ascoltano.

La fiaba è un ponte: collega la fantasia dei bambini con la presenza degli adulti. E per un bambino, che vive in un mondo complicato e pieno di “no”, quel ponte è preziosissimo.

In pratica: quando ti chiedono “ancora una favola”, non stanno chiedendo solo una storia. Stanno chiedendo un momento insieme, un posto sicuro dove il mondo ha ancora senso, dove possono sperimentare, immaginare, crescere. Rodari lo aveva capito meglio di tutti.

Il superpotere delle fiabe

Gianni Rodari non ha inventato le fiabe, ma ha inventato un modo nuovo di guardarle: come spazi di libertà, piccoli laboratori di felicità e coraggio. La sua lezione è semplice e rivoluzionaria: non smettere mai di raccontare storie ai bambini. E, già che ci siamo, nemmeno a noi stessi. Perché, come direbbe lui, ogni fiaba è un’ipotesi. E ogni ipotesi è un passo verso un mondo un po’ più immaginato, e quindi un po’ più possibile.

Frasi di Gianni Rodari sulle fiabe

  1. Credo che le fiabe, quelle vecchie e quelle nuove, possano contribuire a educare la mente. La fiaba è il luogo di tutte le ipotesi.”
  2. L’immaginazione del bambino, stimolata a inventare parole, applicherà ai suoi strumenti su tutti i tratti dell’esperienza. Le fiabe servono alla matematica come la matematica serve alle fiabe, al fantastico, all’uomo intero.”
  3. Prima di tutto la fiaba è per il bambino uno strumento ideale per trattenere con sé l’adulto.”
  4. ’E dopo?’ domandano i bambini, quando il narratore s’interrompe. Anche a fiaba finita, c’è sempre la possibilità di un ‘dopo’.”
  5. So bene che il futuro non sarà quasi mai bello come una fiaba. Ma non è questo che conta. Intanto bisogna che il bambino faccia provvista di ottimismo e di fiducia, per sfidare la vita. È il valore educativo dell’utopia.”

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