Khalil Gibran, libanese di nascita ma cittadino del mondo, non era solo uno che scriveva poesie strappalacrime da citare nelle bomboniere. Era un filosofo, un artista, uno spirito libero capace di parlare all’anima con parole semplici ma taglienti come coltelli affilati. Il suo capolavoro più noto, Il Profeta, è una raccolta di saggi poetici in forma di discorso, una sorta di Bibbia laica dove ogni parola ha il peso di una montagna e la leggerezza di una piuma. Ed è proprio lì che Gibran ci regala una delle sue riflessioni più potenti: quella sui figli. Una verità universale racchiusa in poche righe che bastano a smontare secoli di genitorialità possessiva.

I figli, secondo Gibran: non sono tuoi, rassegnati
Nel capitolo “Dei figli” de Il Profeta, Gibran parte forte:
“I vostri figli non sono figli vostri. Sono i figli e le figlie della brama che la Vita ha di sé stessa.”
Tradotto: i figli non sono un prolungamento del tuo ego, né la copia 2.0 dei tuoi sogni falliti. Non sono nemmeno il tuo biglietto d’oro per il riscatto sociale o la pensione integrativa. Sono esseri autonomi che ti passano accanto, ma che non ti appartengono.
Gibran ci invita a educare senza incatenare, a guidare senza dirigere, a lasciare spazio invece di occupare tutto il campo.
Facile a dirsi, meno a farsi quando li vedi uscire di casa vestiti come se avessero perso una scommessa o con l’idea di voler fare il tiktoker di professione.
“Insegnerai a volare, ma non voleranno il tuo volo”: il senso della frase più citata
La celebre frase attribuita a Gibran ha una botta filosofica con lo schiaffo educativo incorporato.
Il messaggio è chiaro: il tuo compito è dare strumenti, non imposizioni. È come costruire un aquilone robusto, dargli la spinta giusta, ma poi accettare che vada dove vuole lui. Anche se finisce in un cespuglio.
Non puoi pretendere che tuo figlio diventi medico perché tu volevi esserlo. Non puoi imporgli sogni preconfezionati, anche se pensi siano “per il suo bene”. Perché, parliamoci chiaro, spesso “per il suo bene” è solo un altro modo per dire “per non farmi venire l’ansia”.
Cosa fare (e non fare) con i figli secondo Gibran
Secondo Gibran, un buon genitore è come un arciere: tende l’arco, punta in alto e poi lascia andare la freccia. Non la tiene attaccata con lo spago, non ci mette il GPS per controllare dove va, e soprattutto non le urla contro se non centra il bersaglio che aveva in mente lui.
Quindi, cosa NON fare?
- non usare tuo figlio per rimediare ai tuoi fallimenti;
- non pretendere che pensi, parli, ami e viva come vuoi tu;
- non trattarlo come una proprietà privata (“mio figlio fa quello che dico io!” È un essere umano, non un telecomando).
E cosa FARE?
- ascoltalo. Anche quando dice cose strane;
- accettalo. Anche quando fa scelte che non capisci; anche quando sbaglia, perché è così che si impara a volare.
Gibran oggi: un poeta per genitori con ansia da controllo
In un’epoca in cui i genitori seguono i figli su Instagram, TikTok e pure nella vita reale come detective in borghese, Gibran suona come una sveglia spirituale. Ci ricorda che educare non è possedere, ma accompagnare. Non è tenere stretto, ma imparare a lasciare andare con fiducia.
E se ti senti smarrito, guarda un aquilone. È lì che vola, lontano ma ancora legato a te da un filo invisibile. Non vola come te, non sogna come te… ma è il segno che hai fatto un buon lavoro.
Frasi di Khalil Gibran sui figli
- “I vostri figli non sono figli vostri. Sono i figli e le figlie della brama che la Vita ha di sé stessa.”
- “Essi vengono attraverso di voi ma non da voi, e benché vivano con voi non vi appartengono.”
- “Potete dar loro il vostro amore ma non i vostri pensieri, poiché essi hanno i propri pensieri.”
- “Potete offrire dimora al loro corpo ma non alla loro anima, perché la loro anima abita nella casa del domani, che voi non potete visitare, neppure in sogno.”
- “Potete sforzarvi di essere come loro, ma non cercate di renderli come voi, poiché la vita non procede all’indietro né si attarda con il passato.”
- “Voi siete l’arco dal quale i vostri figli, come frecce vive, sono scoccati in avanti.”
- “L’Arciere vede il bersaglio sul sentiero dell’infinito, e vi tende con forza affinché le sue frecce vadano rapide e lontane.”
- “La vostra inclinazione sia dunque per la gioia nell’esser tesi dalla mano dell’Arciere.”
- “Poiché come egli ama la freccia che vola, così ama anche l’arco che sta saldo.”
- “I figli sono come aquiloni: insegnerai a volare, ma non voleranno il tuo volo. Impareranno a sognare, ma non sogneranno il tuo sogno.”
- “I figli non sono un possesso, ma un dono affidato alla nostra cura.”
- “I vostri figli vivono nel domani e non potete visitarli neppure nei vostri sogni. Siete gli archi e i vostri figli le frecce.”
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