Massimo Recalcati non è solo uno dei più famosi psicoanalisti italiani, ma anche un osservatore della vita e dei meccanismi che ci tengono intrappolati. Nei suoi libri e interventi, spesso parla di “catene”, metafora potente della sicurezza illusoria che ci impedisce di vivere davvero liberi. Ma attenzione: non è un invito a buttare tutto alle ortiche, è una lezione per capire chi e cosa ci limita e come possiamo liberarci senza paura di cadere.

Chi è Massimo Recalcati
Psicoanalista, scrittore e divulgatore, Massimo Recalcati ha portato il linguaggio della psicoanalisi fuori dai laboratori e dai libri specialistici, rendendolo accessibile a chiunque voglia riflettere sulla propria vita. Autore di saggi famosi come Il complesso di Telemaco o La notte e il silenzio, è noto per uno stile diretto, a volte ironico, che mette in luce contraddizioni e verità scomode della natura umana.
Le catene secondo Recalcati
Per Massimo Recalcati, le “catene” non sono solo simboli astratti di limitazioni, ma rappresentano ciò che ci lega: abitudini, dipendenze affettive, ruoli sociali, relazioni che ci proteggono ma ci soffocano. La sua frase più famosa è illuminante:
“Le persone amano le catene più della libertà, perché le catene proteggono, perché la schiavitù annienta la libertà ma garantisce la protezione.”
In altre parole, scegliamo spesso il noto e il sicuro, anche se ci imprigiona, perché la paura del vuoto, dell’ignoto e della responsabilità ci spaventa più della nostra stessa prigione. È la comodità della gabbia dorata: sì, sei intrappolato, ma almeno non devi lottare contro la vita da solo.
La psicologia dietro la scelta della catena
Massimo Recalcati richiama Freud quando parla di questa tendenza umana:
“Freud diceva che gli esseri umani sono assetati di obbedienza. Cerchiamo la bussola infallibile del padrone e più siamo in momenti di disorientamento, di sbandamento, di difficoltà, di disagio, più la spinta a cercare il padrone si identifica.”
In pratica, quando ci sentiamo persi, fragili o confusi, cerchiamo chi ci dica cosa fare, anche a costo di rinunciare alla nostra libertà. Le catene diventano un rifugio, un modo per sentirsi protetti. Ma attenzione: la protezione è solo illusoria.
Perché queste parole ci aiutano a liberarci
Ascoltare Massimo Recalcati può essere come ricevere uno schiaffo amichevole: sì, ci sono persone e situazioni che ci tarpano le ali, ma riconoscerle è il primo passo per spezzare le catene. La frase sulle catene ci insegna che la sicurezza può essere una trappola e che a volte dobbiamo rischiare un po’ di libertà per guadagnare la nostra vita autentica.
Non parliamo di rivoluzioni traumatiche: liberarsi dalle catene può significare dire “no” a chi ci limita, smettere di compiacere tutti o abbandonare relazioni tossiche. È un invito a camminare sulle proprie gambe, senza dimenticare che la libertà richiede coraggio, ma regala una protezione che le catene non possono offrire: la fiducia in se stessi.
Senza catene si è più vivi
Massimo Recalcati ci ricorda che la vita senza catene è spaventosa, ma infinitamente più viva. Le catene proteggono, certo, ma chi vuole volare davvero sa che le ali si rafforzano solo quando smettiamo di indossare il peso della schiavitù comoda. E allora, ogni tanto, spezzale: è l’inizio della vera libertà.
Frasi di Massimo Recalcati sulle catene
- “Le persone amano le catene più della libertà, perché le catene proteggono, perché la schiavitù annienta la libertà ma garantisce la protezione.”
- “Freud diceva che gli esseri umani sono assetati di obbedienza. Cerchiamo la bussola infallibile del padrone e più siamo in momenti di disorientamento, di sbandamento, di difficoltà, di disagio, più la spinta a cercare il padrone si identifica.”
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