Osvaldo Poli non è uno di quei psicologi che ti parlano con tono grave e sguardo da terapeuta zen. No, lui ha il dono raro di dire cose profondissime con la semplicità di chi ha capito che la vita è già abbastanza complicata. Psicologo, psicoterapeuta e autore di libri che fanno riflettere e ridere insieme (tra cui Le mamme che amano troppo, Le sfide della paternità, Mamme e papà separati), Poli ha una missione: insegnarci che nella relazione con i figli serve più leggerezza e meno dramma. La sua idea è chiara: viviamo in un’epoca in cui i genitori vogliono proteggere i figli da tutto – dal dolore, dalla frustrazione, persino dalla noia – ma così facendo li privano di una cosa preziosa: la possibilità di crescere. Ecco perché la “leggerezza”, nel suo linguaggio, non è superficialità, ma un atto d’amore maturo, coraggioso e… autoironico.

Cos’è la leggerezza secondo Osvaldo Poli
Per Osvaldo Poli, la leggerezza è quella virtù che nasce quando smetti di voler essere una madre (o un padre) infallibile e cominci ad accettare la realtà per quella che è: imperfetta, imprevedibile e a volte anche un po’ comica.
“Esiste un codice paterno e un codice materno,” spiega, “due modi diversi di intendere l’amore per i figli.” La madre tende naturalmente alla protezione – “il dolore del figlio ricade come una colpa presso i precordi materni” – mentre il padre, con il suo codice maschile, incoraggia il figlio “a non aver paura di quella quota di dolore che c’è necessariamente nella vita.”
La leggerezza, quindi, è la capacità di equilibrare questi due codici, di non farsi risucchiare dall’ansia materna né irrigidire dal rigore paterno. È un modo per dire: “Ti amo, ma non posso e non voglio risparmiarti ogni scivolone, perché la vita è fatta anche di ginocchia sbucciate e verità che bruciano.”
“Per essere madri ci vuole leggerezza…”: la frase che dovremmo stampare sul frigorifero
“Per essere madri ci vuole leggerezza, e questa ci può essere solo quando si impara ad amare la verità più del figlio.”
Questa frase è una piccola bomba di saggezza. Perché, diciamocelo, spesso amiamo i nostri figli più della verità: evitiamo di dir loro quando sbagliano, li giustifichiamo, li difendiamo anche quando sono indifendibili (“non è colpa sua, è il sistema!”). Ma così li rendiamo fragili, incapaci di affrontare il mondo.
Osvaldo Poli invece ci invita a scegliere la verità, anche quando fa male, anche quando significa dire “no”, anche quando il figlio ti risponde con un “sei cattiva”.
E qui entra in gioco la sua genialità ironica.
Quando il figlio fa il piccolo manipolatore (“la nonna mi vuole più bene di te!”), Poli suggerisce di rispondere con leggerezza e humour:
- “Fatti adottare dalla nonna!”
- “Mamma cattiva? Cerca di non dimenticartelo!”
- “Tutti i miei amici hanno più soldi di me!” – “Cercati degli amici più poveri!”
Risposte spiazzanti, intelligenti, che disinnescano il dramma e rimettono in equilibrio la relazione. Perché, come direbbe Osvaldo Poli, l’ironia è una forma di verità che non ferisce, ma educa.
Ridere insieme ai figli: il superpotere della leggerezza
La leggerezza non è solo un modo per “sopravvivere” ai figli (anche se aiuta parecchio). È un modo per farsi ascoltare. Un genitore che sa ridere, anche di sé, trasmette fiducia e calma. I figli lo percepiscono: non sentono il peso del giudizio, ma la presenza di chi li guida con amore e serenità.
Ridere insieme diventa una palestra emotiva: insegna ai bambini a non prendersi troppo sul serio, a non farsi travolgere dalle emozioni negative e, soprattutto, a riconoscere che la verità – anche quella scomoda – può essere affrontata con il sorriso.
Come direbbe Osvaldo Poli, “le madri che amano la verità più dei figli non rimangono sotto incantesimo.” Ecco, la leggerezza è proprio questo: rompere l’incantesimo dell’ansia, della paura, del “non sono abbastanza” e tornare a essere madri e padri umani, non eroi tragici.
La verità è pesante, ma si porta meglio se la indossi con leggerezza
Osvaldo Poli ci regala un messaggio semplice ma rivoluzionario: non serve essere perfetti per essere buoni genitori, serve essere veri. La leggerezza non è un lusso, è una forma di saggezza. È la capacità di guardare la vita – e i figli – con un sorriso ironico e un cuore saldo.
E se ogni tanto, nel caos domestico, ti senti una madre o un padre sull’orlo di una crisi di nervi… ricordati la risposta di Poli: “Non abbiate sempre paura, siate leggeri.”
Magari, ridendoci sopra insieme ai vostri figli.
Frasi di Osvaldo Poli sulla leggerezza
- “Esiste un codice paterno e un codice materno, ovvero due modi diversi di intendere l’amore per i figli.”
- “L’ispirazione fondamentale del modo di amare materno è la protezione. Il dolore del figlio ricade come una colpa presso i precordi materni, per cui la madre è tutta tesa a prevenire e impedire qualsiasi cosa che gli procuri danno e dolore.”
- “Il codice maschile paterno non protegge sempre e comunque a tutti i costi dal dolore, anzi, il padre è esattamente l’opposto, incoraggia il figlio a non aver paura di quella quota di dolore che c’è necessariamente nella vita.”
- “Le madri che amano la verità più dei figli non rimangono sotto incantesimo e hanno la risposta pronta, che a volte è assolutamente necessaria. Il figlio dice ‘la nonna mi vuole più bene di te”? Rispondete, con leggerezza: ‘fatti adottare dalla nonna!’. Vi dice: ‘mamma cattiva’? Rispondete: ‘cerca di non dimenticartelo’. Vi dice: “tutti gli altri miei amici hanno più soldi di me’? Rispondete: ‘cercati degli amici più poveri’. Insomma, non abbiate sempre paura, siate leggere…”
- “Per essere madri ci vuole leggerezza, e questa ci può essere solo quando si impara ad amare la verità più del figlio.”
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