Paolo Crepet non è uno di quei pedagogisti che ti accarezza i sensi di colpa con frasi morbide e rassicuranti. No. Se c’è qualcosa che proprio non sopporta è il genitore che fa da tappeto rosso al figlio, pronto a stendersi per coprire ogni difficoltà. Psichiatra, sociologo, scrittore e provocatore di professione, Crepet è una delle voci più riconoscibili e controcorrente nel panorama educativo italiano. E lo fa con uno stile che sta a metà tra lo schiaffo pedagogico e l’abbraccio sincero. Vediamo chi è, cosa pensa e perché, secondo lui, è un errore madornale togliere ai figli la fatica.
Paolo Crepet: l’uomo, il personaggio, il terremoto gentile
Classe 1951, torinese, Paolo Crepet ha un curriculum lungo quanto la lista di scuse usate dai genitori moderni per giustificare l’inerzia dei figli. Laureato in medicina e sociologia, ha lavorato per anni nel mondo della psichiatria e ha scritto libri, tenuto conferenze, partecipato a talk show, sempre con lo stesso tono: diretto, tagliente, a tratti spiazzante.
È uno che non la manda a dire. E infatti quando si parla di educazione, spesso la sua opinione è un colpo nello stomaco. Ma è proprio questo che serve: una scossa per svegliare mamme e papà troppo occupati a “salvare” i figli da tutto, perfino dalla loro stessa crescita.
Educare non è proteggere da tutto. Anzi…
Secondo Crepet, oggi si confonde educare con il fare da balia fino ai trent’anni. La sua frase più celebre in tal senso?
“Abbiamo tolto ai figli la fatica. L’idea che ci sia qualcosa di un po’ complicato è diventata una malattia, una roba brutta da evitare.”
Una frase che è una sassata nel vetro sottile delle nuove genitorialità iperprotettive. Ma cosa significa davvero? Crepet non sta dicendo che bisogna rendere la vita dei figli un percorso a ostacoli, ma che la crescita passa anche dal saper affrontare ostacoli, sbagliare, sentirsi in difficoltà. E questo implica un atto rivoluzionario: lasciarli fare da soli.
Togliere la fatica significa togliere anche la soddisfazione di avercela fatta. Ed è così che crescono adulti insicuri, pigri, incapaci di prendersi responsabilità. Altro che “poverino, non ce la fa”, dice Crepet: ce la fa eccome, se glielo permetti.
Genitori spazzaneve
Una delle immagini più potenti di Crepet è quella dei genitori spazzaneve, quelli che tolgono ogni cunetta, ogni curva, ogni piccolo rischio dal cammino dei figli:
“Dove volete che vadano i figli col paracadute sempre sopra e noi genitori spazzaneve? Per l’amor di Dio, non ci deve essere una cunetta…”
Questa frase è perfetta per fotografare la realtà di molti ragazzi di oggi: protetti, pianificati, accompagnati in tutto. Il risultato? Una generazione che non conosce la frustrazione, la fatica, la noia… e quindi non conosce nemmeno la soddisfazione, l’autonomia, la resilienza.
Crepet è netto: non si educa per evitare i dolori, ma per imparare a gestirli.
L’adolescenza non è deodorante, è tempesta
E poi c’è l’adolescenza, quella fase complicata e meravigliosa in cui i ragazzi vogliono volare, ma noi li tratteniamo col guinzaglio invisibile del controllo. Ma per Crepet, l’adolescente ha bisogno di sbattere le ali e anche un po’ la testa.
“L’adolescenza è anche trasgressione e se lo avete scordato, la trasgressione è fare una cosa che gli altri non sanno.”
Insomma, se tuo figlio vuole andare in treno da solo o passare la notte a guardare le stelle invece che studiare geometria, magari sta cercando sé stesso. E non sta male, sta crescendo. E anche quando vuole fuggire di casa, non è detto che sia per odio verso mamma e papà:
“Si può studiare, fare, lottare per la propria vita, prendere il primo treno che ti porta via da casa… non perché non vuoi bene a papà e mamma, ma perché vuoi anche bene a te stesso.”
Noia, sì. Compiti, anche. Docce… un po’ meno
Crepet dice anche che i figli oggi sono annoiati. Ma non perché il mondo è noioso. Sono annoiati perché tutto è già fatto, già deciso, già sterilizzato. Dice:
“Per alcuni figli la vita è una noia totale, ma per i genitori è perfetto così, l’importante è che stiano a casa.”
E poi si lamentano se non studiano o se fanno la doccia solo quando minacciati. Ma chi gliel’ha insegnata, questa passività? Chi ha detto sì a tutto? Noi.
“Se a 20 anni gli hai detto un miliardo e mezzo di sì, come fai poi a dirgli di no?”
I voti? Stress. I padri? Peggio delle madri
Un altro bersaglio di Crepet è il sistema scolastico basato sui voti, che secondo lui sono: “Un elemento di stress terrificante, ingiusto.”
Non formano, spaventano. Non incoraggiano, etichettano. Ma anche qui la soluzione non è “non fate studiare i figli”, ma insegnare a studiare per passione, non per paura del 5.
E poi… sì, Crepet ce l’ha anche un po’ con i padri. Le madri almeno ci provano. I padri spesso no:
“Io non ce l’ho con le mamme perché poi ho conosciuto i papà: sono molto peggio.”
Educare con amore, sì. Ma anche con fermezza
In un mondo in cui molti genitori vogliono essere “amici” dei figli, Crepet ci ricorda che essere genitori è un ruolo, non un selfie su Instagram. E che per educare bisogna accettare anche di essere impopolari.
L’educazione, per Crepet, è un atto d’amore coraggioso, fatto di no detti col cuore, di libertà con regole, di fiducia e responsabilità. Non si tratta di abbandonare i figli, ma di non soffocarli con le nostre paure. In fondo, come dice lui:
“Tutto quello che è comodo è stupido.”
Quindi, cari genitori, se volete bene ai vostri figli, fate una cosa: lasciateli sbagliare. E magari, ogni tanto, spegnete il GPS.
Frasi di Paolo Crepet sull’educazione dei figli
- “L’adolescenza è anche trasgressione e se lo avete scordato, la trasgressione è fare una cosa che gli altri non sanno.”
- “Il voto è un elemento di stress terrificante, ingiusto.”
- “Abbiamo tolto la fatica, l’idea che ci sia qualche cosa di un po’ complicato è una cosa è diventata una roba brutta da evitare.”
- “Tutto quello che è comodo è stupido.”
- “Si può studiare, fare, lottare per la propria vita, prendere il primo treno che ti porta via da casa perché non se ne può più. non perché non vuoi bene a papà a mamma, ma perché vuoi anche bene a te stesso.”
- “I figli adolescenti vogliono una loro vita, vogliono le loro esperienze, le loro emozioni, e non qualcuno che conta quante volte hanno fatto la doccia.”
- “Io non ce l’ho con le mamme perché poi ho conosciuto i papà: sono molto peggio.”
- “Dove volete che vadano i figli col paracadute sempre sopra noi genitori spazzaneve? Per l’amor di Dio, non ci deve essere una cunetta… non ci deve essere una curva…“
- “Per alcuni figli la vita è una noia totale, ma per i genitori è perfetto così, l’importante è che stiano a casa.”
- “Se a 20 anni gli hai detto un miliardo e mezzo di sì, come fai poi a dirgli di no?“
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