Frasi di Paolo Giordano sulla solitudine, la persona che ami tornerà a credere in qualcosa e non si sentirà più sola

C’è chi, quando si sente solo, si butta sulla Nutella. E poi c’è Paolo Giordano, che invece ci ha scritto un libro. Anzi, più di uno. Con uno stile raffinato ma mai noioso, questo scrittore torinese – che è anche fisico teorico, tanto per non farsi mancare nulla – ha saputo trasformare la solitudine in letteratura, poesia e perfino in un concetto quasi… scientifico. Non la dipinge come una moda da social, ma come una condizione umana con cui fare i conti. E magari, con un po’ di coraggio, da cui tornare a galla.

Frasi di Paolo Giordano sulla solitudine

Chi è Paolo Giordano

Nato a Torino nel 1982, Paolo Giordano è uno di quegli autori che ti spiazzano: uno pensa di trovare il solito intellettuale da salotto, e invece ti ritrovi davanti uno che sa parlare di matematica e sentimenti con la stessa naturalezza. Il suo esordio, La solitudine dei numeri primi (2008), ha venduto milioni di copie ed è diventato anche un film. In quello stesso libro, ha fatto capire a un’intera generazione che sentirsi fuori posto non è un difetto: è, semplicemente, un modo d’essere.

La solitudine secondo Paolo Giordano: più che uno stato, una forma

Paolo Giordano non parla della solitudine come un buco nero, ma come una geometria personale, un sistema di orbite che a volte si avvicinano, a volte si allontanano. Come i numeri primi gemelli – vicini ma che non si toccano mai – i suoi personaggi vivono distanze invisibili, silenzi pesanti come macigni, e la consapevolezza che non basta essere in due per non sentirsi soli.

Per lui, la solitudine è anche un modo per conoscersi, per scavare dentro, ma può diventare una prigione se ci si chiude troppo. E spesso ci si finisce dentro per troppa sensibilità, non per difetto.

La solitudine di chi ha creduto troppo

Non esiste al mondo una solitudine più profonda di quella di chi ha creduto e poi ha smesso di farlo

Questa frase, tratta dal romanzo Divorare il cielo (2018), è una coltellata gentile: fa male, ma serve. Perché dice una verità cruda che tutti abbiamo vissuto almeno una volta. Perdere la fede – non solo religiosa, ma quella negli altri, nell’amore, nelle possibilità, in se stessi ti isola. È come se crollasse un ponte che prima ti collegava al mondo.

Quella solitudine è particolare: non è assenza di compagnia, ma mancanza di un senso. E quando perdi il senso, puoi essere circondato da gente e sentirti comunque perso come un telecomando sotto il divano.

Come può questa frase aiutarci a essere meno soli?

Semplice. Ci ricorda che chi ha smesso di credere non ha bisogno di una lezione di filosofia, ma di una carezza, di una pizza calda, di una presenza vera. È una chiamata all’empatia: se qualcuno intorno a noi è diventato cinico, distante, chiuso, forse è perché aveva creduto in qualcosa (o in qualcuno)… e ci ha sbattuto il muso.

Allora, più che forzarlo a “vedere il bicchiere mezzo pieno”, forse dovremmo sederci accanto, senza giudicare, e dire: “Guarda che anche a me ogni tanto si svuota il bicchiere. Però possiamo riempirlo insieme, un po’ per uno.”

In fondo, ridare fede a qualcuno significa fargli sentire che può ancora fidarsi. Di noi, del mondo, del fatto che anche dopo una sconfitta c’è un’altra partita da giocare.

La solitudine non si cura con frasi fatte, ma con gesti veri

Paolo Giordano non ci dà soluzioni facili. Ma ci aiuta a guardare in faccia la solitudine, a capire che è una parte di noi, non un nemico. E che se qualcuno che amiamo si sta chiudendo, dobbiamo tendere la mano, senza pretendere. Perché anche i numeri primi, nella loro stranezza, hanno bisogno di sentirsi parte di un insieme. E noi pure.

Frasi di Paolo Giordano sulla solitudine

  1. I numeri primi sono divisibili soltanto per 1 e per se stessi. Sono numeri sospettosi e solitari.”
  2. Perché lei e Mattia erano uniti da un filo elastico e invisibile, erano due che avevano riconosciuto la propria solitudine l’uno nell’altra.”
  3. Anche questa volta non sarebbe arrivato nessuno. Ma lei non stava più aspettando.”
  4. Vagava per l’appartamento silenzioso come il fantasma di se stessa, inseguendo senza fretta la propria lucidità.”
  5. Sentirsi speciali è la peggiore delle gabbie che uno possa costruirsi.”
  6. Non esiste al mondo una solitudine più profonda di quella di chi ha creduto e poi ha smesso di farlo.”
  7. Come se nel cuore di ognuno ci fosse spazio per una persona e basta.”
  8. Si sentiva come se non avesse un passato. Era stanca, di quella stanchezza che sa dare solo il vuoto.”
  9. Qualcosa si spense dentro di lui, come un ultimo tizzone rimasto vivo troppo a lungo sotto la cenere.”

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