Roberto Vecchioni non è solo un cantautore: è un professore, un narratore di vita, uno che ha fatto della lingua e delle emozioni un laboratorio permanente. Tra i tanti temi che affronta, ce n’è uno che ritorna sempre, come un ospite indesiderato ma inevitabile: il dolore. Lui non lo racconta come un mostro da combattere a spada tratta, ma come un maestro scocciato che ti suona alla porta senza preavviso. E il bello – o il brutto, a seconda dei giorni – è che ci insegna a non scappare, ma a capire come conviverci.
Il dolore secondo Vecchioni: non un nemico, ma un maestro
Roberto Vecchioni non edulcora mai la vita. Non è il tipo da poster motivazionale con tramonti rosa shocking. Per lui il dolore è un insegnante severo:
“È il dolore che ti insegna le cose: come evitarlo, come sopportarlo, come tenerlo affianco e non farti incantare dai suoi occhi.”
Tradotto: il dolore non è solo lacrime e notti insonni, ma una palestra emotiva. Ti allena alla resistenza, ti ricorda che sei vivo e che le cicatrici non sono tatuaggi da nascondere, ma medaglie da portare in giro.
Imparare a fottere il dolore (senza rimorsi)
Uno dei passaggi più taglienti della sua filosofia sta in un’altra frase:
“Devi imparare ad incantare tu, il dolore, perché è ovvio che nella vita ne avremo tanti di dolori, ma dobbiamo impegnarci a capire come si può fottere!”
Vecchioni non invita a negare il dolore, ma a ribaltare i ruoli. Non lasciarsi incantare, ma diventare noi quelli che lo ipnotizzano. Come? Con la cultura, con l’amore, con la musica, con tutto ciò che ci rende più grandi del nostro stesso male. È un invito a non farsi fregare dalla sofferenza, ma a fregarsene un po’ di lei quando prova a dominarti.
Il cuore che si allarga invece di rompersi
C’è un’altra immagine bellissima che Roberto Vecchioni ci regala:
“Nessuno se ne va. Il cuore è una cosa stranissima: più cose gli metti dentro e più si allarga, non ha mai un confine.”
Qui entra l’uomo, non solo il cantautore. Perché dietro la filosofia del dolore c’è anche un’idea di amore infinito: quello che sopravvive alle perdite, che si nutre dei ricordi e non si restringe mai. Il dolore, allora, non cancella: amplia. Ti obbliga a fare spazio, anche quando credi che non ce ne sia.
Perché ci serve ascoltarlo oggi
La frase “È il dolore che ti insegna le cose” è un manuale di sopravvivenza in una riga. Serve a ricordarci che non possiamo evitare le batoste, ma possiamo decidere come reagire. E soprattutto, ci dà una bussola per aiutare chi amiamo: non dire “andrà tutto bene” (che suona spesso come una presa in giro), ma “ti sono accanto mentre impari a tenere questo dolore per mano senza lasciargli la guida del volante.”
Vecchioni ci dice, in fondo, che il dolore non è la fine della storia: è l’inizio di una nuova grammatica emotiva. Se impariamo a leggerla, possiamo diventare meno fragili e più veri.
Il dolore ci sarà sempre, ma devi imparare a fotterlo
Roberto Vecchioni non ci consola, non ci offre zuccherini per mascherare l’amaro. Ci guarda dritto negli occhi e ci dice: “Il dolore ci sarà, sempre. Ma tu puoi imparare a fotterlo.” Ed è forse la lezione più onesta che possiamo regalare a noi stessi e a chi amiamo: non un mondo senza dolore, ma un modo nuovo per attraversarlo senza lasciarsi distruggere.
Frasi di Roberto Vecchioni sul dolore
- “È il dolore che ti insegna le cose: come evitarlo, come sopportarlo, come tenerlo affianco e non farti incantare dai suoi occhi.”
- “Devi imparare ad incantare tu, il dolore, perché è ovvio che nella vita ne avremo tanti di dolori, ma dobbiamo impegnarci a capire come si può fottere!”
- “Nessuno se ne va. Il cuore è una cosa stranissima: più cose gli metti dentro e più si allarga, non ha mai un confine.”
Leggi altre frasi celebri di Roberto Vecchioni e le frasi celebri sul dolore